lunedì 1 Luglio 2024

Gli orchi di Dresda

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Sessantacinque anni fa un inferno per oltre centomila civili massacrati in meno di un’ora dai “liberatori”

Perché l’Alto Comando Interalleato  ordinò di distruggerla? E’ un interrogativo al quale sono state date molte risposte, una meno soddisfacente dell’altra, ma alla fine è prevalsa la tesi secondo la quale l’annientamento di Dresda sarebbe stato richiesto esplicitamente da Stalin, allo scopo di provocare una situazione caotica alle spalle delle divisioni della Wehrmacht che contrastavano la torrenziale avanzata dell’Armata Rossa. Normalmente Dresda aveva una popolazione di circa 600. 000 abitanti, ma il 13 febbraio 1945 ne contava con certezza più di un milione poiché centinaia di migliaia di profughi, provenienti dall’est, vi si erano rifugiati per cercare scampo alla furia vendicatrice dei sovietici, non immemori di essere stati calpestati a loro volta come scarafaggi dai biondi ed “eletti” soldati del Fúhrer.
L’allucinante bombardamento di Dresda (operazione “Vinegrove”) si svolse in due fasi. Il primo attacco fu compiuto da 244 Lancasters fra le 22.13 e le 22.29 del 13 febbraio, cioè in appena 16 minuti: una concentrazione straordinaria nel tempo, ma anche nello spazio, infatti solo il centro storico della città venne seppellito sotto una pioggia diluviale di bombe e di spezzoni. La tempesta di fuoco esplose quasi subito su una superficie non molto vasta, pari suppergiù a quella di Brescia o di Verona, ma affollata come i più vecchi quartieri di Napoli. E proprio nel colmo della tempesta di fuoco ebbe luogo il secondo attacco, dall’1.30 all’1.54 del 14 febbraio, con la partecipazione ‑ stavolta ‑ di addirittura 529 Lancasters.
Fu una carneficina orrenda, aggravata nei giorni seguenti da un paio di bombardamenti delle U.S.A.A.F.: ma furono le 2.702 tonnellate di “block‑busters” e di spezzoni del Bomber Command, concentrate sui rioni residenziali di Dresda, a provocare una sciagura senza precedenti, tale da far apparire quasi sbiadito il dramma vissuto nel luglio del 1943 da Amburgo.
I quartieri periferici di Dresda rimasero pressoché intatti, ma la città vecchia fu letteralmente cancellata dalla carta geografica e in essa trovarono un’orribile morte, secondo le valutazioni più attendibili, 130‑135 000 infelici.
Secondo altri calcoli, i morti di Dresda sarebbero stati addirittura 300.000, ma questo non sembra probabile. Ad ogni modo l’episodio di Dresda fu probabilmente unico, per atrocità, fra i tanti, i troppi, già di per sé atroci, provocati in Europa dai bombardamenti aerei.
Giorgio Bonaccina, Le bombe dell’apocalisse, cit., pag. 118.

L’eccidio di massa, un vero e proprio genocidio, secondo alcune tesi sarebbe stato un atto rituale di purificazione etnica dettato da impulsi infernali ed oscuri.
Da notare che migliaia e migliaia di persone, trasformate in torce umane, morirono dopo aver tentato di spegnere il fuoco immergendosi nell’acqua. Le fiamme si spegnevano per riaccendersi immediatamente dopo; effetto delle bombe al fosforo utilizzate dai massacratori, orchi e uruk-hai  di un’apocalisse chiamata “liberazione”.

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