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Finché non invertiremo i ruoli

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Terza età in Tunisia per sopravvivere con la pensione

Più di diecimila cittadini dell’Unione Europea nel 2004 (ultimo censimento) vivevano stabilmente in Tunisia. Un numero certamente inferiore alla realtà odierna, in quanto sono molti i pensionati – in particolare italiani, francesi, belgi, svizzeri, tedeschi – che hanno scelto e scelgono di viverci stabilmente e quasi tutti in località turistiche costiere di prestigio, come Hammamet, Nabeul, Sousse, Djerba, Mahdia. Molti investono parte dei loro risparmi in acquisti di terreno o abitazioni; molti altri risiedono in case private o in alberghi. Il tutto favorito dai costi relativamente bassi e comunque accessibili, anche per via del cambio favorevole dell’euro. Ma la Tunisia, attenta a questo nuovo tipo di interesse non solo turistico, ha stabilito per i pensionati una serie di norme di indubbio (per loro) interesse di carattere fiscale: esenzione dalla doppia imposizione (possono, cioè, scegliere se pagare le tasse qui o nei loro Paesi); meglio ancora, godono dell’ esenzione fiscale sull’80% della loro pensione. E dal mese di luglio dello scorso anno vige la franchigia doganale quasi totale, per gli stranieri residenti, sui beni materiali importati quali, ad esempio, autovetture, barche da diporto, mobilio od altro. E per chi acquista un bene immobile le spese notarili sono dell’uno per cento, contro il sei per cento richiesto ai cittadini tunisini. Tutti incentivi che, assommati al dolce clima mediterraneo, alla sicurezza e a un costo della vita decisamente inferiore a quello di qualsiasi altro Paese europeo, giocano a favore della Tunisia. Il discorso sul costo della vita e’ di indubbio interesse e le cifre parlano chiaro: una pensione mensile di 1.500 euro equivale a 2.800/2.900 dinari. Una cifra di assoluto riguardo da queste parti, dove un medico (nel settore pubblico) guadagna mensilmente 1.000 dinari, un infermiere dello stesso settore 500. Il mensile di un insegnante di scuola superiore varia tra i 1.100 e i 2.000 dinari, di un istituto secondario tra 700 e 900 dinari, di un magistrato (giudice) tra 1.300 e 2.000 dinari, quello di un giornalista oscilla tra i 400 e 1.000 dinari (1.100/1.200 per un caporedattore), di un agente di polizia tra i 350 e i 400 dinari. Più consistenti le remunerazioni per i dirigenti di piccole e medie imprese private (1.500/5000 dinari) e di quelle pubbliche (2.000/3.000 dinari). Come si vede, la pensione di 1.500 euro (il cambio in rapporto al dinaro è di 1,833 circa) è di indubbio valore. Anche perchè, citiamo alcuni esempi, un litro di benzina verde costa 1,750 dinari; una baguette da 180 grammi costa 100 millesimi di dinaro; un litro di latte un dinaro; un chilo di fesa di tacchino 7,5 dinari; un chilo di filetto 16 dinari; un chilo di spigole o di orate 25 dinari; un chilo di frutta di prima qualità tra i 2 e i 4 dinari. Argomenti di non secondario interesse, che consentono al pensionato medio europeo di vivere tranquillamente in relativa agiatezza. Il tutto a meno di un’ora di aereo da Roma. 

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