sabato 20 Luglio 2024

Il complotto viene alla luce

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Strauss-Kahn fu eliminato per le ragioni che avevamo segnalato. Ed ora abbiamo i dettagli

 

Mentre Ophelia, la cameriera vittima del “presunto” stupro, torna in tv a confermare la sua versione dei fatti, l’affaire Strauss-Kahn rivela un vero e proprio complotto ai danni dell’allora direttore del FMI. La pista da seguire porta all’Eliseo, ai russi e infine a Washington. In un gioco di fumo e specchi per la costituzione di un Nuovo Ordine Mondiale
A due mesi dall’arresto di Dominique Strauss-Kahn, la “vittima” di quello che si è presto sgonfiato come un caso di stupro, Nafissatou Diallo, meglio conosciuta come Ophelia, è tornata a parlare in pubblico, a una conferenza stampa. Lo scopo dell’esternazione della cameriera è ancora una volta cercare di ribadire la “propria” verità, nel tentativo di ricucirsi addosso quella credibilità che le menzogne e le contraddizioni avevano smentito.
Affiancata dai suoi legali e sostenitori, Ophelia ha accusato i Media di averla “profondamente offesa, dicendo di me di tutto, parole cattive e volgari”. Al di là della compassione che può suscitare la donna, le bugie e il tentativo di ricatto ordito contro l’allora Direttore del Fondo Monetario Internazionale hanno ormai screditato la sua testimonianza, rivelando ben altri scenari dietro all’apparente caso di violenza.
Lo scandalo sessuale che ha investito come un uragano l’ex direttore del Fondo Monetario Internazionale la dice infatti lunga sui metodi utilizzati dall’alto per liberarsi degli “ostacoli” anche qualora questi siano stati allevati in seno alla stessa elite. Coloro che perdono fiato a inveire contro i “complottisti” hanno avuto modo di essere sbugiardati e di vedere come, nel caso di DSK, si organizza un vero complotto.
Ora, la firma è chiara, ma molti stenteranno a decifrarne la matrice. Cerchiamo di fare un po’ di luce sugli eventi che ormai sono noti: il presunto stupro a New York della cameriera del Sofitel seguito dall’accusa di molestie da parte della scrittrice francese Tristane Banon, la cui tentata aggressione risalirebbe però al 2003.

DSK chiede l’abbandono del dollaro
Lo scandalo è scoppiato proprio a New York dove DSK era atterrato per incontrare, tra i vari appuntamenti, l’economista premio Nobel, Joe Stiglitz.
Strauss Kahn si era già macchiato agli occhi dei Bilderberg, della colpa di aver pubblicamente invitato il FMI a virare a sinistra per venire incontro ai bisogni dei cittadini, raccogliendo la stima di Stiglitz, noto per le sue teorie “anti-globaliste”, che applaudì il suo intervento definendolo un “sagace” leader dell’FMI.
Ma la colpa più grave di DSK sarebbe stato l’invito ad abbandonare velocemente il dollaro per evitare che i conflitti interni al sistema finanziario mondiale travolgessero i mercati internazionali: «non solo è necessario abbandonare il dollaro, ma occorre anche agire con urgenza perché i conflitti all’interno del sistema finanziario mondiale potrebbero trascinare nel caos il mondo intero».

Dalla Grecia a Cipro
Stiglitz non ha mai fatto segreto della sua posizione a riguardo. L’economista ritiene che il Fondo Monetario Internazionale, perseguendo il cosiddetto “Washington consensus” e appoggiando la deregulation finanziaria e la fede illimitata nei liberi mercati, non protegga le economie più deboli né garantisca la stabilità del sistema economico globale, facendo invece gli interessi del suo “maggiore azionista”, ovvero gli Stati Uniti, a discapito delle altre nazioni.
Il fatto che gli USA siano riusciti in extremis a trovare un accordo per evitare il default non mette al sicuro le economie globali. Dopo la Grecia stiamo infatti assistendo anche al rischio di fallimento del quarto Paese dell’euro in ordine di tempo, che rischia ora di dover ricorrere a prestiti comunitari: Cipro. Alla situazione economica si è aggiunta una crisi di governo che ha portato al rimpasto e che ha fatto paragonare il baratro verso il quale sta scivolando l’Isola al periodo del golpe nel 1974.
Alla luce di questa catena di fallimenti, DSK aveva cercato di far cambiare rotta alla politica del FMI, conversione che era stata accolta con plauso da economisti progressisti come Stiglitz ma non certo dai membri del Club Bilderberg che potrebbero aver ordito un monito per metterlo a tacere e sostituirlo con uno dei loro più fedeli membri, Christine Lagarde, guarda caso già ministro dell’economia sotto l’acerrimo nemico di DSK, Sarkozy…

La svolta auspicata del FMI
Ma andiamo per gradi.
In un articolo, La svolta del FMI , Stiglitz osservava pochi giorni prima dello scandalo sessuale: «La riunione annuale di primavera del Fondo Monetario Internazionale è stata notevole nel demarcare gli sforzi del Fondo per distanziarsi dai suoi dogmi di lunga data sul controllo dei capitali e sulla flessibilità del mercato del lavoro. Sembra che un nuovo FMI stia gradualmente, e cautamente, emergendo sotto la leadership di Dominique Strauss-Kahn. Poco più di 13 anni prima, alla riunione del FMI a Hong Kong nel 1997, il Fondo aveva tentato di rettificare il suo statuto in modo da dare una maggiore libertà di movimento alla liberalizzazione del mercato dei capitali. La tempistica non poteva essere peggiore: la crisi dell’Asia dell’Est stava emergendo, una crisi che era per larga parte il risultato della liberalizzazione del mercato dei capitali in una regione che, a causa dell’elevato risparmio, non ne aveva alcun bisogno. Quella spinta fu incoraggiata dai mercati finanziari occidentali e dai ministri delle finanze dell’Occidente che li hanno serviti tanto fedelmente. La deregulation finanziaria negli Stati Uniti fu la prima causa della crisi globale che scoppiò nel 2008 e la liberalizzazione del mercato dei capitali contribuì a diffondere questo trauma “made in the USA” in tutto il mondo […] La crisi ha dimostrato che i mercati liberalizzati e senza regole non sono né efficienti né stabili».
Come ha fatto notare Mike Whitney, DSK stava cercando di indirizzare l’FMI verso «una direzione più positiva che non richiedesse alle nazioni di lasciare libero l’ingresso alle devastazioni del capitale straniero che entra con rapidità – per spingere in alto i prezzi e creare le bolle speculative – e se ne va altrettanto velocemente, lasciando alle spalle il flagello dell’elevata disoccupazione, del crollo della domanda, delle industrie in bilico e della recessione».
Strauss-Kahn aveva infatti dichiarato le sue linee guida nel cambiare il paradigma del FMI nel discorso tenuto presso il Brookings Institution: «Il lavoro e l’uguaglianza sono le fondamenta della stabilità economica e della prosperità, della stabilità politica e della pace. Questo deve essere il cuore del mandato del FMI. Deve essere posto al centro dell’agenda politica».
In un discorso presso la George Washington University, DSK aveva inoltre analizzato luci e ombre della globalizzazione dichiarando: «La globalizzazione ci ha dato tanto, ma ha anche un lato oscuro, un baratro sempre più grande che separa i ricchi dai poveri. Ovviamente abbiamo bisogno di una nuova forma di globalizzazione per prevenire che la “mano invisibile” dei mercati scarsamente regolati diventi un “pugno invisibile”».
Ora iniziate a intravedere invece la firma del “pugno invisibile” sferrato a Strauss-Kahn per affossarlo e impedirgli di candidarsi all’Eliseo?

Le modalità del complotto
A tradire Ophelia e a rimettere in libertà DSK è stata una telefonata della donna in dialetto fulani al suo compagno in prigione, al quale avrebbe raccontato «Non ti preoccupare, lui è ricco, ho un piano». La telefonata, le numerose contraddizioni nella testimonianza sull’accaduto e alcune bugie sul suo passato hanno screditato la versione della cameriera – che ha legami con il traffico di droga e il riciclaggio di denaro – e portato alla scarcerazione dell’ex Direttore del FMI, ma non hanno chiarito però le modalità del complotto: chi c’era dietro tutto ciò? Ha organizzato tutto Ophelia per ricattare Strauss-Kahn? Difficile. Aveva dei complici al Sofitel? Probabile, una mail rintracciata dalla polizia di Xavier Graff, direttore per la gestione dei rischi del gruppo Accor, che è proprietario del Sofitel, recita: «Al Sofitel NY siamo riusciti a “far cadere” Dsk». Che cosa intendeva Graff con questa missiva? E a chi era rivolta esattamente? Il direttore della gestione rischi del gruppo Accor si è difeso cercando di liquidare la mail come uno “scherzo”, ma, data la sua posizione, non ha convinto le autorità.
I sostenitori di DSK hanno inoltre evidenziato «le molteplici e sorprendenti connessioni tra il gruppo francese Accor, proprietario della catena alberghiera Sofitel, e il gabinetto del presidente della Repubblica [Sarkozy], e funzionari di polizia dipendenti da Claude Guéant suscitano interrogativi tra i cittadini francesi», gettando ulteriori ombre sulle prossime presidenziali francesi.

Russi o Eliseo?
Praticamente impossibile rintracciare i mandanti del complotto. Che sia tale non lo crede solo la vittima, DSK. A sostenerlo i compagni di partito e numerosi giornalisti apartitici.
Le chiacchiere che si erano diffuse come sempre sul web all’indomani dell’arresto si sono consolidate come più che sospetti. Il comportamento paranoico di Strauss-Kahn nelle settimane precedenti l’arresto aveva messo in allarme i colleghi e gli amici intimi. In primavera aveva iniziato ad avere dei presentimenti su un possibile attacco orchestrato proprio “da Guéant” e aveva adottato l’abitudine di fare telefonate personali su una scheda telefonica criptata.
Il 28 e 29 aprile a colazione con due giornalisti di Libération, Strauss-Kahn aveva raccontato loro di temere che volessero “eliminarlo” politicante simulando uno stupro in un parcheggio: ad accusarlo sarebbe potuta essere una donna «cui si prometterebbero 500 mila euro o 1 milione per inventare la storia».
Il presentimento si sarebbe rivelato quasi esatto, con l’eccezione del luogo: una suite d’albergo invece di un parcheggio.
L’indomani, il 30 aprile, DSk si sarebbe confessato con un altro deputato socialista, Claude Bartolone al quale avrebbe raccontato di voler lasciare l’incarico non appena risolta la crisi greca: temeva che “qualcuno” lo volesse eliminare, forse i russi, essendo «Putin vicino a Sarkozy», ipotizzava DSK. Il collega uscì da quell’incontro “traumatizzato” pensando che DSK stesse diventando paranoico. Che choc scoprire che il “copione” riportato dal candidato all’Eliseo si sarebbe avverato da lì a poco!

Se il nemico fosse Washington
Ma alla pista russa per eliminare un candidato forte troppo scomodo a Sarkò, si aggiunge quella americana che trova appigli nella conversione politica di DSK e nel suo successore, Christine Lagarde.
Washington – con gli USA allora ancora sull’orlo della bancarotta – avrebbe avuto interessi a sabotare la nuova politica del FMI, in particolare per gli aiuti alla Grecia e all’euro.
All’America fa comodo che l’euro non sia forte, o, come ha spiegato Webster Tarpley: «oggi assistiamo ad un attacco speculativo nei confronti della Grecia, della Spagna, del Portogallo, dell’Irlanda con l’idea di aggiungere poi anche l’Italia e altri paesi ancora. Questo attacco è motivato innanzitutto da considerazioni politiche: la debolezza del dollaro. L’autunno scorso quando il dollaro scendeva praticamente ogni giorno, ci fu una presa di coscienza all’interno dell’elite della City di Londra e soprattutto di Wall Street che per salvare il dollaro direttamente non c’era niente da fare. L’unica strategia per evitare il crollo del dollaro era di provocare preventivamente un crollo dell’Euro e quindi fa apparire il dollaro come un porto sicuro nella tempesta generale. E quindi hanno cominciato a ragionare: come si fa per attaccare l’Euro».
A confermare la tesi di Tarpley un articolo pubblicato il 26 febbraio 2011 dal Wall Street Journal che riportava di un incontro riservato in un’abitazione di Manhattan, ospitato della ditta finanziaria Monness, Crespi, Hardt & Co. Gli ospiti – spiega Tarpley – «erano i rappresentanti dei più grandi hedge funds. In particolare, c’era il rappresentante del Soros Fund Management LLC, David Einhorn, presidente della Greenlight Capital Inc., Donald Morgan, Presidente dell’hedge-fund Brigade Capital, il rappresentante di SAC Capital Advisors LP ed altri. I commensali si sono trovati d’accordo che era iniziata una fase di crisi non solo del debito pubblico, non solo della Grecia ma di tutti i paesi. Voglio porre l’accento sul “tutte”.
Questo vuol dire la Gran Bretagna, gli Stati Uniti, il Giappone, Cina. Nessuno escluso. Nessuno è immune da questo attacco.
L’intenzione è di fare della Grecia il primo esempio e poi di generalizzare questo contagio verso altri […] L’intenzione è di favorire un cannibalismo speculativo generalizzato…».
Questa strategia, secondo Tarpley, verrebbe attuata grazie ai «derivati finanziari, Credit Default Swaps. Strumenti che servono per giocare al ribasso dei titoli (tipo i Buoni del Tesoro) emessi dai paesi-vittima per finanziare il proprio debito di bilancio. In questo contesto l’economia della Grecia, il deficit della Grecia, gli introiti dello stato greco – le cui manchevolezze sono state invocate dalla stampa mondiale, dai rappresentanti degli hedge funds, dagli istituti di ratings come la causa della crisi – sono in realtà solo minuscoli pretesti.

L’idea che si può bloccare l’attacco furibondo di questi hedge funds e delle grandi banche istituti finanziari “risanando” il bilancio e attuando una feroce austerità contro la popolazione del paese preso di mira dalla speculazione – tutto questo è irrazionale.
L’assalto speculativo di questi hedge funds non è motivato dalla necessità di tagliare la sanità o le pensioni per “riequilibrare” le finanze di un paese. Questa è semplicemente un’operazione orchestrata per colpire secondo un piano preciso e per fare grossi profitti».

Bilderberg dietro il complotto?
Il tentativo di salvare la Grecia e di stabilizzare l’euro da parte di Strauss-Kahn potrebbe avere in questo senso scombinato le carte delle lobby di Wall Street portandole a orchestrare un complotto per screditare il Direttore del FMI? Ma oltre alle lobby finanziarie di Manhattan, chi si cela dietro questa strategia di “cannibalismo speculativo generalizzato”?
Secondo Tarpley con lo scopo di provocare la bancarotta di stati sovrani tramite gli hedge funds Si vorrebbe il ritorno alla “libertà” del signore feudale di disporre come vuole dei suoi soggetti.
L’idea propugnata da queste lobby finanziarie sembra essere che fra breve le banche vinceranno e gli stati nazionali sovrani saranno schiacciati.

L’oligarchia finanziaria
L’arresto di DSK è avvenuto il 14 maggio 2011, quasi un mese prima dell’incontro a San Moritz del Club Bilderberg che avrebbe dato la sua “benedizione” a Christine Lagarde come successore al FMI.
Che il Gruppo avesse scaricato DSK si vociferava da tempo.
Alla riunione di San Moritz, tra le varie tematiche si è parlato – come mi ha riferito personalmente Daniel Estulin – del destino della Grecia, che si vorrebbe uscisse dall’euro. Lo scopo è che l’oligarchia finanziaria sostituisca la democrazia dei diversi stati sovrani.
Mi preme sottolineare però che con “oligarchia finanziaria” non s’intende una cospirazione pluto-giudaico-massonica – accusa che ci è stata già rivolta in precedenti saggi insieme al rimprovero di ricorrere a toni “antisemiti” per il riferimento a dinastie della Nobiltà Nera o per l’operato del Mossad: le elite che mirano a destabilizzare le economie mondiali per cambiare il paradigma finanziario e politico degli stati sovrani non sono di destra o di sinistra, né composte solo da ebrei, cattolici o musulmani. Al vertice di questa piramide oligarchica, non contano le differenze di sangue, razza, religione o altro. Lo scopo è comune e comprende diversi membri di diverse etnie, culti etc. Il fatto che la maggioranza delle famiglie che detengono il potere finanziario – soprattutto americano – sia ebrea, non deve spostare l’analisi dello scopo che perseguono queste lobby all’antisemitismo. Non tutti gli ebrei sono sionisti così come non tutti i membri del Club Bilderberg o degli Illuminati sono ebrei. Che poi i Rahm, Lagarde, Geithner, Obama etc siano sionisti per convenienza o per credo famigliare (come Emanuel Rahm), senza necessariamente essere ebrei è un’altra faccenda. Siamo noi che ragioniamo ancora secondo vecchi schemi culturali che ci portano a dividere tutto in “noi e gli altri”. In tal modo – è la strategia del Divide et Impera a cui abbocchiamo di continuo – non saremo mai in grado di coalizzarci contro il nemico comune.

Fallimenti pilotati
Più in generale, lo scopo dell’oligarchia finanziaria è, come spiega Tarpley, che la politica economica venga «trasferita dagli organi di governi eletti a quelli formati da pianificatori finanziari, facendo in modo che l’economia dipenda totalmente da loro, con l’indebitamento pubblico creando un enorme rischio per il libero mercato per i prestiti che divengano interessi. Il ruolo della BCE, FMI, BM, Banca dei Pagamenti Internazionali, la FED ed altri organismi di supervisione finanziaria sono stati creati per assicurare che i banchieri siano pagati. Il mondo di oggi è guidato da sistemi monetari non da sistemi di crediti nazionali. Se sei intelligente non vuoi un mondo governato da un sistema monetario».

Perché Christine Lagarde
La scelta del successore alla direzione del FMI è avvenuta a San Moritz. La decisione è caduta su uno dei membri del Gruppo, Christine Lagarde.
Già ministro sotto il governo Sarkozy dal 2007 al suo insediamento al FMI, pochi conoscono però il retroterra politico all’interno del quale si è formata.
Brillante avvocato, specializzata in diritto sociale, venne assunta nel 1981 dallo studio legale Baker & Mckenzie a Chicago – città nella quale crebbe “politicamente” anche Barack Obama – dopo aver essersi distinta come stagista presso l’ufficio del deputato William Cohen, che da lì a poco venne nominato Segretario della Difesa sotto il Governo Clinton.
Nel 1995 venne nominata Presidente del consiglio di amministrazione dello studio.
Nel 2005 entrò a far parte del Consiglio per il Controllo della multinazionale olandese ING Groep, una delle società finanziere più importanti al mondo. Nello stesso anno fu nominata Ministro delegato al Commericio nel governo Dominique Villepin.
Christine Lagarde occupa il quinto posto nella lista di donne d’affari europee secondo il Wall Street Jorunal ed è entrata a fare parte più volte della classifica delle donne più potenti del mondo secondo la rivista Forbes.
Ma non è nel suo curriculum come avvocato che va rintracciata l’origine del suo potere all’interno del Gruppo Bilderberg.

Verso una governance mondiale
La Lagarde, infatti, militava nel Center for Strategic & International Studies (CSIS). Nel seno di questo think tank, co-presiedeva insieme al mentore di Obama, Zbigniew Brzezinski la commissione Action USA/UE/Polonia, che si occupava in modo particolare del gruppo di lavoro Industrie della Difesa USA-Polonia (1995-2002) e delle questioni riguardanti la liberalizzazione degli scambi polacchi.
Nel 2003 divenne inoltre membro, dentro il CSIS, della Commissione per l’Amplificazione della Comunità Euro-Atlantica insieme al suo caro amico Brzezinski.
Membro ormai fisso da anni del Club Bilderberg, Lagarde si è distinta negli anni passati per la sua teorizzazione della necessità di introdurre una nuova moneta unica di scambio. La sostituzione del dollaro non avverrebbe così, come invece chiesto da Strauss-Kahn, con l’euro o un’altra valuta, ma con l’introduzione di una nuova moneta unica mondiale. A questa proposta si affianca il principio per cui si dovrebbe istituire una governance mondiale, ovvero l’instaurazione del Nuovo Ordine Mondiale, propugnata dai colleghi del Gruppo Bilderberg.
Ora, con la sua elezione a capo del FMI, forse, gli sforzi dei Bilderberg per l’introduzione di un Nuovo Ordine Mondiale prenderanno un’accelerata imprevista…
 

 

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