venerdì 19 Luglio 2024

Europa e/o Occidente

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Senza i criteri giusti si perdono la bussola e, con essa, il senno

Da tempo in un certo ambiente, detto identitario, si è preso ad opporre Europa e Occidente.
Parzialmente ci può stare. Ci sta se si considera che Occidente è luogo di tramonto e non di alba dorata; che è un punto non centrale mentre l’Europa va intesa come centro; che è in gran parte americanizzato, ovvero intriso di disfunzione appendicolare.
Ci sta, ma solo se si tiene conto che l’elemento occidentale fa parte integrante dell’Europa. Così come hanno perfettamente spiegato menti e spiriti illustri, tra cui Friedrich Nietzsche, Adriano Romualdi, Dominique Venner.
Perché sia la storia, sia il pensiero, sia la metafisica, sia l’antropologia, sia la struttura del mondo ario si differenziano di parecchio, per indole, per estetica, per concezione, per esistenza, dagli orientali e meridionali.
Insomma la grande partita è fra l’Occidente inteso come disfunzione decadente che soffoca l’Europa e l’Europa rigenerata che assume le sue caratteristiche occidentali, staccandosi da quelle disfunzionali di oltre Atlantico.

Se non si hanno le idee chiare, se ci si abbandona a scorciatoie concettuali che non portano a niente, si sbaglia tutto.
Non sta scritto da nessuna parte che l’Occidente debba essere dominato dalla disfunzione americana, sicché chi, per opporsi all’Occidente, fa l’anti-europeo commette un errore imperdonabile. Anche quando si parla di “questa” Europa, non è concesso non metterla al centro delle proprie scelte, pur operando per rivoluzionarla.
Né è vero che se la gestione principale del sistema mondiale è ancora occidentale, il problema sia l’Occidente malvagio che opprime una sorta di saggi “russeauiani” portatori di virtù minacciate.
Perché, francamente, se ne trovano poche e tutti i presunti modelli alternativi che formerebbero questo vagheggiato “multipolarismo” fanno piuttosto senso, con eccezioni proprio quelli a noi più vicini, come il giapponese e parte di quello indiano.

Se partiamo dall’assunto fondamentale che Civiltà è il Cosmos che si libera dal Caos primordiale, ovvero se ci rifacciamo al Ciclo Eroico che ha liberato lo sprito Olimpico e la Virilità dalla castrazione ctonia e dalla cappa uniforme, dall’odio per la forma e la libertà, noi dobbiamo poggiare sull’asse che ha prodotto la nostra civiltà con tutte le sue caratteristiche che vanno dalla trifunzionalità alla vocazione estetica e architetturale che non cede all’astrattismo. Sull’idea di Polis e di Imperium e sulle specificità ben delineate dai futuristi in Arte, Eros e Guerra.
Va rifiutato tutto quello che conduce a uniformità, a schiavitù, a inorganicità e a implosione: ovvero l’individualismo atomizzato che è al tempo stesso causa ed effetto del collettivismo antigerarchico: l’essenza comunista del capitalismo.
Né si può risolvere la questione dicendo che il cancro è qui o è figlio di qui. Non è vero, il problema è il nostro letargo europeo: i difetti del sistema occidentale di oggi sono comuni a tutti e non va dimenticato che, nella continua contaminazione storica, il peggio dell’occidentalismo ha non poca componente d’Asia Minore. Paradossalmente, nel rifarsi centro, l’Europa deve recuperare alcune sue componenti occidentali riequilibrando il rapporto con quelle ereditate da Sud-Est.

Hic Rhodus hic salta

Il problema è qui, ma non il problema degli altri, il nostro. Qui dobbiamo operare: Hic et Nunc.
Sbagliatissimo è insistere nella ricerca – anti-aria – di un Male Assoluto e definirsi per negazione.
Quand’anche ci si fossilizzasse sulla sola America e si decidesse, con un procedimento mentale che un po’ necessita di essere curato, che noi saremo solo una volta rimossi gli americani e non viceversa, questa semplificazione anche accettabile pur se inesatta, operata con la logica binaria e con la demenza isterica degli emarginati in ritardo sui tempi, porta immediatamente all’esaltazione di modelli esotici.
I quali sono altrettanto decadenti, se non di più, di quelli occidentali. I quali sono altrettanto malvagi e prepotenti se non di più, di quelli occidentali, ma con maggior rozzezza, minor cura, quasi sempre portatori di minor capacità e vivibilità e di maggior massificazione e schiavitù.

L’imbecillità – non trovo altri termini per definirla – nel porsi in modo binario contro il presunto Male Assoluto, che poi è inteso essere tra di noi, comporta il tifo per suoi nemici (spesso immaginari o parolai, ché sono tutti interconnessi) e induce a spegnere il cervello e tacitare la coscienza.
È così che si finisce col giustificare la macelleria russa, il suo reiterare impotente di un imperialismo brutale, sciocco, menzognero e cieco quanto mai, fino al tradire in noi il senso di giustizia e di appartenenza e le stesse prerogative, così europee, dello spirito della Cavalleria.
È così che – in nome delle differenze culturali e del rifiuto dell’imposizione del modello occidentale – si arriva non a tollerare ma addirittura ad esaltare culture che impiccano o decapitano per delitti sessuali (etero come omo) e impongono alle donne quelli che, non per un occidentale o per un occidentalista, ma per un sano indoeuropeo, sono costumi e pratiche inaccettabili.
D’accordo: non pretenderemo che si tolgano il burka o il velo: se non ci riescono il problema è loro. E poi? L’infibulazione è una pratica che, se accogliamo il relativismo culturale, dovremmo accettare. Così come la schiavitù cui noi mettemmo fine – nel Ventesimo Secolo! – nel Corno d’Africa.
Vada pure, ma solo entro alcuni limiti,  la non imposizione dei nostri costumi altrove: non dimenticandoci però che esistono culture che affogano le neonate o seppelliscono vivo un gemello, o che, ai confini stessi dell’Europa praticano il cannibalismo (negli ultimi trent’anni i giornali hanno riportato almeno sette casi dalle parti dove scondo alcuni deliranti si difenderebbe oggi la Tradizione).
Va bene tutto, ma che per la nostra incapacità di assumere noi stessi, si debba iniziare a tifare per modelli esotici che sono vicini all’informe ctonio, espressioni di un Cronos che divora i figli, e sono lontanissimi dall’Olimpo, proprio no!
Europa o dissoluzione! Dunque Europa.

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