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I misteri del video dell’orrore

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Il portavoce di Al Jazeera prende le distanze dal giornalista che ha diffuso i contenuti della cassetta.

«Mostrare il video dell’uccisione dell’ostaggio italiano non avrebbe aggiunto nessun valore informativo alla notizia della sua morte, dunque non lo abbiamo trasmesso e non abbiamo intenzione di cederlo a nessuno». Dal Qatar Jihad Ali Ballout, portavoce di Al Jazeera, ribadisce secco la posizione ufficiale della rete. Ma in Italia non si fermano le polemiche sulla decisione della tv satellitare di non trasmettere il video e, anzi, continua il «giallo» sulla videocassetta, sul suo contenuto e sulla frase che riporterebbe, ormai diventata simbolo della fine di Fabrizio Quattrocchi: «Ti faccio vedere come muore un italiano». E alle pressioni che giungono da più parti in Italia, Ballout risponde che «siamo spiacenti, ma dal momento che è stata presa la decisione di non mandare in onda il video, non sarebbe corretto mostrarlo ora, consegnarlo ad altri, o anche soltanto parlarne». Eppure, accurate descrizioni di quei 47 secondi sono state ripetutamente rilasciate, in questi ultimi giorni, a diversi giornali italiani da Emad El Attrache, definito come caporedattore e responsabile esteri di Al Jazeera. Il portavoce ufficiale dell’emittente smentisce:« El Attrache non è caposervizio né caporedattore: è un giovane giornalista della redazione di Doha, parla l’italiano e ora si trova con le sue dichiarazioni al centro dell’attenzione. È stato mandato per qualche giorno a fare reportage nel vostro paese, ma non ha l’autorità per parlare di questo video. Il caporedattore di Al Jazeera si chiama Ahmed Sheihk ed è l’unica persona, insieme al direttore generale Waddah Khanfar e a me, che ne sono portavoce, ad essere autorizzato a parlare ufficialmente a nome della tv. E la posizione di Al Jazeera è di non divulgare alcun contenuto o citazione dal video, poiché abbiamo deciso di non mandarlo in onda».

Dunque non avete intenzione di mandare in onda il video, ma non desiderate nemmeno commentarlo?

No. Abbiamo giudicato il video secondo i nostri principi professionali, una procedura che applichiamo a tutte le videocassette che giungono in redazione: viene valutata l’attendibilità della fonte da cui riceviamo il materiale e il contenuto informativo aggiuntivo che le immagini danno alla notizia. C’è una commissione editoriale guidata dal direttore generale che ha il compito di esaminare le videocassette. Le giudichiamo sempre dopo un’attenta valutazione caso per caso e tenendo conto del fattore umano. Ripeto: il video dell’uccisione dell’ostaggio italiano non aggiungeva in nessun modo alcun valore informativo alla tragica notizia.

E la frase riportata da tutti i giornali italiani: «Ti faccio vedere come muore un italiano»?

Non lo so. Non so da dove viene, non posso confermare né smentire la sua attendibilità. Quello che posso confermare è che Al Jazeera non ha divulgato alcuna citazione a nessun media italiano o di qualsiasi altra parte del mondo.

Nel caso del messaggio video di Antonella Agliana ai sequestratori degli italiani avete però creato la notizia, diventando in qualche modo parte della negoziazione.

Non vogliamo essere parte della negoziazione, svolgiamo il nostro dovere professionale mostrando tutti gli aspetti e i punti di vista su un avvenimento. Se svolgendo il nostro compito di giornalisti fossimo anche capaci di aiutare qualcuno, questo sarebbe senz’altro un bene. Ma non possiamo fare altro, né svolgere un compito diverso da quello che è il nostro dovere professionale di giornalisti.

Ma se il video dell’uccisione dell’ostaggio italiano vi fosse richiesto dalle autorità italiane a scopo investigativo?

Se accadesse dovremmo valutare la situazione. La nostra posizione è di restare indipendenti, fuori da ogni cosa che comprometta il nostro ruolo professionale. Detto ciò, non abbiamo problemi a discutere un caso del genere, se ci viene sottoposto: tutto deve essere giudicato a seconda del contesto e delle circostanze. Noi comunque abbiamo invitato alcuni me

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