venerdì 19 Luglio 2024

I carcerieri di Atlantide

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Un bizzarro progetto di prigioni galleggianti sul mare

Carceri “galleggianti”, vale a dire piattaforme o navi ormeggiate a Genova, Livorno o in uno qualsiasi dei numerosi porti italiani, dove trasferire i detenuti così da risolvere l’emergenza sovraffollamento arrivata oggi a 62.473 posti occupati contro un limite regolamentare di 43.201 e una tollerabilità di 63.702.
L’ipotesi – una delle tante, oltre alla costruzione di 46 padiglioni e di 22 nuovi istituti, di cui 9 già finanziati, per arrivare a un incremento complessivo di 17.129 posti – è contenuta nel piano straordinario che il capo del Dipartimento dell’ amministrazione penitenziaria (Dap), Franco Ionta, ha consegnato all’inizio del mese al ministro della Giustizia Angelino Alfano.
Nelle 19 pagine di relazione di cui l’ANSA è in possesso si sottolinea che la nuova edilizia penitenziaria terrà conto di “soluzioni alternative” a quelle fino ad ora adottate, anche attraverso “strutture modulari”, più economiche nella manutenzione-gestione oltre che più rapide da costruire, nonché “la previsione di strutture penitenziarie ‘galleggianti'”. Se il piano di Ionta avrà il ‘placet’ del governo, l’Italia adotterà una soluzione già messa in pratica negli ultimi 20 anni in Paesi come Stati Uniti (la prima chiatta-prigione fu ormeggiata a New York nell’89, lungo il fiume Hudson), la Gran Bretagna (la nave-priogne ‘Weare’ è stata ancorata dal 1997 al 2005 nella baia di Porland, in Dorset), e più recentemente l’Olanda.
ANCHE MANODOPERA DETENUTI PER NUOVI ISTITUTI – Per costruire nuove carceri, oltre che per ampliare o ristrutturare quelle vecchie, saranno impiegati i detenuti, seppure soltanto per “interventi edilizi complementari” (ad esempio imbiancare le pareti, abbattere un muro, trasportare le brande etc). Lo prevede il piano straordinario che il capo del Dipartimento dell’ amministrazione penitenziaria (Dap), Franco Ionta, ha consegnato al mese al ministro della Giustizia Angelino Alfano per far fronte all’emergenza sovraffollamento detenuti. Il piano – di cui l’ANSA è in possesso – ipotizza la realizzazione complessiva, al massimo entro dicembre 2012, di 46 nuovi padiglioni in altrettanti carceri già esistenti e la costruzione di 22 nuove carceri (di cui 9 già in costruzione) per un totale di 1 miliardo e 590 milioni di euro, così da arrivare a creare 17.129 posti letto.
Di questi ultimi, 4.605 saranno pronti entro un paio di attraverso l’ampliamento di carceri esistenti con nuovi padiglioni o ristrutturazioni, e la realizzazione di nuovi penitenziari già finanziati (costo complessivo 205.730.000 di euro); altri 6.201 posti, per un costo di 405milioni di euro, con fondi già individuati nella Cassa delle ammende (circa 120-130milioni di euro ai quale il commissario straordinario Ionta può ora attingere, mentre fino a due mesi fa la Cassa era solo per il reinserimento dei detenuti), o nei fondi Fas per le aree sottosviluppate; infine 6.323 posti che costeranno 980milioni di euro con fondi ancora da individuare.
GARANTE, DIGIUNERO’ SE SOLLICCIANO SUPERERA’ I MILLE – “Se il carcere fiorentino di Sollicciano raggiungerà quota mille detenuti, oggi siamo a 953, comincerò lo sciopero della fame”. Ad annunciarlo è Franco Corleone, garante dei detenuti del Comune di Firenze, in segno di protesta contro le politiche penitenziarie “sia del Dap che del Governo”. Corleone ha anche spiegato che ad oggi in Italia i detenuti sono circa 62.000. “Se non ci fosse stato l’indulto – ha chiarito – avremmo oltre 80.000 detenuti. L’aumento è causato soprattutto dalla legge sull’immigrazione e da quella sulle droghe”. “A Sollicciano – ha proseguito Corleone – si sta ballando sul Titanic: il carcere ha una capienza di 483 detenuti, ma al momento ve ne sono il doppio. Il sovraffollamento produce soltanto incattivimento. In Toscana il numero complessivo dei detenuti è arrivato a 4.085, di cui 3.914 uomini. La capienza tollerabile – ha continuato – è pari a 4.611, sarebbe quindi al di sotto; ma io dico tollerabile per chi?”. Il garante dei detenuti ha spiegato di aver inviato il 19 marzo una lettera al presidente della Regione Claudio Martini, al momento senza risposta, per attivare un gruppo che lavori “a definire un piano carcere per la Toscana di fronte all’inerzia dell’ Amministrazione penitenziaria”. Ha poi lanciato un appello a Enrico Rossi, assessore toscano per il diritto alla salute, affinché, in 2 o 3 anni, si possa arrivare alla chiusura definitiva dell’Opg di Montelupo.

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