venerdì 19 Luglio 2024

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Il libro di La Ferla che restituisce autenticità ai nazionalrivoluzionari degli anni sessanta continua a far notizia

     Benicio Del Toro, nel film di Steven Sodebergh, è la sua ultima reincarnazione, ennesima conferma della modernità di un mito, quello del Che (Michiko Kakutani sul New York Times ha invece esaltato l’ attualità della foto scattata al Che da Korda definendola “con la stessa forza del sorriso di Monna Lisa”). Del guerrigliero argentino è stato detto tutto: infanzia, giovinezza, famiglia, amici, studi, passioni sportive, impegno politico, vita, morte e miracoli. Ma anche i miti nascondono “zone d’ombra”. Mario La Ferla (dopo avere svelato la Compagna Marilyn) propone ora un’ altra tesi destinata a far discutere: quella dell’ innamoramento della destra per il Che, quello dei “giovani nazionalrivoluzionari, i fascisti rossi, che amavano il Che ancor prima della sua morte” e per i quali è diventato mito e simbolo a partire dal Sessantotto” (L’ altro Che, Stampa alternativa, pp. 216, Euro 14). Insomma, il Che trasformato in un mito bipartisan. Un’ idea che, lo dice già lo stesso La Ferla, “non piacerà certo a tutti”.

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