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I fascisti vanno uccisi

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A Padova quell’inutile e brutale esecuzione brigatista

Padova, 17 giugno 1974
Nella sede dell’MSI di Padova, in via Zabarella, 24 tra le 9.30 e le 10 del mattino Graziano Giralucci è assassinato a sangue freddo insieme a Giuseppe Mazzola da un commando delle Brigate Rosse composto da 5 persone. La confessione della Ronconi ricostruisce così l’assassinio: Serafini avrebbe fatto il palo, Semeria guidava l’auto, la Ronconi in attesa sulle scale con la borsa per prelevare i documenti dalla sede dell’MSI, Ognibene e Pelli sarebbero entrati nella sede e, dei due, solo il Pelli avrebbe sparato a fronte di un tentativo di reazione di Mazzola e Giralucci. Nel 1988, durante il processo in Corte d’Assise di Padova, la disposizione di una nuova perizia balistica in ordine alla ricostruzione attendibile della dinamica degli eventi darà l’unanime conclusione che si è trattato di una spietata esecuzione stupida quanto inutile che non mancherà di suscitare polemiche all’interno delle stesse BR. Agente di commercio in articoli sanitari e giovane militante dell’MSI, appassionato di rugby e fondatore della società sportiva CUS Padova Giralucci lascia la moglie Bruna Vettorato e la figlia Silvia di 3 anni.
Le Brigate Rosse rivendicano la paternità dell’ assassinio con due volantini fatti ritrovare a Milano e Padova in una cabina telefonica il giorno dopo, a seguito di una telefonata alla redazione padovana de “Il Gazzettino”.

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