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I numeri vanno letti

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Cosa ci dicono i dati della cosiddetta “seconda ondata”

 

Come ha dimostrato Bruno Vespa a Porta a Porta il 22 ottobre, e come ha confermato l’Iss, il 15% dei positivi al Covid che vengono dichiarati ogni giorno sono costantemente dei ri/positivi che vanno esclusi dal novero dei nuovi positivi.
Resta pertanto l’85% del dichiarato. Ma è solo l’inizio del ragionamento.
Sappiamo che il 94% dei casi “positivi” di questa nuova fase è composto da asintomatici o sintomatici lievissimi che non sono da considerare ospedalizzabili.  (E sorvoliamo sul modo assurdo in cui da noi vengono determinati i positivi come ci hanno spiegato i professori Bassetti e Palù, altrimenti i dati si assottiglierebbero notevolmente). Si noti, e non è un dettaglio, che prima di questa presunta “seconda ondata” non si andava a calcolare gli asintomaitici, anzi non si testavano moltissimi sintomatici, ragion per cui gli “aumenti esponenziali” di cui si straparla sono irricevibili in quanto non corrispondono assoltamente a niente: aumenti di che, se prima non s’idagava in tal direzione?

Le percentuali di allora e quelle di oggi: qualitativamente e quantitativamente diverse
Sicché tra i dati di allora quel 94% non c’era proprio, oggi invece non può essere ignorato.
Quindi, da quanto ammesso dall’Iss, delle cifre che ci davano allora per determinare l’incremento gironaliero, dobbiamo considerare come effettive l’85%, oggi addirittura il 6%!
Un 6% che si può interpretare sia da calcolare sul totale generale (quello che comprende il 15% dei ricalcolati) sia sul netto (che li esclude).
Questo ci dice che dei 16.072 casi del 22 ottobre vanno calcolati come nuovi reali casi sintomatici probabilmente 1.133, ma, volendo andare incontro agli allarmisti, diciamo che sono circa 1.200.
Un dato apparentemente assimilabile a quelli del 22 ottobre lo ritroviamo lo scorso 7 aprile quando i positivi registrati furono 1.627 che, tolto il 15% dei ricalcolati, sarebbero stati 1.354.
A questo andrebbero aggiunti gli incalcolabili sintomatici che, rimasti a casa, non poterono mai avere il tampone e di cui diversi erano sicuramente sintomatici. Ma fingiamo che non siano esistiti.
In quella data avevamo 28.718 ricoverati, di cui 3.792 in terapia intensiva.
Il 22 ottobre siamo arrivati in totale a 9.694 ricoverati di cui 992 in terapia intensiva.
Questo scarto dipende certamente dal pregresso al 7 aprile ma anche dalla ridotta aggressività del virus oggi.
Si aggiunga peraltro che molti dei ricoverati attuali, a differenza di allora, sono ricoverati sociali. Ovvero  dei senza tetto positivi o dei positivi che abitano in situazioni promiscue, gente che altrove, come in Germania, viene sistemata in alberghi.

Terapie intensive e affollamenti inutili
Anche per le terapie intensive c’è una differenza qualitativa rispetto ad allora, in quanto all’epoca ci si faceva entrare solo i casi disperati, in larga misura intubati, oggi vi si accede più facilmente e si ricevono cure migliori, ma a discapito di affetti da altre patologie.
I dati non sono tali da giustificare l’isteria. Eppure tutto scricchiola.
A questo contribuiscono, come ha fatto notare il professor Bassetti, tutti gli stupidi vigliacchi che intasano le strutture ospedaliere che stanno collassando anche perché a farsi i tamponi o richiedere il ricovero è gente che nel 50% dei casi non ne avrebbe bisogno ma è in preda al panico per il terrorismo mediatico e che, spesso, affiancando senza ragioni plausibili dei reali positivi, si contagia stupidamente.
Perché poi? Nella speranza di risultare negativa, che non significa niente perché potrà sempre diventare positiva anche solo un minuto dopo. Dovrebbe sperare esclusivamente di risultare asintomatica, quindi in possesso di anticorpi, se la follia gestionale non comportasse per gli asintomatici, i loro familiari, amici, colleghi, una quarantena del tutto inutile oltre che socioeconomicamente deleteria.
Malgrado l’isteria vigliacca e le conseguenze che comporta, palesemente la situazione non è però disperata e neanche propriamente drammatica. Preoccupante sì, perché con il freddo, le influenze eccetera, se non si cambiano radicalmente i modi di gestione dei contenimenti e dei ricoveri (e si potrebbe), è molto probabile che un sistema sanitario ampiamente sfasciato nel tempo e inadeguato al compito vada in seria sofferenza o anche peggio.
Nessuno però è un indovino in grado di prevedere quale sarà l’impatto epidemico dovuto al freddo, tutto può accadere: dal peggio al meno peggio.

Psicosi e incompetenza
Che si prenda atto della nostra inadeguatezza sistemica e si cerchino soluzioni preventive va bene, purché queste siano sensate, e sovente non è proprio il caso, e purché non comportino devastazioni a latere dei danni.
Che si alimenti l’angoscia psicotica però, e che si colpevolizzi la gente in quanto vive e, vivendo, alimenterebbe la pandemia, è inaccettabile.
Sarebbe ora che a decidere e a parlare ci fosse gente responsabile, seria e competente.
Ma è improbabile che il “popolo” ami conoscere le verità e sia in grado di affrontarle, meglio per i pastori di questo gregge, e meglio per lo stesso gregge, dare la caccia agli untori e far sfilare aspiranti pifferai magici.
Ci si farà male da soli e non la si smetterà di pianger se stessi.

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