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I leoni del deserto

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Sessantasette anni fa la drammatica epopea di El Alamein

“Scrivo in ricordo della battaglia di El Alamein iniziata venerdi 23 ottobre 1942, alle 20.45. Nomi carichi di storia antica scompaiono accanto a nomi meno illustri. Le fanterie della Pavia avevano un secolo, o poco più, ma risalivano ai reggimenti savoiardi dai nomi transalpini; la Brescia era nata dai volontari delle cinque e dieci giornate, la Bologna dagli arruolamenti veneti e romagnoli del 1859.
Non ne rimane nulla delle divisioni corazzate adolescenti Ariete e Littorio, nulla della Folgore paracadutista e neonata, che ha pagato il diritto alla fine con il più pesante tributo.
Catastrofe ingiusta, umiliazione di impotenza, simile all’angoscia del formicaio travolto dall’inondazione. Formicaio italiano è il deserto con pochi tedeschi. Ma rivivono anche pagine meno gloriose : le occasioni perdute, le deficienze dei comandi italiani e certi immeritati onori attribuiti al maresciallo Montgomery che  sconfisse Rommel a El Alamein.
La vera morte della Folgore è cominciata alle ore 2 del 3 novembre, con l’ordine notturno, improvviso, inatteso : abbandonare la linea Deir Alinda – Deir El Munassib – Quota 125 – Haret el Himeimat, quindici chilometri a ponente.
Il nemico non incalza subito, ma già al 4 le artiglierie tempestano le nuove posizioni. Alle 14 il tiro è sospeso, compaiono tre autoblindo con potenti altoparlanti che offrono l’onore delle armi e le lodi per il valore dimostrato, ma chiedono la resa e minacciano l’annientamento. I paracadutisti rifiutano e sparano. Il ripiegamento è ripreso. I pezzi sono trainati a braccia, molti camminano scalzi, si combatte per aprirsi la strada, crescono le perdite : si abbattono nella sabbia i feriti, i morti, gli assetati che non possono più camminare. All’inizio di ogni sbalzo molti non si rialzano più. All’alba del 6, nella regione di Deir el Serir, il IV battaglione viene annientato. Ormai il nemico è molto più avanti. Gli avanzi della divisione si stringono attorno ai battaglioni II, VII e IX. Il II è ridotto a 4 ufficiali e 40 uomini. Scorte esaurite, munizioni finite. Non un drappo bianco, non un braccio è stato alzato. La truppa passa in riga piangendo : ma è il pianto dei forti. Il ten. col. Mario Zenninovich, di antica famiglia dalmata, comandante del II battaglione, presenta la divisione schierata al colonnello Luigi Camosso, comandante del 187° reggimento, e, dopo l’attenti, dà la forza : ufficiali 32, truppa 272.
Il nemico rende l’onore delle armi ai prigionieri. Sono le 14,35 di venerdi 6 novembre 1942. I tre reggimenti, 185° artiglieria, 186° e 187°, vennero decorati di medaglia d’Oro al Valor militare.“
Arrigo Curiel c.c.IX Btg. 187° Rgt Divisione Folgore
Questa lettera è stata pubblicata sul quotidiano triestino Il Piccolo di venerdi 23 ottobre nella rubrica Segnalazioni, dedicata agli interventi dei lettori, da uno degli ultimi reduci dei giorni di El Alamein. Merita rilievo e rispetto questo Leone (vivo) della Folgore, la cui testimonianza, intrisa di un’epica vera e virile, traduce la realtà ed i valori di una generazione, o almeno della parte migliore di essa, la quale a sua volta generò la nostra. Nelle parole semplici di questo Junger de noantri, ormai quasi novantenne, non c’è retorica, ma dramma . Il tempo sembra non aver spento quel fuoco interiore che oggi, chi tenta di rimanere ancora vivo, continua a cercare.

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