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I leoni di Highbury

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A testa alta nella Perfida Albione

 


« Gli azzurri sono straniti e insieme furenti. Volano calcioni  sesquipedali. Nell’ area di Ceresoli avvengono scene di gladiatoria e  persino cinica violenza. Latita come sempre – quando fa caldo – il violinista Orsi ».

Non sapremo mai se fosse più bella la cronaca di  Gianni Brera o la partita. Non è rimasto nessuno. I Leoni di Highbury  sono da lungo tempo cenere in qualche luogo. Era una squadra vecchia già  il 14 novembre 1934: Luisito Monti aveva superato i 33 anni, e di fronte  aveva Matthews, non ancora baronetto e neppure ventenne; avevano passato i trenta anche Orsi, Ferraris IV che il c.t. Pozzo aveva sottratto al  biliardo dopo che la Roma l’ aveva messo fuori rosa, Allemandi che era  stato squalificato a vita e perdonato per aver venduto il derby di Torino per 25 mila lire (ne aveva pattuite 50 ma ne ebbe solo la metà;
il resto gli fu negato perché anziché truccare la partita, era stato il  migliore in campo). Il più giovane era il portiere, Carlo Ceresoli,  arrivato da titolare ai due Mondiali del ‘ 34 e del ‘ 38 senza mai  diventare campione come gli altri, eliminato da due infortuni a favore  di Combi e Olivieri. E’ stato risarcito con la longevità: se n’ è andato  per ultimo, nel ‘ 95, a 84 anni. A Highbury parò un rigore e prese tre gol. Una delle più grandi partite di tutti i tempi. Anche se non contava  nulla, e abbiamo perso. Anzi: « Privi di Monti fin dai primissimi minuti
e travolti all’ inizio dal gioco veemente e vertiginoso degli inglesi,  gli azzurri del Duce attaccano la ripresa a grande andatura, spiegano le insuperabili virtù della loro intelligenza e del loro stile e chiudono  la partita con un punteggio brillante ed un ardore meraviglioso », titolò sobriamente la Gazzetta dello Sport. Occhiello: « La vittoria della  squadra inglese è una vittoria di Pirro ». Fondo: « Atleti del fascismo ».
Il Duce in effetti tiene molto all’ amichevole con i perfidi maestri, e  ha dato disposizione a Pozzo, che non appartiene all’ antifascismo  torinese, di organizzare l’ amichevole a ogni costo. Gli inglesi si  avventano sui campioni del mondo. « Sanno di Monti che è un pericolo  pubblico, e forse badano di sistemarlo prima che possa fare danno anche a loro ». Luisito tenta di resistere con il piede spezzato, poi deve  abbandonare. Le sostituzioni non sono ancora state inventate. Brook,  Brook, Drake: tre gol in 12 minuti. « Si profila una Waterloo mortificante ». Intervallo. Nello spogliatoio italiano accade di tutto.
Pozzo arringa i calciatori evocando il sacrificio degli alpini sull’ Isonzo. Ferraris IV costringe il piemontese Ferrari («  geniale traccagno », otto scudetti, record che divide con Rosetta e Furino) e l’ argentino Guaita al rito romanesco poi ripreso da Sordi: « Dalla lotta chi desiste/ fa una fine molto triste/ chi si estranea dalla lotta/ è un gran fijo de mignotta ». Il secondo tempo è conseguente. « Calcioni,
spintoni, cravatte, sputi in faccia ». A fine partita il c.t. inglese  Cooch racconterà che il suo spogliatoio pareva un ospedale da campo.
Cala la nebbia, dalla sua porta Ceresoli non vede i due gol di Meazza, una botta al volo sotto la traversa e un colpo di testa su punizione di Ferraris IV, ma li sente dal boato di delusione del pubblico: sette  nazionali inglesi sono dell’ Arsenal, giocano nel loro stadio. L’ inviato del Corriere, Emilio De Martino, nota scozzesi in kilt e patrioti italiani in coccarda tricolore.(…)
Il calcio fu epica, è stato gioco, è affare (per le banche creditrici); la rovesciata di Parola, la figurina di Pizzaballa, il decoder, magari manomesso. Si esagerava anche allora. « L’ incontro di Highbury viene ricordato da tutti gli italiani in termini di retorica delirante » scrive Brera nella fantastica cronaca di un incontro cui non ha assistito;  « ammetto però di essermi esaltato a mia volta nell’ ascoltare Carosio ».
Come tutte le grandi partite, non è mai finita davvero. Conclude Brera
che « la nebbia fluttuante ha impedito ai miei interlocutori di controllare i gesti di Serantoni e Allemandi; e non è affatto escluso  che in tutto questo tempo possano anche aver pareggiato »
.
INGHILTERRA 3 2 ITALIA Londra (Arsenal Stadium, Highbury), 14 novembre
1934 Marcatori: Brook al 3′ e al 10′ , Drake al 12′ p.t.; Meazza al 13′
e al 17′ s.t.
INGHILTERRA: Moss, Male, Hapgood, Britton, Barker,
Copping, Matthews, Bowden, Drake, Bastin, Brook. All.: Cooch I
TALIA:
Ceresoli, Monzeglio, Allemandi, Ferraris IV, L. Monti, Bertolini,
Guaita, Serantoni, Meazza, G. Ferrari, Orsi. C.u.: Pozzo
Arbitro: Olsson
(Svezia)

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