Tassos Sofoulis
Quando nel 2020 scoppiò la guerra in Ucraina, pochi di noi che hanno mantenuto la calma, capirono il significato della resistenza ucraina, ma allo stesso tempo avevano in mente anche uno scenario, quello peggiore. E infatti non si è trattato d’altro che del tradimento dell’Ucraina – che combatteva – da parte della cara “alleata” USA, che ha mostrato ancora una volta la sua vera natura, sotto la gestione istrionica di Trump.
La politica americana, come un novello Leviatano, ha strumentalizzato la volontà dei popoli Europei orientali di disimpegnarsi dalla Russia, che ha dimostrato che il suo spirito asiatico di espansione verso l’Europa non ha mai cessato di esistere, né sotto gli zar, né sotto Stalin, né sotto Putin. Il cuore meno noto della Russia, quello mongolo, è più vivo di quello europeo. L’Europa geograficamente costituisce il 10% di questa Federazione anche a livello culturale e di altro tipo.
Trump mi ha ricordato il presidente Bush, e più avanti lo chiarirò.
La politica americana nei confronti dell’Ucraina, potrebbe facilmente essere paragonata alla politica statunitense nei confronti dell’Iraq. Un tempo, l’Iraq era alleato degli Stati Uniti perché il governo baathista laico di Saddam Hussein, stava combattendo contro l’Iran sciita. Pertanto, gli americani armarono l’Iraq per colpire l’Iran rivoluzionario, e chiaramente per assicurarsi un paese come satelite in Medio Oriente, con l’obiettivo di ottenere il petrolio del Kuwait. Così, quando Saddam Hussein si allontanò dalla politica energetica, l’establishment americano, comportandosi da cowboy, bombardò Baghdad e, allo stesso tempo, riaccese gli squilibri sociali del Paese strumentalizzando i curdi, che alla fine ha sfruttato, invece di aiutare, come alcuni ingenuamente avevano creduto.
Se gli americani hanno “aiutato” l’Ucraina, lo hanno fatto perche si sono basati sulle dottrine di Kissinger e di Brezinski, entrambe favorevoli
all’intervento nell’Europa orientale. Ma avevano come obiettivo di controbilanciare il potere politico nei confronti dell’Iran. Dunque, una Ucraina “ostile” nei confronti dell Russia, venne inteso come conveniente per gli USA. Il sostegno all’Ucraina, non è stato certamente privo di costi, e lo stesso Zelensky ha dovuto calcolare tutto fin dall’estate scorsa, quando gli americani gli hanno dato la direttiva di non attaccare le raffinerie russe. Ed è facile capirla, fatta eccezione per i “trumpisti” senza cervello che sognano la pace nel mondo, quando la storia non ha mai prestato attenzione alle aspettative delle persone, come ha sottolineato Oswald Spengler.
Trump, da bravo uomo d’affari, da autentico supercapitalista, ritiene che una “pace” tra Ucraina e Russia, anche se ciò significa ridurre in schiavitù gli ucraini, sia l’unica via d’uscita, perché l’America vuole la ricchezza dell’Ucraina in minerali ed altro ancora. Il comportamento assurdo, e ridicolo di Vance e Trump, nei confronti del presidente ucraino, rientra nella mentalità della colonizzazione dell’Europa da parte dell’America, dove in collaborazione con ìl player suo partner della globalizzazione, la Russia, limiterà l’Europa e le produrrà una rinnovata immobilità nell’era post-Jalta, rinnovando il contratto del 1945.
Sottolineo che questa volta gli Stati Uniti, sono più insidiosi che nel 1990, perché si presentano sotto le mentite spoglie di una retorica anti-woke, che andrà comunque a vantaggio del deep state americano con l’obiettivo finale di promuovere i suoi interessi geopolitici. Quindi un’America revisionista nei confronti delle istituzioni, riuscirà a violare il cosiddetto “diritto internazionale” e intanto, in nome presunto della cultura anti-woke, agirà come un punitore mondiale.
Attraverso questa politica, l’Europa indebolita diventerà il capro espiatorio sia di Mosca che di Washington, e questo inaugurerà una nuova era, un “Nuovo Ordine delle Cose”, sulla scacchiera mondiale, e ciò non sarà altro che il ritorno dell’America come sceriffo del mondo. Zelensky ha sicuramente molti lati negativi come personalità e come politico, ma non possiamo in nessun caso accusarlo di codardia nel difendere la sua patria, nonostante questa sua politica abbia come punto di partenza la fusione tra tornaconto personale ed elementi di patriottismo. In nessun caso noi, come nazionalisti, possiamo accusare qualcuno che vuole difendere la propria patria, e certamente non possiamo celebrare la calunnia di Trump, che, da autentico supercapitalista, vuole una “pace” incondizionata, che gli garantisca risorse naturali.
Le forze che svolgeranno un ruolo di primo ordine in questo nuovo mondo, saranno le forze revisioniste. La pressione russa contro l’Ucraina, così come l’abolizione di fatto del diritto internazionale da parte degli Stati Uniti, rafforzeranno anche le varie sfere geopolitiche, come quelle della Turchia. Una Turchia che attraverso il suo neo-ottomanesimo nei Balcani, e non solo, cercherà di creare uno spazio vitale orientale che abbia come obiettivo Cipro, le isole dell’Egeo e altri luoghi che furono dell’Impero Ottomano. Dopotutto, lo abbiamo visto nella guerra in Siria, dove il MIT ha creato gruppi che hanno coordinato l’Esercito siriano libero, per rovesciare il presidente nazionalista Bashar Al-Assad, con l’obiettivo finale di installare un governo che, in realtà, serva gli interessi della Turchia e di Israele.
In seconda lettura, l’aggressione di Trump contro Zelenski, viene interpretata come una messa in discussione della volontà nazionale degli Stati e come l’arroganza della (rispettiva) superpotenza di fronte a qualsiasi sopravvivenza nazionale. Come aveva avvertito Carl Schmitt: “Se l’Europa non si dota di un proprio diritto, il secolo che verra, la troverà nuda”. Per questo motivo l’Unione europea ha pensato all’Euroesercito un po’ tardi, quando aveva riposto tutte le sue speranze nei burocrati da poltrona a Bruxelles, che non hanno mai lottato per la vera unità europea, che è dissanguata dal 1945.
In conclusione, l’Ucraina sarà la prima vittima europea del dopoguerra a subire perdite territoriali, questa volta più gravi di quelle del 2014, quando perse la Crimea. L’Ucraina occidentale cercherà di sopravvivere, ma la pressione esercitata sia dall’Occidente che dall’Eurasia, sarà tale da costringerla a umiliarsi. Le popolazioni russofone orientali che hanno scelto la guerriglia, diventeranno le detentrici del gas naturale della Russia, attraverso autonomie che potranno comunque essere messe in discussione in futuro, se dovessero essere prendere troppo sul serio.
La conclusione che si deve trarre è che, mentre gli imperialisti hanno distrutto il Medio Oriente, ora è il momento di fare la stessa cosa, come ad esempio fu fatto con Gheddafi, in quell’Europa, che ha dimostrato di non essere mai riuscita a rendersi indipendente dagli interessi di Jalta, e ora che se ne è resa conto, c’è il rischio che sia troppo tardi.