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Le iniziative vengono sempre dai tedeschi

Lo stato sociale tira i remi in barca e i tedeschi fanno sempre meno figli? Allora non resta che concedere il congedo parentale anche ai nonni. La proposta del ministro tedesco agli Affari di famiglia, agli anziani, alle donne e ai giovani, Kristina Schroeder, è destinata a far discutere dentro e fuori i confini nazionali.
Dati i tempi di austerity, il ministro della Cdu ha messo nel cassetto la prima bozza di legge che prevedeva una copertura finanziaria per i nonni-lavoratori che si astengono dal lavoro per assistere i nipotini, alternandosi così con i genitori. Nella sua proposta di legge, appena resa pubblica, è stata però rafforzata la tempistica: il periodo di congedo potrà essere richiesto fino a un totale di tre anni.
Le ragioni della proposta
Il ragionamento è quanto mai pratico. Le donne tedesche fanno sempre meno figli: secondo l’ufficio statistico, il dato 2011 si è attestato su una media di 1,36, contro 1,39 del 2010. Il trend è costantemente in discesa dal 2000 in poi, dopo che gli anni Novanta avevano registrato rialzi grazie alla spinta dell’ex-Germania Est. Il calo della popolazione è un problema serio per i Paesi europei perché comporta un progressivo invecchiamento della popolazione e, di conseguenza, fa crescere il denominatore tra la popolazione attiva e quella che invece riceve i sostentamenti dallo Stato.
Se le donne tedesche fanno meno figli non è per colpa della congiuntura negativa, che finora ha solo sfiorato il Paese, ma per la difficoltà di conciliare lavoro ed esigenze familiari. Considerato, per altro, che l’allungamento della vita lavorativa fa spesso venir meno anche il sostegno dei nonni (la riforma pensionistica è destinata ad aggravare il problema, alzando l’asticella della pensione a 67 anni). «Lasciamo ai nonni-lavoratori la possibilità di alternarsi con i genitori nell’assistenza ai nipotini», ha spiegato la Schroeder presentando la proposta di legge.
Le riserve
Il cammino in Parlamento del provvedimento non sarà comunque facile. La proposta ha trovato da subito resistenze sindacali: in primo luogo perché si applicherebbe solo alle aziende con più di 15 dipendenti; quindi perché i rappresentanti dei lavoratori vedono in questa misura un primo passo verso un’ulteriore riduzione del welfare. Lo Stato – è il loro ragionamento – si appresta a scaricare sui privati funzioni di sostegno che gli dovrebbero appartenere. E, inoltre, come fare con i nonni che lavorano per necessità e non possono rinunciare allo stipendio? D’accordo con loro l’associazione delle madri e dei padri single, che chiede un maggiore impegno pubblico con più asili e centri di assistenza per i piccoli.
Sostegno alla fecondazione in vitro
Il ministro Shroeder non si dice comunque preoccupata delle resistenze, che conta di superare agendo anche su un altro terreno: la sua proposta di legge prevede anche uno stanziamento annuale di 7 milioni di euro per sostenere le coppie senza figli aiutandole a percorrere la strada della fecondazione in vitro. «Non esiste altra strada per aumentare la fertilità delle donne tedesche con un impegno finanziario così risicato», sottolinea. Sassonia, Sassonia-Anhalt e Bassa Sassonia hanno già fatto sapere di volerla sostenere su questo punto.
Il confronto con l’Italia
Nel contesto europeo, la Germania già oggi rappresenta un esempio in materia di sostegno alla genitorialità. Il congedo facoltativo da parte dei genitori prevede il riconoscimento del 60% dello stipendio, mentre in Italia questo vale solo in caso di astensione obbligatoria e scende al 30% nel caso della facoltativa. La proposta della Shroder ha destato interesse in Andrea Riccardi, ministro per la Cooperazione e l’integrazione, con delega alle Politiche per la Famiglia, che nelle scorse settimane ha proposto una versione riveduta e corretta per il nostro Paese. L’idea è di consentire ai nonni-lavoratori di accedere ai congedi laddove fossero impossibilitati i genitori del piccolo (ad esempio perché precari). Una misura che non impatterebbe sul bilancio dello Stato.

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