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I sionisti cristiani in soccorso del Grande Israele

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Cosa c’è dietro l’alleanza fra la destra evangelico-fondamentalista americana e le pulsioni coloniali israeliane. Voci dal Texas In un congresso di repubblicani della Harris County, discusso per ore il diritto di Israele di fare ciò che vuole «per combattere il terrorismo»

Herbert Zweibon, esponente ebreo statunitense di primo piano e
presidente di «Americans for Safe Israel», è preoccupato. La sconfitta
subita da Ariel Sharon nel referendum nel Likud non è servita a
rallegrarlo. L’evacuazione, anche solo di una minima parte, delle
colonie ebraiche di Gaza rimane una possibilità e quindi rischia di
avere un impatto negativo sulla posizione dei cristiani evangelici,
ovvero gli alleati più stretti (e più potenti) dello Stato ebraico negli
Stati uniti. «L’alleanza tra questi cristiani e gli ebrei – ha spiegato
Zweibon – si fonda sul patto che Dio ha stabilito con il popolo di
Israele, in particolare il loro ritorno nella terra promessa. Se gli
ebrei ora rinunciano a quel patto, perchè mai gli evangelici dovrebbero
rispettarlo e, di conseguenza, perchè dovrebbero continuare a sostenere
Israele?». Zweibon ha perciò azzardato una previsione: «I cristiani
americani potrebbero sentirsi traditi e quindi decidere di divorziare da
Israele e, si sa, il divorzio spesso segna il passaggio dall’amore
all’odio». Quello di Zweibon è un grido di allarme probabilmente
esagerato. Ma i suoi timori indicano che le associazioni degli ebrei
americani temono gli effetti di una marcia indietro degli evangelici che

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