venerdì 19 Luglio 2024

Identitari senza identità

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Interroghiamoci perché ne vale la pena

Troppe volte si fa riferimento al periodo di “crisi “ che stiamo attraversando, analizzandone solo gli aspetti legati all’economia ed in generale all’impoverimento generale della nostra Nazione.
Poco, ci si sofferma  sulla vera natura “valoriale” della crisi che coinvolge l’intero apparato ermeneutico, di una società , come quella italiana di oggi, che soffre  di una generale crisi d’identità e di smarrimento generale.
Ciò è tanto più singolare, se si considera, che l’ambiente ha sempre analizzato certi passaggi storici, come il frutto di una decadenza dell’Uomo, della sua concezione e dei valori sacri di riferimento che ne hanno permeato la secolare esistenza storica.
Anche in termini politici, ciò comporta, sempre più spesso, che le iniziative appaiano , sia pur lodevoli in termini di intervento sul terreno “sociale”, ma  prive di  quello spessore “sacrale” che ne dovrebbero connotare il dispiegamento , sia in termini tattici che strategici.ZMentre in alcuni paesi europei, questo passaggio ha connotato grandi movimenti d’opinione come “Manif pour Tous “ in Francia oppure movimenti  neoidentitari , in particolare nell’est europeo, qui da noi, non si riesce a contaminare ed influenzare lotte che rechino in sé una forte radice identitaria contro lo snaturamento “etico” di un intero popolo.
Per evitare fraintendimenti, non si tratta di fare iniziative politiche confessionali, ma di riprendere nell’alveo di un movimento il più largo e composito possibile, un ruolo di avanguardia politica, anche e soprattutto sul terreno dei “valori identitari” contro l’aggressione etnocida, che passa dalla  nefasta teoria “di genere” che si vuol fare passare come “nuova pedagogia sociale” fin dalle materne, alla legge sull’omofobia o sull’introduzione dello “ius soli”, altri pilastri dell’annichilimento di ogni residua forma di comunità popolare.
In Francia , la mobilitazione popolare su questi temi , che ha coinvolto milioni di persone, di vario orientamento religioso e politico, è riuscita a bloccare le leggi in questione ed a creare una nuova consapevolezza identitaria nel solco della categoria dell’amico/nemico.
In Italia, le iniziative in questo senso, sono state estemporanee ma senza un raccordo con un movimento di popolo che si faccia carico di porre queste istanze come elementi caratterizzanti il dibattito politico, che  non si riduca ai bonus di 80 euro in busta paga…
L’attenzione ai temi sociali, è sacrosanta , ma sarebbe opportuno anche riprendersi  i concetti del  sacro,  del sangue e la mistica , senza i quali , è molto difficile creare identità ed invertire la rotta dell’individualismo, dell’egoismo mercantile e dell’ homo eoconomicus, che alberga in moltissime coscienze.
L’una cosa, poi, non esclude l’altra anzi le due azioni sono complementari per affrontare la modernità: si è “sociali” quando si è innervati del concetto di sacralità dell’azione e quando si pongono chiaramente sul tappeto “valori  altri” , in difesa dell’identità nazionale, a tutela della famiglia tradizionale , comunque legati ad una logica “comunitaria” rispetto a quelli dominanti  intrisi di  logica tesa a dividere la comunità in un mare di atomi impazziti, senza patria , senza distinzione di sesso, di ruolo genitoriale , di etnia.
Una riflessione in tal senso, nell’ambito identitario, forse andrebbe approfondita , in questo momento storico dove l’Italia, per una serie di fattori culturali e ambientali, sembra la nazione più impreparata ad affrontare tali sfide che ne mettono in discussione l’esistenza stessa di Nazione.

 

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