Successo in tutto il Paese e secca vittoria nella regione dov’era candidato
Il presidente Nicolas Sarkozy è in grave difficoltà. Questo il senso del primo turno delle elezioni regionali, svoltosi ieri in Francia. Il partito del presidente, l’Union pour un Mouvement populaire (Ump), non è più il primo partito nazionale. I socialisti – secondo le proiezioni dell’istituto Sofres alle 22.30 – hanno il 29,5%, l’Ump è al 27%, i verdi al 12,5%, il Front national di Le Pen all’11,7%, i comunisti e i loro alleati al 6,2%, il MoDem al 4% e l’estrema sinistra al 3%. L’astensione è stata altissima: il 53% degli aventi diritto contro il 39,16% del primo turno del 2004. Una vera valanga, che si spiega in due modi: il distacco e la sfiducia dell’opinione pubblica nei confronti della politica in generale (evidente soprattutto in questa fase di crisi economica) e i dubbi verso il presidente Nicolas Sarkozy, in particolare.
La riunificazione del centrodestra sotto le bandiere dell’Union pour un mouvement populaire (che riunisce la componente gollista-dirigista e quella liberale dei conservatori transalpini) si è trasformata, almeno in questo caso, in un boomerang. Non trovando alternative al centrodestra, gli elettori perplessi di fronte alla politica di Sarkozy e dell’Ump si sono rifugiati in massa nell’astensione. Ma una parte rilevante dei delusi del sarkozysmo ha scelto di aggiungere il proprio voto a quello degli estremisti xenofobi del Front national di Jean-Marie Le Pen, che ottiene un risultato ben al di sopra delle ultime legislative e delle europee (con punte del 20% al sud) e che il Figaro definisce il vero guastafeste di ieri. Sull’altro fronte, invece, i seguaci di François Bayrou e del suo MoDem (Movimento democratico), alleato potenziale dei socialisti, calano ed escono ridimensionati. Ovvero, delusi dalle promesse disattese dal Fini-Alemanno des autres, sono tornati a casa.
Il clima di profondo malcontento è andato a vantaggio delle opposizioni e in particolare del Partito socialista (Ps), che già guidava l’amministrazione di venti delle ventidue regioni della Francia metropolitana. L’opposizione di estrema destra (appunto in Front national di Le Pen) è tornato a crescere dopo la batosta subita alle elezioni presidenziali del 2007 e questo dato potrebbe paradossalmente favorire i socialisti, come già accadde alle precedenti elezioni regionali del 2004. Infatti la (complicata) legge elettorale transalpina per le regionali prevede la possibilità di restare in corsa per le liste che abbiano superato il 10%. Poi, al secondo turno, vincerà (con un premio di maggioranza) la lista arrivata in testa (indipendentemente dal fatto che abbia superato o no la soglia del 50%). Il Front national, che ha un rapporto di odio reciproco con Sarkozy, è prontissimo a tenere in gioco (ovviamente dove può) propri candidati in vista del secondo turno, ben sapendo che questo significa spalancare la strada alla vittoria dei socialisti, che ai ballottaggi si presenteranno insieme ai verdi e che avranno anche il sostegno dei comunisti. Localmente ci sono (e a maggior ragione ci saranno al secondo turno) anche accordi di alleanza tra socialisti, verdi e MoDem. Questo significa che la quasi totalità delle ventidue regioni francesi saranno guidate da un presidente socialista. La sola eccezione potrebbe essere la regione sudoccidentale di Montpellier (Linguadoca-Rossiglione), che sarà presumibilmente guidata dal suo presidente uscente Georges Frêche, settantunenne espulso quest’anno dal Ps per un linguaggio sospettabile di razzismo, che si è presentato da solo (sfidando la lista organizzatagli contro dall’ex partito) e ha ottenuto un risultato più che lusinghiero.