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Il Giappone alla fascista

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Anche nell’economia

Il Giappone è pienamente in campo per affrontare le sfide dell’innovazione di frontiera e padroneggiare le tecnologie che stanno definendo i nuovi standard dell’industria, delle telecomunicazioni, dei rapporti di forza e, in un certo senso, della geopolitica del futuro. La frontiera infinita dell’innovazione non è dunque terreno di caccia solo per i giganti, Cina e Stati Uniti: anche Tokyo ha ben in mente le dinamiche che stanno alimentando l’accelerazione dell’innovazione in vari campi, dall’intelligenza artificiale al 5G.

Nella giornata dell’8 febbraio un’interessante conferenza sul modello giapponese di partecipazione alla corsa all’innovazione è stata organizzata in forma digitale dall’Open Innovation Platform del Tokyo Institute of Technology, uno dei più avanzati ambiente di riflessione sul tema del Paese nipponico. Il Tokyo Tech International Open Innovation Symposium 2021, le cui sessioni sono fruibili online, ha mostrato la resilienza di un modello con cui il Paese del Sol Levante intende competere in un mondo che vede il Giappone desideroso di recuperare quelle posizioni di front-runner nella corsa all’innovazione che lo hanno visto punto di riferimento agli albori dell’era informatica e su diverse applicazioni tecnologiche capaci di diffondersi nella vita quotidiana (dall’elettronica alla domotica).
Nel corso del meeting diversi accademici provenienti dalle più quotate università giapponesi e imprenditori del calibro di Kazuhiko Toyama, alla guida di Igpi (Industrial Growth Platform, Inc.), e Eric Yuan, fondatore di Zoom, hanno mostrato l’impatto delle più recenti innovazioni nel campo del data mining, della creazione di algoritmi dall’alto potenziale computazionale e della predizione di scenario per calcolare efficacemente fattori come la possibilità di una diffusione del contagio di Covid-19 nel Paese in base alla mobilità nazionale, l’andamento del Pil nipponico, i trend socio-economici sulla base dei “sentimenti” mostrati dalle persone nelle loro interazioni.

Il nome stesso del simposio segnala quale sia la strategia che il Giappone intende mettere in atto: l’open innovation è la strada alternativa rispetto al dirigismo politico della Cina e al modello market-led degli Stati Uniti, che pure in certi campi (vedasi 5G) stanno cercando di cogliere le prospettive di un’azione ibrida. L’innovazione “aperta” sfrutta le sinergie tra attori pubblici, settore privato e istituzioni non politiche (come le accademie) per valorizzare gli ecosistemi di innovazione e creare una massa critica di brevetti, start up “incubate” e innovazioni che il mercato può cogliere e mettere a sistema, valorizzando al contempo il capitale umano dei loro creatori. In sostanza la strategia politica ed economica seguita dal Giappone negli ultimi anni ha puntato a far riscoprire al Paese la lezione dell’era della ricostruzione post bellica, quando sotto l’ala protettiva del Ministero per il Commercio Internazionale e l’Industria Tokyo promosse la nascita di un’efficace cultura imprenditoriale in cui il governo con la spesa pubblica promosse una forte innovazione industriale in campi come  l’acciaio, l’energia elettrica, la cantieristica, l’elettronica di base, l’automotive facendo sì che al sostegno nazionale si associasse una forte cultura imprenditoriale capace di coltivare all’interno delle singole aziende i modelli virtuosi e la creazione di brevetti e innovazioni.

Il caso Toyota, con la nascita del modello di miglioramento continuo (kaizen) dei processi è istruttivo; in un certo senso, l’innovazione aperta mira a ricreare, adattandola alla fase di impetuosi e torrenziali cambiamenti dell’era presente, quell’atmosfera e a permettere al Paese di coltivare ecosistemi di sviluppo tecnologico ed imprenditoriale autonomi. Deloitte ha segnalato in un report l’ampia e complessa strategia che i governi giapponesi hanno, negli ultimi anni, promosso: crediti d’imposta per l’innovazione, sostegni alle tecnologie abilitanti, incentivi per la promozione dello sviluppo e dell’occupazione in aree strategiche, sostegni diretti a chi contribuisce al capitale di hub e aziende coinvolte nei progetti di open innovation.

Hashi Consulting ha segnalato alcuni dei progressi più importanti fatti dal Paese, tornato tra le nazioni-guida dell’innovazione su scala globale: aziende come Ntt, Fujifilm, Denso Corporation hanno aperto negli anni progetti di open innovation e nel corso del tempo la spinta verso le nuove tecnologie e l’apertura di nuovi settori, dalla logistica intelligente alla telemedicina, è apparsa come una soluzione a problemi consolidati del sistema Paese nipponico, che vanno dall’invecchiamento della popolazione alla carenza di manodopera. Quesitoni che non diventano fardelli gravosi per un Paese che ha scelto di virare ancor di più verso l’economia della conoscenza. E se negli anni a venire anche Tokyo saprà mettere in campo campioni nazionali in grado di rivaleggiare con le compagnie dominanti nei settori-guida dell’innovazione, dalla telefonia al 5G, un’ulteriore avanzata sarà stata compiuta da una nazione che è ancora molto lontana da quel declino cui molti, dopo gli scorsi decenni di stagnazione, la ritenevano condannata.

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