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Il derby del Sinedrio

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Soros e Bannon si sfidano per vedere chi riuscirà a manipolarci di più per conto dello stesso padrone

Le elezioni europee del 2019 saranno decisive per il destino dell’Unione. E per questo, i grandi patrocinatori delle diverse visioni del continenti, hanno iniziato a tessere la la loro trama-.
Due i principali leader “culturali”di questo scontro: George Soros e Steve Bannon. Uno, il potentissimo magnate ungherese naturalizzato americano, a guida di Open Society. L’altro, il creatore di Breitbart e leader della campagna elettorale che ha visto trionfare Donald Trump. I due americani guidano gli opposti schieramenti europei.
Bannon si pone nel solco dei movimenti sovranisti europei. Ha contatti con tutti e vuole trasferirsi nel Vecchio Continente per aiutare la sua idea di “internazionale sovranista” che sconfigga quella parte di mondo liberal che è stato l’obiettivo di Trump. Ma dall’altra parte, Soros può contare su una rete lobbistica che non ha eguali in tutto il continente.

Come scritto da Italia Oggi, la Open Society del magnate ungherese rappresenta uno strumento di propaganda e di lobby potentissimo ,in grado di influenzare notevolmente la politica europea. “Sulla home page del suo sito sono indicati, con encomiabile trasparenza, i vari settori nei quali si è impegnata nel 2017, spendendo 940,7 milioni di dollari. La fetta maggiore è andata alla «pratica democratica e diritti umani» (28%), seguita da: governance e progresso economico (17%), riforma della giustizia e stato di diritto (16%), uguaglianza e anti-discriminazione (14%), salute (10%), istruzione (8%), giornalismo e informazione (7%). A conti fatti, la Open Society di Soros è la seconda più grande fondazione filantropica degli Stati Uniti, dopo quella di Bill e Melinda Gates”.

Obiettivi filantropici che non nascondono anche chiari obiettivi politici. La storica avversione verso il comunismo si è infatti oggi orientata verso il cosiddetto populismo. E Soros colpisce tutti i movimenti considerati affini a questa galassia. Le sue idee di società aperta, multiculturale e senza frontiere mal si conciliano col vento sovranista che spira sull’Europa. E per questo è già corso ai ripari. L’Europarlamento pullula di politici legati in qualche modo a Soros o che la sua Open Society considera “affidabili”e, come ricorda Italia Oggi, dall’elenco scoperto da un sito di controinformazione spuntarono i nomi di 14 italiani, di cui 13 del Partito democratico e una, Barbara Spinelli, nella lista Tsipras.
Gli altri nomi, come ricorda il sito, sono “Brando Maria Benifei, Sergio Cofferati, Cecile Kyenge, Alessia Mosca, Andrea Cozzolino, Elena Gentile, Roberto Gualtieri, Isabella Del Monte, Luigi Morgano, Pier Antonio Panzeri, Gianni Pittella, Elena Schlein, Daniele Viotti”. Lega, Movimento 5 Stelle, Fratelli d’Italia e Forza Italia assenti da questa lista: nessuno dei loro europarlamentari risultava nell’elenco di persone ritenute “affidabili” da Open Foundation.

Ma avere Soros vicino non è detto che sia una garanzia di vittoria. In realtà, negli ultimi anni tutti i suoi amici hanno perso. Hillary Clinton è un esempio eclatante, ma anche le sconfitte dei socialdemocratici in tutta Europa, Germania e Italia in testa, sono un segnale chiaro. La situazione è cambiato. E i miliardi della Open Society non sembrano avere grande effetto sull’elettorato europeo. Ma sono comunque dati da non sottovalutare.

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