venerdì 19 Luglio 2024

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Quale altro popolo ha mai provato a festeggiare la propria sconfitta?

L’etica del 25 aprile è quella puttanesca del tradimento – già collaudata l’8 settembre e ancor prima a 1 Guerra Mondiale in corso. Perciò l’orgia omicida venticinqueaprilina, orgia di sangue nobile, quello nazifascista, e orgia di sesso, con le mignotte che si offrivano ai “liberatori” per un tozzo di pane, è l’estremo momento di viltà, decadenza, sottomissione, opportunismo, indecenza della neonata repubblica italiana. È il marchio a fuoco

che ancora oggi ci caratterizza agli occhi stranieri che percepiscono l’italiano pagliaccio e cantante, da non prendere sul serio se non quando indossa coppola e lupara (e neppure tanto, se pensiamo che gli americani hanno girato un serial prendendo per culo le paranoie di un boss mafioso).

Questo strombazzare liberazioni varie che ogni anno si ripete è patetico non tanto per le feste dei vincitori – scontate – e neppure per l’irrisoria portata militare che ebbe la resistenza nelle vicende belliche. Mai si è visto un paese che festeggia la propria, più catastrofica, sconfitta bellica. Comprendo un Napolitano – sappiamo da dove viene- ma come definire il codazzo di eunuchi, ex irriducibili (?) camerati (?) che si affannano a legittimare da destra (?) questa data infausta.

Le colline che sovrastano Gorizia, dove il fante Mussolini fu ferito e dove tanti giovani italiani si dissanguarono, il 25 aprile le regalò alla repubblica Jugoslava, oggi Slovenia. Lassù, un tricolore commemorativo dura appena 5 minuti, mani ostili provvedono a farlo sparire non appena si va via.

Ecco il 25 aprile.

Salvatore Puleo

 

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