Gilles

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Congedo da un uomo che fu un onore e privilegio conoscere

Sicuramente ci saremo incrociati negli anni precedenti, ma il mio primo ricordo di te risale a subito dopo il mio rientro in Italia per intervenuta prescrizione della pena. Organizzavi di tasca tua a Versailles una giornata d’area con stand d’identitari, di skin, di monarchici, di nazionalrivoluzionari, in una kermesse tipicamente francese che in Italia, con la nostra mentalità è purtroppo impossibile. Mi chiedesti non soltanto d’intervenire nell’occasione ma di pubblicare con te un racconto della storia italiana degli anni ’70; Nos belles années de plomb decidemmo di chiamarla.
Gestivi nel centro di Parigi la Libreria dell’Aencre che pubblicò quel libro, presto esaurito e ripubblicato per esaurirsi ancora.
A sorpresa mi firmasti un assegno come “anticipo”. Non sapevo bene di cosa, ma mi dicesti che si faceva così. Poco tempo dopo ti scusasti per non avermi pagato ancora i diritti d’autore (non sapevo che lo faceste!) e che lo avresti fatto non appena possibile. Poi chiudesti la libreria e ti rimboccasti le maniche. Dodici anni dopo, dico dodici anni dopo, c’incontrammo per puro caso in strada, presso la metro Alésia e mi proponesti di venirti a trovare quel pomeriggio nella boutique di oggetti storici che avevi aperto nel quartiere. Quando lo feci staccasti un altro assegno per saldare il debito che sostenevi di avere con me sui diritti d’autore e ti scusasti per il ritardo. Rimasi senza parole.

Cinque anni più tardi venisti con tua moglie Louise in Provenza all’Estate dei Lanzichenecchi e fosti subito tra gli organizzatori e tra coloro che guidavano di fatto quell’incontro. Del resto eri nato con qualità di milizia e di comando. Quando scegliemmo il nome del mio libro non mi resi conto, perché non conoscevo la tua storia, che di anni di piombo ne avresti potuto parlare a maggior titolo tu che a combattere c’eri andato a venti anni da volontario, con quello spirito guascone e pazzo che si trova spesso tra i francesi, ma che in fondo era un po’ ovunque, fino alla nostra generazione inclusa, come proprio in Italia si dimostrò. Eri un combattente, un guerriero e un perfetto organizzatore di servizi d’ordine. Fosti in prima linea, fisicamente e nell’organizzazione concreta, negli scontri con la polizia alle “Manif pour tous”. Il che accadeva più o meno nello stesso periodo in cui c’incontrammo per caso davanti alla fermata Alésia.
Di tutto questo non facesti parola, e non me ne stupisco perché so per prolungata esperienza che coloro che le cose le fanno le tacciono perché sono seri e modesti. Sono gli altri, osservatori spesso, comparse qualche volta, che strepitano e si mettono in mostra lasciando credere che hanno un ruolo importante nel mondo. Vivono della considerazione altrui e siccome non potrebbero averla altrimenti che bluffando si mettono in scena. Chi invece è solido non lo necessita ed è schivo perché in fondo sfugge le lusinghe plebee. Tu sei sempre stato molto solido.

Sei stato promotore e organizzatore della Nouvelle Librairie alla quale lascerai un vuoto che nessuno potrà colmare. Sei stato tutto: guerriero, editore, imprenditore e uomo di pensiero.
Del resto ti chiami Gilles, esattamente come il personaggio del romanzo in cui Pierre Drieu La Rochelle si accorge di essere fascista, si definisce tale e rompe con l’intellighenzia borghese.
Il caso, amiamo dire, non esiste.
Stroncato dalla covid malgrado la tua straordinaria tempra, ascendi a quei cieli che avranno difficoltà a essere così solari e sorridenti come lo sei stato sempre tu. Tu che ci sorriderai ancora, benché noi non lo si meriti poi troppo, da quei luceros ai quali già monti falangisticamente la guardia!
In alto i cuori, Gilles Soulas!

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