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Il giorno del contentino obbligato

Martiri ed esuli di serie C

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Giorno del Ricordo, sì, ma per molti è il giorno dell’ipocrisia o dello sdrucciolo pensare.

80 anni di vergogna nazionale ai quali 21 anni fa fu offerta la sola riparazione di un Ricordo. Verso gli infoibati, verso le vittime del genocidio italiano, fischiettando sulla vile accoglienza di chi si era salvato, lasciandosi indietro la terra, la casa, la gioventù e i cari trucidati o scomparsi.

C’è chi ricorderà che furono uccisi anche innocenti, dando per implicito – e spesso per esplicito – che non fosse un delitto infoibare o fucilare gli italiani di fede fascista.

C’è chi attenuerà l’orrore criminale delle bande titine pretendendo che fossero state l’effetto di un odio etnico precedente. Asserendo con ciò che fu colpa nostra e che antiche italiche terre le avremmo rubate noi.

C’è chi parlerà appunto di bande titine, così facendo ometterà che erano comuniste. E, scordando la criminale e strategica infamia massacratrice dei comunisti, ignorerà peraltro che non fu l’intera popolazione slava a partecipare al genocidio italiano.

Chi non potrà fare a meno di ammettere che furono comunisti si barricherà dietro a distinguo e attenuanti. Perché, si sa, alla fin fine i crimini dei comunisti avevano per responsabili i fascisti. O erano fascisti come metodo. Così insegna la Lubjanka e così ripetono, a pappagallo, i miserabili.

Infine si scorderanno che il tanto decantato Pertini fu compagno di Tito e concesse una decorazione italiana all’uomo che aveva comandato e guidato il genocidio istriano e giuliano-dalmata.

Con tutti questi distinguo e tutte queste omissioni verrà celebrato frettolosamente un Ricordo che non è un ricordo.

E poi, in fretta, verrà l’11 febbraio

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