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Il cane rabbioso e l’addestratore

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Come dal 2014 la Russia ha servito i piani angloamericani contro l’Europa

Le responsabilità americane e inglesi nel vulnus ucraìno non sono affatto in discussione, anche se si sono espresse in modo molto diverso da quanto generalmente si creda e in modo così sottile da non essere state percepite lì dove realmente si situavano.
La propaganda ucraìna è meno rozza e ipocrita di quella russa, ma nessuno qui l’accetta come oro colato.
Le atrocità non possono stare tutte solo da una parte, ma ci sono sicuramente asimmetrie nella brutalità e, comunque, si verificano tutte in territorio ucraìno e in larga parte per opera di un esercito invasore.
Non ci sarà possibilità di assumere una visione critica ed equa se non si parte da questi punti fermi e se ci si appecorona alla vulgata russa che fa acqua da tutte le parti e, in tal modo, fa apparire la Nato, gli inglesi e gli americani come dei galantuomini quando sono invece, insieme ai russi, i responsabili di quanto accade, ai danni degli ucraìni e dell’Europa.

Il cane rabbioso e il suo addestratore
Il presidente filorusso Janukovyč era stato eletto nel 2009 grazie alla divisione dei candidati “occidentalisti”. Una divisione forse non innocente perché il 13 gennaio 2005 il Parlamento europeo aveva approvato quasi unanimemente (467 voti a favore e 19 contro) una mozione per instaurare stretti rapporti con l’Ucraina in vista di una possibilità di ingresso nella Ue.
Per ragioni diverse, sia gli Usa che l’Inghilterra avevano, ed hanno, interesse ad alzare la tensione per paralizzare l’apertura europea ad est e per indebolire il polo franco-tedesco.
Il loro migliore giocatore è sempre stato il russo, che nella sua rozza prepotenza e nella sua mai celata libidine di annessione di coloro che continua a considerare sudditi è il soggetto perfetto per alzare la tensione e procurare quel disordine in cui meglio si governano i traffici e le influenze.
Offrire ai russi la possibilità tangibile di addentare l’osso è come scatenare un cane rabbioso.
Farà da solo, e farà proprio come piace all’addestratore angloamericano.

I disastri ucraìni del governo filorusso
Mentre l’economia del Paese s’indeboliva, il rapido accrescimento di ricchezze che vide diventare miliardari i figli e i parenti prossimi di Janukovyč sfociò in insoddisfazione generale.
Il Presidente aveva intanto delocalizzato arbitrariamente alcuni comparti industriali ucraìni e aveva venduto territori agricoli ai cinesi che portavano la propria mano d’opera cacciando i contadini.
La misura era colma, ma il vaso traboccò quando si seppe che aveva rifiutato di firmare l’accordo di associazione dell’Ucraina all’Unione europea, in favore di un prestito russo (acquisto di titoli di stato per circa 15 miliardi di dollari) concesso da Putin, che legava ancora di più il Paese alla Russia.
Gli angloamericani avevano fatto bingo: un colpo all’Europa, il distanziamento tra russi ed europei e la nascita di una polveriera ucraìna. Non era stato difficile: per loro avevano fatto tutto i russi, da soli.

Il “golpe Nato del 2014” non fu un golpe e non fu della Nato
A novembre 2013 si verificarono una serie di proteste popolari contro il Presidente Janukovyč sfociate nell’occupazione di Piazza Indipendenza a Kiev.
A gennaio 2014 si verificarono violenti attacchi della polizia alle barricate erette dai manifestanti in Piazza Indipendenza e l’occupazione del Municipio di Kiev e del Ministero dell’Agricoltura, mentre il Parlamento votava dure leggi antiprotesta. Intanto le proteste dilagavano violente in tutto il Paese.
Il 25 gennaio si ebbero le occupazioni del Ministero dell’Energia e di Casa Ucraina, che venne messa a ferro e fuoco.
Il 18 febbraio le violenze dilagarono sanguinose con 28 morti, tra cui 7 poliziotti, e 335 feriti.
ll 20 febbraio manifestanti marciarono verso il Palazzo del Governo e del Parlamento. Si verificarono scontri armati tra dimostranti e polizia. A terra rimasero decine di persone uccise e centinaia di feriti. Janukovyč apparve in TV dichiarando che nel Paese era in atto un colpo di Stato con metodi nazisti, e affermando che sarebbe rimasto al suo posto. Ma il Parlamento che lo aveva sostenuto fino ad allora votò la richiesta di impeachment presentata dalle opposizioni che venne approvata con 328 sì, 0 no e 6 astenuti su 334 presenti sul plenum di 445. 135 deputati del Partito delle Regioni (quello del Presidente) non votarono.
Il “golpe della Nato” lo aveva fatto insomma da solo il geniale presidente: un autogolpe.

La guerra civile per  l’annessione
I russi fecero subito quello che ci si aspettava da loro: infiltrarono soldati senza uniformi e contractors in Ucraìna e provarono a far insorgere gran parte del Paese. Se la conquista militare della Crimea già in data 27 febbraio, riuscì pienamente, violando così gli accordi del Memorandum di Budapest, altrove malgrado la presa dei municipi con colpi di mano e l’assassinio di soldati e di eletti locali, abortì.
In parte del Donbass ufficiali e soldati russi, insieme a locali capi-mafia, riuscirono a impadronirsi però delle zone in cui formarono le autoproclamate Repubbliche Popolari (o Sovietiche) di Lugansk e di Donetsk.
Iniziò una guerra civile che in otto anni causò 14.000 morti in ambo i fronti, 11.000 dei quali in divisa. I bombardamenti di cui accusano gli ucraìni ci furono anche da parte pro-russa, le vittime sono equamente suddivise e va ricordato che la guerra non la scatenò Kiev ma dovette fronteggiarla.
Ovviamente la propaganda sempre sovietica di Mosca racconta altro, come ha fatto per la strage di Odessa su cui ci siamo già soffermati: https://noreporter.org/index.php/storiaasorte/28706-la-strage-di-odessa
La situazione non degenerò ulteriormente grazie all’azione diplomatica di Parigi e Berlino che si concluse con il Protocollo di Minsk del 5 settembre 2014.
Negli otto anni successivi alla proclamazione delle Repubbliche Sovietiche, che pur si trovano su di un territorio ricco e in un santuario della mala, oltre due milioni di cittadini emigrarono non in direzione della Russia ma verso il Nord-Ovest. Il che confermerebbe la tesi ucraìna per la quale i referendum indipendentisti organizzati dagli insorti furono truccati spudoratamente. Tesi che trova conforto nei sondaggi subito precedenti, organizzati proprio dal locale Partito delle Regioni, allora al governo, da cui emerse che gli indipendentisti erano meno di un terzo della popolazione locale.

La guerra d’invasione
Il resto è storia recente o attuale.
L’invasione russa ha fatto saltare l’intesa con Parigi e Berlino, ha riesumato la Guerra Fredda, agisce a tenaglia sull’Europa secondo i piani angloamericani. Del resto anche in Libia e in Mali Mosca si presta a questo gioco di Jalta da serie B in chiave anti-europea.
Sorprendono la mancanza di finezza e di soft power dei russi che non si curano di evitare e neppure di nascondere gli eccidi e i saccheggi, né di astenersi dal radere al suolo intere città come già fecero in Cecenia e in Siria. Le continue minacce atomiche che fanno pensare al romano “areggeteme che je meno” e il bombardamento di Kiev quando era presente il Segretario dell’Onu, tenuto conto della retorica terzomondista, multipolarista e ordoglobalista del Cremlino, lasciano perplessi sulle capacità politiche russe. Può, il Cremlino, far conto esclusivamente sul sostegno oggettivo che nella controinformazione occidentale gli danno le strutture di Stay Behind e sul libro-paga di testate e giornalisti? Specie da noi, servi di tutti, ci si affanna a sostenere la causa russa malgrado i russi, con emissioni tipo Zona (Lu)Bjanka, ma il loro impegno militante è arduo. Intanto, sullo sfondo, si consuma una specie di guerra civile nel seno della classe dirigente moscovita con tanto di oligarchi suicidi, famiglie incluse, e generali che muoino sorprendentemente come mosche. Non si coglie al momento quali siano i gruppi che si stanno facendo la guerra al riparo della guerra.
Per ora ci stanno guadagando, in modo diverso, Inghliterra, Usa, Turchia, India e Cina, l’Ucraìna è sacrificata, noi ci stiamo perdendo parecchio e la Russia per il momento sembra in preda a dilettantistica e autolesionistica follia. Poi, forse, i tempi le daranno qualche ragione sul piano pratico che però si fatica a intravedere. Perché? Per complicità mafiose e di bottino tra gli oligarchi russi e quelli occidentali? Ovvero per un accordo esplicito Putin-Biden come sostiene Ahmadinejad, o perlomeno tacito come sostengono gli analisti italiani, cinesi e indiani?
O per la rozzezza e i riflessi pavloviani del cane ringhioso scatenato dal padrone che si sarebbe fatto indurre a invadere con estrema facilità da provocazioni dilettantistiche angloamericane, come fanno capire gli analisti francesi?
In fondo poco cambia. L’ordine angloamericano in Europa e la salute della Nato potranno ringraziare a lungo lo storico alleato/rivale russo che si appresta a festeggiare l’anniversario della vittoria contro noi europei che la sua massa di carne da cannone, con finanziamento e armamento americano, ha determinato. Questo consentì il varo dell’ordine di Jalta che, sia pure in modo rivisto, corretto e ridotto, Mosca sta riproponendo oggi con sommo gaudio inglese e americano.

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