Domenica 17 maggio, su iniziativa della Fondazione RSI – Istituto Storico di Terranuova Bracciolini (AR) e del Centro Studi Militari RSI di Latina, è stato donato al Campo della Memoria di Nettunia un ciliegio, offerto per l’occasione da Paolo Felci di Velletri.
All’iniziativa hanno assistito una delegazione ufficiale de La Destra guidata dal Cav. Uff. Maurizio Brugiatelli e una delegazione ufficiale della Fiamma Tricolore con a capo il Cav. Uff. Bruno Sacchi.
Presenti anche alcune giovani e giovanissime ragazze nettunesi che hanno partecipato ai piccoli lavori per la piantumazione del ciliegio, al termine dei quali il poeta legionario Sacchi ha recitato una poesia di consacrazione dell’arbusto:
«Possa questo albero / affondare le radici / in questo sacro suolo / dove riposano i corpi / dei combattenti dell’onore, / trarre da esso linfa / e dare frutti, essenza stessa / dell’anima e dello spirito / di tutti coloro che / hanno dato la propria vita / per la libertà, la modernità / della nostra Patria, l’Italia».
Al termine della recitazione, i presenti si sono stretti intorno al ciliegio nel saluto di Roma.
«Questa iniziativa ha un alto valore spirituale e politico – ha dichiarato Pietro Cappellari, ricercatore della Fondazione RSI – e richiama antiche tradizioni che qui al Campo della Memoria sono ancora rispettate. Il lavoro di piantumazione del piccolo arbusto di ciliegio ha coinvolto tutti i partecipanti all’iniziativa. Questa volontaria partecipazione al lavoro collettivo, altro non è che la riproposizione dei dettami di Corneliu Zelea Codreanu, Capitano della Guardia di Ferro romena, riguardo al “lavoro legionario”. Importante è stata anche la partecipazione delle giovanissime ragazze nettunesi. Loro, in un certo senso, sono l’Idea che si fa realtà, che prende forma nella persona umana e si fa azione, un’azione necessariamente proiettata al futuro. Anche il mese scelto per questa iniziativa è un mese “particolare”. Il mese di maggio è legato alla storia d’Italia da importanti eventi: il 29 maggio 1875 nacque il grande filosofo italiano Giovanni Gentile; il 22 maggio 1902 nacque l’eroe nazionale Ettore Muti; il 24 maggio 1915 l’Italia entrò nella Prima Guerra Mondiale; il 9 maggio 1936 venne proclamato l’Impero;. Il fulcro su cui si basa la cerimonia è il ciliegio. Nella tradizione orientale, giapponese in particolare, il ciliegio è l’albero sacro dei guerrieri. Si narra che un Imperatore del Sol Levante, ordinò di piantare queste particolari piante nei luoghi ove erano sepolti i samurai. Da quel giorno, i fiori bianchi dei ciliegi divennero rosa, i frutti rossi, poiché si erano nutriti del sangue di quei meravigliosi fedeli guerrieri. La sacralità di questo albero è dimostrata anche dal fatto che i samurai, che seguendo il loro codice d’onore decidevano di effettuare il seppuku, erano soliti effettuarlo sotto un ciliegio. Ancor oggi questa pianta è venerata in Giappone, tanto che si è soliti affermare che “il ciliegio è tra gli alberi, quello che un guerriero è tra gli uomini” e, cioè: “come tra gli uomini il migliore è il samurai, così tra le piante la più bella è il ciliegio”. Anche i Romani riconobbero il misticismo di questo albero, consacrandolo alla dea Venere. Questa pianta rappresenta nel mondo reale le virtù dei guerrieri, quelle della fedeltà e dell’onore. Fedeltà ed onore furono i cardini spirituali su cui si fondò la scelta della Repubblica Sociale Italiana. Una scelta per molti aspetti disperata, quando tutto era ormai perduto e proprio per questo sublime. I volontari della RSI sapevano che il loro gesto avrebbe costituito un “punto di non ritorno”, come i fiori di ciliegio – bellissimi, ma fragili – anche la loro scelta fu romantica e disperata, che si consumò nello spazio di pochi mesi: il guerriero, abituato a pensare alla morte in battaglia non come un fatto negativo, ma come l’unica maniera onorevole di andarsene, rifletté nella caducità del fiore di ciliegio questa filosofia. La Fondazione della RSI promuoverà la piantumazione di un albero di ciliegio in tutti i sacrari della RSI, “perché dove cadde un volontario sia sublimato, con questo gesto, il senso della sua scelta per la Patria”.