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I denti ricurvi del lombrico

L'Europa va armata ed unita, ma sbandierando quest'obiettivo, si sta facendo tutt'altro

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Il vertice europeo allargato a Inghilterra e Turchia di domenica scorsa a Londra, non è stato affatto un vertice europeo, ma un summit dei paesi Nato al di qua dell’Atlantico.

Anche gli intenti espressi vanno nella direzione di quanto richiesto dagli americani: un maggior investimento nostro qui e un loro disimpegno verso l’Indopacifico.

Il contenzioso irrisolto nella dottrina euroatlantica

Il delfino di Kohl, Schaüble, ci aveva visto lungo da una ventina d’anni, anticipando i tempi e proponendo la dottrina della “reciprocità” all’interno dell’Alleanza Atlantica che suonava così: “noi ci autonomizziamo come spese in questo quadrante ma ne assumiamo il comando locale”.

Nel lunghissimo contenzioso parolaio, vi si opponeva la dottrina francese, che, al riparo del nucleare, curava una sbruffoneria gauscone (facciamo da soli) rivelatasi inconsistente alla prova dei fatti.

Anche se, va riconosciuto, sono i soli in Europa ad avere un minimo di autonomia strategica, cosa che hanno dimostrato anche in Ucraìna. Prima appoggiando addirittura il Donbass e poi, dopo la pugnalata russa in Mali, sostenendo Kiev in modo qualificato.

Orfani sotto tutela

Adesso, di fronte al disimpegno americano e al loro “tradimento” nei confronti dell’Ucraìna (come se non fosse stato perpetrato da prima ancora dell’invasione russa e non fosse stato lampante quali obiettivi gli USA perseguissero) ci si scopre con l’intenzione di fare da soli, di organizzarci anche militarmente.

E si riprende un dibattito cialtrone sull’uso o meno della parola riarmo e sulla necessità di una difesa comune europea. E grazie al cazzo! si dice a Roma. Ve ne accorgete ora? E ora che ve ne siete accorti? Con i trattati che rendono l’Unione Europea sottomessa nelle decisioni ai vari sovranismi dei 27 (e quindi sottomessa ai padroni di Jalta anche se, tra questi, oggi di vero padrone ne è rimasto uno solo, gli altri trasformatisi in capocamerieri).

Per divenire emancipati

Il disimpegno americano sul quadrante euromediterraneo è interessante e contiene delle potenzialità. Ma prima servono una vitalità, la fuoriuscita dall’Aids mentale di cui le nostre società, ancor prima delle classi dirigenti, e le nostre stesse “opposizioni” più ancora di ogni altro, sono afflitte.

E serve un’unità politica.

In quanto agli escamotages per abbozzare comunque un esercito europeo, aggirando i vincoli che ci siamo riusciti a imporre da soli, ci stiamo concentrando e li troveremo. Ma senza volontà non bastano.

E parlo di volontà non di velleità.

Per esempio, per inviare truppe a garantire la spartizione imposta da Washington all’Ucraìna (perché si tratterà di questo) non bastano gli intenti, serve perfino un quadro giuridico. Che va creato perché non c’è; ora come ora li potremmo mandare solo nel quadro ONU e solo se gli USA non chiederanno ai loro bravi di Don Rodrigo che obbediscono da Mosca di porre il veto.

Questo dipenderà soltanto da come hanno deciso la futura disposizione generale a Risiko.

Non dobbiamo estrapolare il particolare dal quadro generale

Perché è inutile frammentare il quadro della guerra in Ucraìna. Essa è dal 1994 l’oggetto russoamericano della destrutturazione della crescita tedesca e del potenziale europeo.

Con l’accordo Russia-Nato del 1997 e l’avanzamento di truppe denuclearizzate a est, gli americani si assicuravano il recupero sulle influenze tedesche che erano esplose durante la Perestrojka e, mentre i loro inservienti russi puntavano le loro testate sulle nostre città da Koenigsberg oggi denominata Kaliningrad, Mosca iniziava a destabilizzare l’Ucraìna, privata dell’arsenale miltare, e lo faceva platealmente dal 2004 avvelenando il futuro presidente Yushchenko.

Poi, tramite il presidente Yanukovich, intraprendeva la rapina degli asset ucraìni e lo smembramento della nazione, fino alla risposta popolare (e dell’intero arco parlamentare) nel 2014 a Euromaiadan, che ora Lavrov ammette non essere stato progettato e guidato dalla sottosegretaria di stato americana, Nuland, come i pallonari della Lubjanka hanno millantato per anni.

Entrambi complici e untori

Gli americani (e gli inglesi) hanno contribuito a sfasciare l’Ucraìna in apparente contrasto con Mosca, ma chiudendola di fatto in una morsa e stritolandola assieme.

D’altronde il fuoco alle polveri a fine 20013 è stato appiccato non appena il CFR americano aveva esposto le necessità strategiche per Washington che riepilogo:

Allontare l’Inghilterra dalla UE: fatto.

Promuovere la potenza polacca a est: fatto.

Recidere il legame energetico russo-tedesco: fatto.

Scindere la coppia francotedesca: fatto.

Portare il Mediterraneo sotto influenza israeliana: fatto.

Tutto questo e altro (si pensi all’Africa) è stato realizzato grazie ai russi che hanno fatto trionfare ovunque la causa americana a proprie spese, retrocedendo come influenze, potere e perfino capacità militari su tutti i quadranti e che ora attendono – accompagnati dalla stupidità occidentale dove li si ritiene vincenti solo perché non si è mai smesso di ripeterlo – di essere parzialmente risarciti del loro suicidio dal loro padrone americano.

Ora ci ritroviamo esattamente dove ci volevano portare.

Le canagliate russoamericane

Scrissi in tempi remoti e non sospetti che la causa scatenante dell’invasione dell’Ucraìna era stata l’accordo tra Kiev e la UE per l’utilizzo dei minerali rari locali utilissimi per la nostra reindustrializzazione civile e militare. L’accordo fu firmato nel luglio del 2021, in piena descalation in Donbass (76 morti in due anni!) e le tensioni con la Russia si accesero poche settimane dopo.

Le riviste delle intelligences cinese, indiana e italiana avvisarono che Putin avrebbe invaso perché era d’accordo con Biden.

Non so se si riferissero all’incontro, tenutosi in Svizzera subito prima della firma dell’accordo europeo sui minerali ucraìni, tra i due presidenti, con esclusione di rappresentanti europei.

Non so nemmeno se l’accordo fu esplicito o tacito. Fatto sta che l’intero comportamento di Biden prima dell’invasione e fino alla vittoria ucraìna alle porte di Kiev fu sfacciato nell’accettazione soddisfatta dell’operazione speciale russa, misermente fallita contrariamente alle attese.

Sempre in tempi remoti e non sospetti scrissi che gli americani avrebbero negato agli ucraìni il sostegno per le controffensive – cosa di cui si sono addirittura vantati – e che, non essendo la Russia in grado di vincere ed anzi, essendosi avvitata su se stessa e avviata al terzo collasso sistemico in circa un secolo, gli USA sarebbero intervenuti a salvarla. Ora ci sono quasi riusciti perché restano ancora due varianti: la caparbietà degli ucraìni e la storica e mai mutata capacità megagalattica dei russi nel crollare da soli.

Fatte salve queste due, ci si avvia, a quello che, sempre in tempi non sospetti avevo previsto: la spartizione dll’Ucraìna in un clima da guerra fredda tutto europeo, e la continuazione della guerra economica contro di noi. E non solo economica, visto che comprende alcune operazioni migratorie precise e il terrorismo jihadista nelle metropoli più sensibili.

Chi va all’incasso

Dalla guerra condotta in Ucraìna hanno tratto vantaggio, oltre agli USA, la Turchia, Israele e i produttori energetici mediorientali, tranne l’Iran, ridimensionato che verrà affidato, come (neo)servo americano, al capò russo che già ha detto di sì al suo padrone.

Per questo, non prendiamo lucciole per lanterne: il riarmo europeo va bene a prescindere, ma è necessario che si operi perché conduca nella direzione di Schaüble.

La UE va rivoluzionata, non esaltata. Esattamente come non va contrastata nella sua unità, ma questa deve superare i sovranismi e trasformarsi in una coesione nazional-imperiale, in un sovranismo europeo.

Da questo siamo ancora lontani. Bisognerà non attendere che i tempi siano maturi, ma operare per facilitare ciò che per le generazioni giovani è ormai qualcosa di logico, normale, automatico.

Noi abbiamo sempre avuto ragione

Perché noi abbiamo avuto sempre ragione, l’abbiamo da oltre un secolo. È l’ideologia dei frustrati e dei servi rivoltati e inaciditi che serpeggia tra le nostre fila allargate dal fenomeno populista che ha sempre avuto e avrà sempre torto e che ha operato ed opera contro natura.

Non c’è granché da sperare nelle gesticolazioni dei 27 e dei loro partners, molto di più dalle necessità materiali dello scontro tra capitali che permettono un minimo di ottimismo. Questo per quanto riguarda l’incrocio anonimo tra meccaniche e dinamiche.

Ma quello che più va capitalizzato, soprattutto ora, è il sangue/spirito sprigionato dai volontari ucraìni, quella sorta di Progetto Erasmus bellico/umanitario che ha legato tra loro migliaia (e non scherzo) di giovani europei in sostegno dei loro fratelli aggrediti e, infine, la consapevolezza che si fa strada sempre di più che il tritacarne russo sia al servizio del tritacarne americano e, quindi, si può cogliere e attualizzare il messaggio manzoniano dell’Adelchi (l’uno con l’altro sul collo vi sta) che è quello del Risorgimento. Oggi Europeo.

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