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Fra i fiori il ciliegio

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A proposito di vittorie, questa lo è eccome tranne che per i poveracci

Primo pomeriggio del 6 aprile 1945, dal mare interno presso Mitajiri, ciò che resta della flotta imperiale nipponica – dieci navi in tutto – prende il largo direzione l’isola di Okinawa dove, dall’inizio del mese, sono sbarcati i marines USA  e infuriano aspri combattimenti. E’ una navigazione di sola andata. Il carburante, tanta la penuria che molti aerei non possono decollare, è sufficiente solo per tentare di avvicinarsi alla flotta nemica e distrarne le operazioni d’offesa del suolo della Patria. Al centro della formazione in mare aperto la corazzata Yamato, 73.000 tonnellate di stazza, orgoglio della marina imperiale, con le fiancate di colore argenteo e a prora il crisantemo.               In origine Yamato indicava il territorio intorno all’antica capitale di Nara, ma presto rappresentò l’intero arcipelago del Giappone e, soprattutto, la sua essenza, un luogo sacro ove regnava il figlio degli dei. Fu il poeta Norinaga Motoori, vissuto a fine ‘700, a scrivere versi divenuti celebri: ‘Se ti chiedono qual è lo spirito eterno di Yamato, rispondi come esso è simile al fiore del ciliegio ai primi raggi di sole del mattino puro chiaro carico di profumo’.                                                                                                              
Ufficiali e semplici marinai sono consapevoli e orgogliosi di andare a morire – ‘Fiori di ciliegio’, grida una vedetta indicando la costa e tutti si accalcano ai parapetti per vedere e per l’ultima volta il simbolo della Patria. Il giorno successivo la flotta verrà quasi del tutto distrutta – pochissimi i sopravvissuti -. Intanto solitari piloti del ‘vento divino’ s’infrangono contro il duro acciaio USA dopo aver composto haiku – ‘Se solo potessimo cadere – come i fiori di ciliegio in primavera – così puri così luminosi’…                                                        
(La festa dell’Hanami spinge tuttora milioni di giapponesi a passeggiare nei parchi e ‘ammirare i fiori’ di sakura, il ciliegio in primavera. Tradizione risalente al VII secolo, quando un monaco piantò ciliegi sulle colline della città di Yoshino e l’imperatrice Jito vi si recava a trarre conforto dal loro colore e profumo).                                               
‘Fra i fiori il ciliegio, tra gli uomini il bushi’ (e tatuato sul braccio destro), recita un antico monito.

25 novembre 1970, omaggio a Mishima Yukio.

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