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Greenpassite? No grazie!

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Se qualcuno, ptacaso, volesse tornare alla politica

Premetto che non so che effetti avranno i vaccini anti-covid, sia quelli che agiscono sull’Rna sia quelli a metodo classico.
A metà anni Cinquanta venne sconfitta tempestivamente la poliomielite che stava mietendo vittime come mosche e fu debellata proprio con un vaccino sperimentale, definito chiaramente come tale, di cui ci avvertirono che non si potevano prevedere gli effetti. Ma un’umanità che era ancora abituata a far fronte a scelte e a rischi, sia per i suoi sì che per i suoi no, non inscenò nessuna gazzarra tra scientisti e testimoni di jeowa, tra positivisti e oscurantisti: assunse il rischio e le andò benissimo. Non è detto che le vada bene anche stavolta, può darsi, come può darsi di no. L’importante è che allora era formata da gente decisa e non capricciosa, da gente che aveva il senso del tragico e non il piacere della sceneggiata.
Green Pass sì o no è francamente un diversivo, soprattutto in Italia la cui ripresa economica è prevista come la ventisettesima su ventisette Paesi Ue e come ultimissima in tutto l’Occidente.
Ci si ribatte che sarebbe comunque una battaglia da combattere per difendere la libertà? Bah!

Difesa di libertà
Vogliamo difendere la libertà in nome della Costituzione? Quella che impedisce di ricostruire il partito fascista e di fare apologia di fascismo, tanto per dirne una? O rivendichiamo la libertà d’opinione? Quella che ha introdotto leggi che definiscono negazionismo qualsiasi revisione storica che metta in discussione i dogmi dei “liberatori”. Quella che t’impedisce di fare affermazioni maschie ed etnocentrate senza chiedere scusa e senza formule aggiranti?
Vogliamo difendere la nostra libertà dei movimenti e che nessuno c’imponga nulla? Sono appena tornato dal Trentino dove ci sono ben quattro contenitori, quattro, in ogni casa per suddividere l’immondizia, una prassi a cui sottostai ininterrottamente. Il materiale inquinante intanto continuano a produrlo a monte e te lo devi cuccare tu. E lo fai senza sconti sulla tassa dei rifiuti e in più hai una chiavetta per gettare l’indifferenziato e ogni volta che l’adoperi ti scatta una leggera sovrattassa.
Non puoi guidare senza la patente né girare senza documenti d’identità, e  ci sta, ma ora devi pure passare i controlli alle frontiere interne dell’Europa, che erano sanamente scomparse con Schengen, ma questo a tutti pare normale come se non ledesse la libertà, cosa che farebbe invece il Green Pass che in ultima analisi consente soltanto di risparmiare sui tamponi, altra schifezza speculativa miliardaria.
Il tormentone “politico” di oggi è se si possa o no mangiare all’interno del ristorante senza il Green Pass. Se fosse un no lo leggeremmo come una “segregazione”. In un Paese dove la segregazione è ovunque e sempre, cronica ed endemica. Basti pensare ai processi: per certuni si devono portare le prove di colpevolezza mentre altri devono dimostrare loro la loro innocenza e spesso, una volta dimostratala, vengono condannati comunque.
Diamoci una regolata per piacere!

Autorità?
Come ho scritto in apertura, a differenza dei sapientoni hamish o gatesiani, io non ho alcun elemento serio che mi consenta di pronunciarmi in modo deciso sui vaccini. Aggiungo che l’oligarchia che comanda è classista, internazionalista e materialista e quindi non ha autorità morale. Ed è questo e solo questo che rende la questione Vax – Novax esclusivamente di scelta individuale. Lo è perché sia al governo sia alle “opposizioni” c’è un gran niente che si contorce, che ulula, che si perde in fanatismi allucinanti e che di tutto tratta meno che di quello che è importante.
E cosa è importante se non lo è la battaglia bipartisan sull’Apocalisse?

La chiamavano politica
Non pretendo che ci si sforzi di comprendere le dinamiche e i rapporti di forza che sono in gioco ovunque. Casta a parte, saremo sì e non una quindicina di persone ad analizzare e a cercare di trovare vie percorribili in prospettiva, ma è naturale e funzionale che sia così.
Mi sta bene che il resto sia indietro e si assesti su barricate di retroguardia battendosi per cause perse e perfino futili.
Solo che c’è modo e modo di combattere anche le battaglie perse e c’è prospettiva e prospettiva.
Si sbarazzi quindi la mente dalle fisime apocalittiche e dal sentimento isterico di trovarci in uno scontro decisivo, epocale, definitivo. Se si ragiona così si è solo una plebe imbecille da mille e non più mille e ci si meritano tutte le disgrazie che ci si chiama ogni istante, portandosi perfino sfiga da soli.
La si pianti di discutere di Green Pass, di ristoranti o di discoteche, e pure di lanciare appelli al governo e alla politica.
Ci s’impegni invece, e seriamente, con le categorie sociali a rischio (pmi, commercianti, salariati) ma solo per aiutarli a organizzarsi al fine di:
a) assumere potere contrattuale quando trattano con le autorità, convincendole che non possono puntare tutto sui ristori;
b) organizzare economicamente le forze sociali al fine di dotarsi di finanziarie, di associazioni di mutua assistenza e di assicurarsi l’autonomia nel futuro.
Insomma: usciamo dal delirio psichico e ritorniamo alla politica!
Greenpassite? No grazie!

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