giovedì 18 Luglio 2024

Fermiamoli prina che sia troppo tardi

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Predicano odio e aizzano alla morte. Li possiamo bloccare. Magari scrivendo così

Questa mail è stata inviata alla redazione di una radio dalla quale si è demonizzata qualsiasi partecipazione emotiva con le giovani vittime di Atene.
Attende risposta che non ci sarà finché sarà una mail isolata
Leggete la lettera e scrivete anche voi aualcosa del genere: devono sentire che la gente indignata è molta.
Prenderli sottogamba sarebbe criminale. 
Sono vigliacchi, la pressione non la reggono.

Per scrivere: http://www.teleradiostereo.it/contatti.php

Spettabile redazione
 
sono un’ascoltatrice assidua della vostra radio e tifosa della Roma.
Ieri, domenica 3 novembre,alle 19,30 circa, sono rimasta di sasso quando l’opinionista sportivo Federico Nisi ha sostenuto che la sconfitta della Lazio è ben meritata perché in curva era stato esposto uno striscione per ricordare i ragazzi greci assassinati venerdì scorso ad Atene.
“Ben gli sta” – ha sentenziato Nisi – “perché i ragazzi erano neonazisti”.
Ho qualche primavera sulle spalle e ricordo come se fosse ieri gli applausi per la morte, dopo oltre quaranta giorni di agonia, del diciottenne Sergio Ramelli massacrato di botte ma degno di morire perché le sue idee non piacevano ai Nisi di allora.
Rammento ancora i giovani fratelli Mattei, uno addirittura un bambino, bruciati vivi perché  le idee della famiglia erano state definite inaccettabili da qualcuno.
E ricordo i tentativi ignobili di depistaggio dalla verità con vergognose teorie di faide interne. E  il sostegno agli assassini da parte di uomini di spettacolo e di intellettuali, molti dei quali avevano precedentemente firmato un documento di appello alla lotta armata.
Fortunatamente ho anche migliori ricordi.
Quello del capo brigatista rosso Valerio Morucci che diede una conferenza stampa chiedendo a tutti di lasciarsi alle spalle odi e rancori e che disse :“ci siamo lasciati avvelenare da un pregiudizio per il quale chi non è uguale a noi, chi è opposto a noi, non ha dignità umana e merita di morire”.
Lo stesso concetto venne espresso su Rai Utile da Sergio D’Elia, altro ex-terrorista rosso di Prima Linea, poi politico Radicale ed eletto al Consiglio di Stato durante l’ultimo governo Prodi.
Mai più – dicevano loro che sapevano bene di cosa parlassero – mai più la demonizzazione di chi non la pensa come noi. Mai più la disumanizzazione dell’avversario. Mai più anni di piombo.
Speravo di essere approdata ad un’epoca più matura che avesse metabolizzato tutto quel sangue versato.
Poi arriva un opinionista sportivo che con la più irresponsabile mancanza di sensibilità umana si permette di demonizzare chi ricorda dei ventenni assassinati. Perché evidentemente per lui, che non è cresciuto, un ventenne può essere assassinato se le idee che professa (o che il Nisi immagina che professi) sono da utermenschen.
Come hanno spiegato Morucci, D’Elia e molti altri ancora, non ci sarebbe stata quella lunga scia di sangue se i più turbolenti non si fossero sentiti incoraggiati da quelli che ragionavano come il Nisi.
Ma non m’illudo che costui se ne renda conto.
Mi rivolgo ad una redazione spettabile non tanto per chiedere che questa persona sia rimossa dall’incarico – come sarebbe giustissimo  – perché non mi piace chiedere il licenziamento di nessuno.
Auspico però che chieda pubblicamente scusa dell’apologia di reato che ha pubblicamente compiuto e in particolare visto che, per il ruolo che riveste e per il particolare pathos delle nostre speciali folle romaniste, il suo sentenziare a vanvera è particolarmente pericoloso.
Perché quando si ragiona così il pericolo è immenso. E lo sappiamo fin troppo bene.
 
Fiorella Petrini
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