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Il bicchiere mezzo pieno

Dazi e vino

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Nei primi sei mesi dell’anno il mercato italiano ha registrato un +2,5% grazie al massiccio acquisto effettuato dagli importatori Usa prima dell’entrata in vigore dei dazi. Bene anche in Canada dove le importazioni italiane sono cresciute di quasi l’11%, beneficiando della sostituzione a scaffale dei vini statunitensi. Responsabile Nomisma: “Fondamentale per le nostre imprese iniziare a guardare a nuove aree geografiche di espansione”
Il mercato del vino italiano nel primo semestre del 2025 si è salvato grazie all’accumulazione di scorte messa in atto dagli importatori statunitensi prima che i dazi imposti da Trump entrassero in vigore. Il massiccio acquisto dei primi tre mesi dell’anno, precedente dunque alle imposte trumpiane, ha fatto sì che l’Italia segnasse un +2,5% nel primo semestre del 2025. Un segnale positivo anche se resta il problema di dover trovare un acquirente diverso dagli Usa nel prossimo futuro. I dati emergono dal Report Wine Monitor di Nomisma che ha fotografato la situazione delle importazioni di vino nei principali mercati mondiali fino a giugno, mettendo in luce l’assenza di un andamento univoco.

Cosa succede negli Usa
Negli Stati Uniti, che si confermano il principale mercato di riferimento del vino, i dazi hanno provocato un netto calo nel secondo trimestre del 2025. Se infatti fino a marzo la crescita delle importazioni aveva segnato un +22% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, la fine dell’accumulazione di scorte da parte degli importatori in vista dei dazi ha provocato una riduzione del -7% nel periodo aprile-giugno. Oltre a Usa e Italia, Nomisma Wine Monitor ha evidenziato le dinamiche dei principali 12 mercati mondiali che, complessivamente, fanno registrare +1,5% a valore e +2,1% a volume.

Nomisma: “Imprese italiane devono guardare altrove”
In attesa della pronuncia sulla legittimità dei dazi Usa non mancano gli elementi di preoccupazione per gli esportatori. “Il rischio di una contrazione del mercato statunitense – spiega il responsabile Nomisma Wine Monitor Denis Pantini – potrebbe avere un impatto significativo per l’export italiano, anche alla luce di un trend rallentato nei consumi interni. Per questo è fondamentale per le nostre imprese iniziare a guardare a nuove aree geografiche di espansione, consapevoli però che il processo di radicamento commerciale al di fuori dei mercati consolidati richiede tempi medio-lunghi, oltre che investimenti mirati e strategie di lungo respiro”.

Italia e Canada
I vini italiani pagano cara l’introduzione dei dazi anche in Canada, nonostante pure in questo caso nel primo semestre le importazioni siano cresciute di quasi l’11%, beneficiando della sostituzione a scaffale dei vini statunitensi: una ritorsione attuata dal Canada per l’introduzione dei provvedimenti tariffari che ha fatto crollare il mercato dei vini Usa del 65%. Altra performance molto positiva a valore si registra in Germania (+10,3% a valore), ma non nel Regno Unito con -7%, così come Svizzera, Corea del Sud, Norvegia e Cina, come risposta al rallentamento della domanda interna.

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