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Gli ultimi saranno i primi

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Mille euro per gli immigrati e gli italiani indigenti s’arrangiano

 

C’è un sindaco del Nord che ancora pare confuso sulle priorità di questi tempi, di questo tempo settentrionale e italiano. Si tratta di Carlo Andrea Frigerio, primo cittadino di Capiago Intimiano, paesino di circa duemila anime in provincia di Como. In una Lombardia ancora in piedi ma dolorante come forse non ricorda di essere mai stata, Frigerio ha stanziato, con delibera di giunta, quattromila euro da destinare a quattro profughi. Bella cosa la solidarietà, ti viene da dire prima di scavare nella storia: arrivati dal Nord Africa in seguito alla crisi libica, questi sono stati alloggiati in una struttura comunale, dove gli è stato fornito il vitto per due anni e otto mesi. Poi, però, non è stato loro «riconosciuto lo stato di rifugiati, perciò devono lasciare l’Italia. La Prefettura ha così gli ha intestato 500 euro a testa perché potessero espatriare», chiosa Ivano Bianchi, consigliere comunale Lega Nord. E da qui si arriva alla delibera, a quei circa «mille euro a persona» che a Bianchi non c’è verso di fare andare giù. Perché è vero che quei quattromila euro arrivano dai capitolati di spesa, che sono stati messi a disposizione dal Ministero e non potevano essere spesi per altro se non per sostenere i profughi, per i leghisti diventati «clandestini». Ma lo è anche che un errore politico alla base forse c’è. Perché il primo cittadino un tempo ne stava abbracciando «circa 150», di disperati, da collocare nella vecchia sede della «Guardia di finanza. Li abbiamo fermati battagliando, anche grazie al sostegno dell’onorevole Nicola Molteni e di Roberto Maroni, allora ministro. Erano probabilmente troppi in un paese da duemila abitanti», non perde occasione di ricordare il consigliere che annuncia «possibili raccolte firme, volantinaggio e gazebi». E qui emerge la miopia cui vogliamo arrivare: nessuno nega le difficoltà di chi arriva da stati massacrati.
Nessuno vuol negare apertura e accoglienza. Ma tentiamo un gioco: provate a trascorrere delle ore fuori un Municipio, uno qualsiasi. Sembrano scene di altri tempi, usanze e tradizioni di epoche passate, ma la vedrete oggi, nel 2013, la sfilata di cittadini in cerca di aiuto. Li vedrete oggi i cassaintegrati in cerca di impiego, gli anziani a chieder sostegno e i volti di chi viene a protestare per tagli per lui incomprensibili sull’assistenza ai disabili. Allora noi non entriamo oltre in quei quattromila euro a favore dei profughi-clandestini, ci lanciamo a piè pari piuttosto sull’assenza di strategia politica di un sindaco (di Frigerio come di troppi altri) che non comprende che i rapporti col le alte cariche dello Stato vanno ricercati più che mai, ma perché arrivi un sostegno concreto all‘impresa e alla cittadinanza. Perché il ruolo di un sindaco (come racconta l’esempio di Luigi Lucchi, “sindaco libertario”) è tentare di fare da megafono per un territorio martoriato. Che quei denari deve tentare di deviarli su altro, ché queste zone, venite a dare un occhio per credere, non ce la fanno più. Nel frattempo il segretario della sezione locale verde-padano, Fabio Noseda, anticipa «una guerra, perché non possono rifiutare il sostegno a chi paga le tasse ed è in difficoltà e concederlo ad altri». C’è un sindaco del Nord che non ha ancora compreso le priorità e questo sì, è un problema.

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