giovedì 18 Luglio 2024

I fellones alla nuova prociata

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Puntano su magistrati e democristiani per accontentare il padrone e far saltare l’autonomia energetica nazionale

Due mesi e mezzo di tempo. Poi Gianfranco Fini è convinto che il suo problema  sarà risolto da altri: Silvio Berlusconi verrà portato via dai nemici di  sempre, i magistrati. E’ questa la sola vera alleanza che Futuro e Libertà sta  cercando in queste settimane, nella convinzione che l’intervento delle toghe  sarà il grimaldello con cui fare saltare definitivamente il PdL e con esso la  seconda Repubblica.
Fini stesso ne ha parlato privatamente con i suoi uomini più fedeli. E noi,  raccogliendo privatamente la testimonianza di alcuni di loro, siamo in grado di  ricostruire lo scenario immaginato dal presidente della Camera e dalle sue  truppe. Per loro l’importante è arrivare a metà dicembre non dicendo mai  apertamente di bocciare uno scudo giudiziario per il premier, ma rendendolo  impossibile di fatto con un po’ di guerriglia e di melina parlamentare.
Il 15 dicembre – ne sono convinti- la Corte Costituzionale boccerà il  legittimo impedimento, che in ogni caso rappresentava uno scudo temporaneo  destinato all’estinzione. A quel punto il Cavaliere sarà nudo di fronte ai suoi  nemici più terribili.
I processi a Milano dopo tanto attendere metteranno il  turbo, e fioccheranno le condanne. Se anche Berlusconi a quel punto, capendo  l’antifona, marcerà diritto verso le elezioni giocando il ruolo da vittima  predestinata, almeno una condanna pesante arriverà prima del voto.
E Fini ne è convinto: questa volta la musica sarà diversa dalle altre campagne  elettorali. Anzi, ai suoi il presidente della Camera ha rivelato pure di più “Giochino pure con la casa di Montecarlo. Queste sono armi spuntate. Io ho la  smoking gun contro Berlusconi. Ma la tirerò fuori solo al momento opportuno.  Magari proprio al culmine della prossima campagna elettorale”. Naturalmente che cosa sia questa smoking gun è segreto ben custodito. Ma nelle truppe finiane  qualche ipotesi si sta facendo, basata magari su battute, allusioni o mozziconi  di frasi sentite pronunciare dal leader nei tempi più bui.
Sussurra uno di loro: “Io credo che Gianfranco possa giocarsi il suo ottimo  rapporto attuale con gli americani. Che – più volte lo abbiamo capito – sono  furiosi con Berlusconi per il gasdotto che ha realizzato con Vladimir Putin.
Anche a noi sono giunte voci e dossier che ipotizzano come quell’affare sia  tutt’altro che pubblico. L’ipotesi è che sia molto privato, con un piccolo  ruolo nel business per la Turchia di Erdogan. Certo, noi non saremmo in grado  di provare nessuna di queste voci. Ma se dessero una mano gli americani a  svelare quella proprietà reale, allora sì che sarebbe una smoking gun!”.

Nell’entourage finiano sono convinti che le elezioni anticipate siano un falso  problema: prestissimo o comunque assai presto Berlusconi 」se lo porteranno via i giudici”. Le immagini che circolano nel gruppo sono perfino truculente: “sarà  una cosa come la caduta di Benito Mussolini, perché l’Italia è fatta così:  quando i suoi beniamini cadono in disgrazia, tutti sopra come avvoltoi per  spolparli. Temo che il destino sia quello di una nuova piazzale Loreto. Ma non  si tratta solo del personaggio in questione, che potrebbe anche fuggire alle  Bahamas o a Santa Lucia, se lì- come sembra – ha tanti amici. Io non so cosa potrà accadere del suo impero industriale dopo. Perché è lì che si concentrano appetiti e desideri di vendetta”.

Questo si dice in privato nelle strette fila del piccolo gruppo di Futuro e Libertà. La consegna però è quella di non fare trapelare mai in pubblico una  parola di troppo sulle vicende giudiziarie di Berlusconi. Fino alla nausea  tutti all’unisono ripeteranno che “il premier ha diritto a governare” e di
essere disposti a valutare (mai però ad approvare nei fatti) una qualche forma  di scudo giudiziario per lui. C’è un rischio naturalmente: che le elezioni  arrivino prima dei tempi necessari alla magistratura.
I finiani non danno particolare importanza alla cosa. Se si dovesse andare
presto alle urne loro sono pronti a farlo da soli: “tanto abbiamo da difendere  solo una trentina di posti da deputati, non è difficile perché – sostengono loro – prenderemo  almeno fra il 6 e l’8 per cento dei voti”..
Per il Senato sono convinti di potere fare una alleanza tecnica limitata a quel voto con Casini “che alla Camera andrà da solo con la sua Udc”. In questo modo – sostengono – passerebbero la soglia fatidica dell’8 cento e potrebbero divenire  determinanti in parlamento. Anche Casini punterebbe su questo scenario, in grado di fare nascere i governi nel Parlamento e non nell’urna in modo
plebiscitario.
Se questo fosse la parola “ribaltone” scomparirebbe una volta per tutte dal gergo della politica. Se pure vincesse Berlusconi alla Camera, sarebbe  costretto a un’alleanza con Casini e Fini per governare. E a Futuro e Libertà basterebbe solo guadagnare il tempo necessario ai giudici per togliere  Berlusconi di mezzo una volta per tutte. Unico intoppo di questo piano di battaglia è proprio la campagna elettorale.
Per i finiani deve iniziare ora, al di là della data effettiva del voto: loro hanno bisogno di consolidare il partito. “Per farlo”, ammette uno dei  fedelissimi, “E’ necessario più che mai avere Fini a pieno tempo sul territorio.  Bisognerebbe davvero che lasciasse la presidenza della Camera. E chissà se la
casa di Montecarlo e Giancarlo Tulliani per questo non si rivelino presto i migliori alleati che abbiamo…”
Franco Bechis

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