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Hai detto popolo?

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Basta prendere cantonate!

 

“I sondaggi lasciano il tempo che trovano”. Un luogo comune che si nutre di malintesi. Si sostiene che i sondaggi sbagliarono con Trump e con la Brexit e non è vero. Attribuirono alla Clinton più di un milione di voti di vantaggio su di lui ed è quello che accadde. La ripartizione territoriale dei voti risultò decisiva in senso inverso, ma i sondaggi erano giusti. Idem per il referendum in Inghilterra dove registrarono una costante oscillazione e decisero che la Brexit sul filo di lana avesse acquisito un vantaggio risicato, con il quale effettivamente vinse.
Ci si confonde con gli exit-pol che sono incentrati sui seggi che aprono prima. New York aveva affermato la vittoria di Kerry su Bush, che invece vinse, Londra il Bremain con un vantaggio netto ma fino ad un certo punto, tanto che io, preso per pazzo da tutti, scrissi quella sera che la Brexit era ancora una possibilità concreta. Non sono i sondaggi a lasciare il tempo che trovano, ma i giornalisti con la loro superficialità.

Le pecore sovrane
Se i sondaggi non lasciano il tempo che trovano, vediamo allora quello che dicono in tutta Europa e in occidente. Le masse di conigli, terrorizzati dal fatto che possono morire, reclusi in casa, privati di libertà fondamentali, rovinati economicamente dai propri governanti, si stringono quasi ovunque intorno al potere esistente, a prescindere da come questo si sia comportato e dai disastri che produca. I soli a perdere punti nel gradimento generale sono Macron e Trump (il quale ha pur reagito in modo egregio alla crisi economica) e, si presume, Bolsonaro.
Generalmente il gregge si stringe però intorno al pastore che lo tosa e che lo conduce al macello e implora da lui che lo lasci brucare.
È una tendenza comune. Tant’è che in quasi tutta Europa i sovranisti e i populisti perdono nettamente consensi, proprio quando le popolazioni starebbero scoprendo i valori nazionali e identitari.
Che si traducono nella necessità di stringersi ai vicini di casa nel mal comune mezzo gaudio e nell’avanzare priorità di diritti nel ricevere sussidi. Tutto qua il sovranismo che cresce, a detrimento dei sovranisti.

Gajardo esse’ schiavi!
Cosa chiede oggi la gente? Aiuti internazionali, concertazioni, finanziamenti. Domanda un Direttorio che possa unire la dittatura sanitaria con le ore di ricreazione e i mezzi per sopravvivere decentemente.
Non chiede la democrazia (che è bella che superata) se non da parte di esigue minoranze rimaste indietro nella storia. Non rivuole la sovranità perché, come in Scipione detto anche l’Africano, considera gajardo l’esser schiava. Pretende soltanto una priorità nell’aiuto e una corsia preferenziale nelle difficoltà.
Per questo, chi insiste nel rivolgersi al popolo perché possa votare, perché col voto si liberi (c’è persino chi crede a una panzana del genere!) e perché si riprenda una sovranità che non sa neanche definire e si districhi (democraticamente!) dal potere mondiale usuraio, o ha deciso di far parte di un gioco di ruolo o perde il suo tempo.

Una terza posizione
Per chi non voglia essere gregge (o un ovile tricolore del gregge che è la stessissima cosa) le possibilità che restano sono come al solito tre. Entrare a far parte dell’élite mondialista; ritirarsi saggiamente a vita privata; operare per l’organizzazione elitaria di popolo. Ovvero agire per la creazione di autonomie nel senso del contropotere, con le quali entrare in lizza seriamente nel mondo post-democratico.
Chi sceglie questa strada, la più dura delle tre che si trova davanti, deve però piantarla con le retoriche stupide e autogratificanti di cui ci si  riempie la bocca nell’opposizione virtuale ed esibizionistica dei selfies e di Second Life.

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