Indagati per torture gli agenti che in carcere repressero le proteste dei detenuti
Quarantaquattro indagati. Tra i reati contestati anche la tortura. A più di due mesi da quando i fatti sarebbero accaduti, i carabinieri sono arrivati davanti al carcere di Santa Maria Capua Vetere. Erano lì notificare gli avvisi di garanzia nei confronti degli agenti penitenziari, per il presunto pestaggio di alcuni detenuti. Sarebbe avvenuto il 6 aprile, nei giorni dell’emergenza Covid e delle rivolte all’interno del penitenziario. Ai poliziotti ora si contestano i reati di tortura, violenza privata e abuso di autorità. L’indagine è partita dopo la denuncia dei familiari dei ristretti. Alcuni di loro avevano documentato con alcune foto le ferite sul corpo dei loro cari.
Mentre i sindacati protestano per le modalità della notifica, Antigone – che aveva ricevuto le segnalazioni dei presunti abusi – chiede che si faccia luce sui fatti. Matteo Salvini, intanto, corre a Santa Maria Capua Vetere e sentenzia: “Non si indagano così i servitori dello Stato”.
I momenti di tensione durante la consegna degli avvisi. Agenti sul tetto
Nella mattinata davanti al penitenziario ci sono stati attimi di agitazione. I sindacati degli agenti lamentano “la spettacolarizzazione” della consegna degli avvisi di garanzia. Non è piaciuta la modalità in cui è avvenuta: all’esterno della struttura, attraverso posti di blocco, davanti ai familiari dei detenuti.
Alcuni poliziotti, per protestare contro le modalità adottate per la notifica, sono saliti sui tetti. “Io ho regole da far rispettare e i detenuti le devono rispettare – ha detto uno di loro, rivolgendosi al procuratore aggiunto Alessandro Milita, che era sul posto – Ma si è perso pure questo. Io non rappresento più la legalità”. Un video documenta tutte le fasi della trattativa con il magistrato che cerca di convincerlo a scendere dal tetto. “Se devo dare il sangue ad un detenuto che ne ha bisogno lo faccio”, ha urlato il poliziotto.
A raccontare i momenti della consegna degli atti, all’Ansa, Daniela Avitabile, una delle persone che ha denunciato le violenze che sarebbero avvenute il 6 aprile. Era in fila per entrare nell’istituto e, spiega: “Sono arrivata alle 7 e c’erano parecchi carabinieri che fermavano le auto in arrivo al carcere; io sono stata fermata e mi hanno fatto passare, mentre gli agenti li trattenevano per identificarli. Gli altri agenti della Penitenziaria che erano già dentro sono stati fatti uscire e c’è stata tensione”.
I sindacati: “Personale lasciato solo nelle rivolte. Amministrazione
Tante le sigle che esprimono perplessità sulle modalità della consegna degli avvisi di garanzia: “Rimaniamo basiti per la platealità con cui è stata condotta l’operazione, che poteva essere gestita un pochino meglio, anche considerando che viene messa in atto nei confronti di chi è sotto pressione da anni”, ha detto in un videomessaggio Gennarino De Fazio, segretario nazionale Uilpa. La Fp Cgil, invece, punta il dito contro i vertici della struttura. E parla di ”situazione fuori controllo quella del carcere di Santa Maria Capua Vetere, la cui responsabilità è in capo alla direzione del carcere. L’amministrazione è responsabile della sicurezza e dell’incolumità del personale e dei detenuti. Non c’è stata alcuna gestione delle rivolte, i lavoratori sono stati lasciati soli”. E ancora: “La Magistratura deve assolutamente procedere e accertare i fatti. Ma ancora una volta – conclude il sindacato – ci troviamo a dover sottolineare come il personale di polizia penitenziaria sia stato lasciato solo ad affrontare una situazione critica e pericolosa, senza alcuna guida. L’amministrazione non ha saputo gestire la situazione, nel momento in cui era necessario riportare la calma nell’istituto”, il riferimento è alle rivolte di fine marzo e inizio aprile.
Patrizio Gonnella, presidente dell’Associazione Antigone, che aveva raccolto testimonianze delle presunte violenze nel carcere e presentato un esposto alla procura, dichiara: “E’ importante che su questi fatti sia fatta piena luce da parte della magistratura, nel cui lavoro Antigone confida. Se, come è emerso in queste ore, tra i capi di imputazione dovesse esserci anche quello di tortura – aggiunge Gonnella – crediamo questo rappresenti un fattore importante, anche per poter svolgere con maggiore serenità le indagini visti i tempi di prescrizione più lunghi. Era questo un reato di cui Antigone ha chiesto per tanti anni l’introduzione nel codice penale ed è importante che i giudici ne facciano uso in casi come quelli su cui sta indagando la procura di Santa Maria Capua Vetere”.
Salvini va a Santa Maria Capua Vetere: “Servitori dello stato indagati e perquisiti come delinquenti”
Si precipita davanti al carcere campano Matteo Salvini. Il segretario della Lega, arrivato all’esterno del penitenziario, ha dichiarato: “Avevo qualche appuntamento oggi pomeriggio, ho chiuso l’ufficio e disdetto gli appuntamenti perché non si possono indagare e perquisire come delinquenti 44 servitori dello stato. Se uno su mille sbaglia, paga. Ma non esiste né in cielo né in terra – ha aggiunto – venire a perquisire i poliziotti davanti ai parenti dei detenuti”. E ha proposto di dare le pistole elettriche agli agenti.