giovedì 18 Luglio 2024

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Tutte le gaffes della proterva Fornero

Dalle lacrime in conferenza stampa all’intervista al Wall Street Journal. In sette mesi da ministro il titolare del Lavoro, Elsa Fornero, più volte con le sue parole ha innescato commenti, repliche, dibattiti. Presa di mira anche dalla satira, nel bersaglio anche delle caricature in tv (lei stessa a un convegno ha precisato: “Mi dicono maestrina, o anche professorina, sono professore all’Università di Torino”) Elsa Fornero spesso ha acceso vivaci discussioni. L’ultima per la frase al Wall Street Journal, in rotta di collisione con la Costituzione, sul posto di lavoro che “non è un diritto”.
A dicembre la riforma, dura, delle pensioni: in una affollata conferenza stampa il ministro non riesce a finire la parola “sacrificio”, si interrompe con un nodo alla gola ed un accenno di pianto: una istantanea di umanità, in contrasto con una immagine di freddezza, che le resta incollata addosso come un marchio indelebile.
Nel lungo e acceso dibattito sulla riforma del lavoro è una parola stonata, rispondendo sul tema delle risorse da quantificare per il nuovo sistema di ammortizzatori sociali, ad alzare un polverone: fin quando il sindacato resta in trincea sul no “perché dovremmo mettere una paccata di miliardi?”.
Acceso anche il dibattito sui giovani. Che “sanno troppo poco. Non conoscono le lingue, l’italiano compreso e neanche i rudimenti della matematica. Non sanno fare di conto”.
Fino ad entrare nel dibattito sul posto fisso; “vuol dire fare promesse facili, dare illusioni”. In linea con il tema, alza un vero polverone il viceministro del Lavoro, Michel Martone, quando dice che “laurearsi dopo i 28 anni è da sfigati”.
Sulla riforma del lavoro è il nodo dell’articolo 18 a far alzare puntualmente barricate, a partire dal “non ci sono totem” sottolineato da Elsa Fornero già nella sua prima volta intervista sull’argomento. Sul problema dei cosiddetti esodati é il nodo delle cifre, e la contraddizione tra dati diversi, a scatenare polemiche per la mancanza di chiarezza sul numero di persone effettivamente coinvolte. Altro tema caldo la “possibilità di licenziare” anche nella pubblica amministrazione; con la secca replica della Cgil: “Non ha chiaro il titolo del suo ministero: è a capo del dicastero del Lavoro, non di quello dei licenziamenti”.

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