Riflessioni sulla decapitazione del Re
Centoventidue anni fa, il 21 gennaio 1793, a Parigi, il re Luigi XVI veniva ghigliottinato in quella piazza che successivamente Napoleone avrebbe ribattezzato della Concordia, nell’intento di pacificare i francesi con la loro storia, proprio al fine di espiare quel parricidio.
La maestà, la calma, l’imperturbabilità, con le quali il sovrano andò al patibolo impressionarono la folla assetata di sangue e segnarono una grande vittoria morale dell’altezza sulla bassezza.
Quella grandezza riscattò tutti i disastrosi errori commessi dal monarca, che era stato ingenuo, forse perché, come indica etimologicamente il termine, di buona e giusta natura. Un re che, educato da un precettore illuminista, l’abate Fénelon, credeva nell’utopia della bontà degli uomini, in quella della democrazia e provava vergogna del potere assoluto. Così, per cedimenti alle altrui brame, andò nel precipizio in cui sprofondò l’intera Francia,
Come si era giunti fin lì
A scatenare quella che poi divenne la rivoluzione fu il tentativo di ripagare il debito statale, contratto durante la guerra d’indipendenza americana, che aveva consentito alla Francia di scavalcare l’Inghilterra per il primato mondiale di potenza, e aggravato da una stagione infausta per clima e raccolti. Il progetto di tassare una tantum, i beni esenti da imposte di nobiltà e clero, scatenò la reazione di queste due classi e provocò la crisi che si sarebbe concretizzata negli Stati Generali.
A quella crisi, la mancanza di autorità e di polso fece conseguire una vera e propria anarchia che vide per protagonisti i gruppi organizzati, i club come si diceva allora, un misto di logge massoniche e di associazioni di categoria.
Per dirla alla Guénon, il Caos generò altro Caos destinato a sua volta a farsi divorare dal Caos.
Napoleone, che di sicuro non era un monarchico legittimista, così commentò l’assalto alle Tuileries che rese la monrachia ostaggio degli oligarchi e dei demagoghi: “Che coglione! (in italiano) Avrebbe douvuto far sparare su quella canaglia”.
Ma la buona natura del Borbone prevalse e quel sangue risparmiato allora si riversò moltiplicato per mille e mille nei mesi successivi.
Quella cesura tra re e popolo
L’errore esiziale del re fu dunque morale, nel senso di eccesso di moralità. Fu però anche un errore politico. L’istituzione della monarchia francese, fin dai tempi delle insorgenze più o meno fortunate (da Étienne Marcel a Giovanna d’Arco) si fondava sull’alleanza tra il re ed il popolo, a contenimento delle mire e dei soprusi degli oligarchi. Da quando l’istituto monarchico era divenuto effettivamente solido, grazie a Richelieu, più volte aveva rischiato di venire travolto dalle sedizioni dei potenti. Dalla Fronda che aveva messo in pericolo la vita del Re Sole ancora bambino, fino alle sfide a Luigi XV che costui, forse il migliore monarca della storia francese, aveva saputo vincere ripetutamente.
Convinto di non dovere usare il pugno duro, Luigi XVI si era rappacificato con gli oligarchi e aveva lasciato l’amministrazione a quelli che, in senso lato, si chiamavano magistrati.
Costoro però, pur agendo nel nome del re, perseguivano gli interessi di classe. Ciò finì col produrre due risultati nefasti: sciogliere l’alleanza monarca-popolo che era stata la sostanza del regno per un secolo e mezzo, e concedere licenza e arroganza ai cortigiani e alla borghesia emergente.
Molto più tardi il presidente Mitterrand avrebbe avuto a dire “I magistrati sono stati la causa della perdita della monarchia, ben presto lo saranno di quella della repubblica”.
Emuli del Terrore
Una coincidenza, che forse non lo è. Esattamente cento anni fa, il 21 gennaio 1921, a Livorno, venne fondato il partito comunista. Per un partito che perseguiva le idee di guerra civile, di insurrezione dal basso e che coltivava il bagno di sangue come qualcosa di propiziatorio oltre che rivoluzionario, scegliere la data che rimandava al parricidio, alla distruzione dell’organicità e al ghigno sordo della folla informe, ubriaca di follia, la data di nascita non poteva essere migliore.
Non si dimentichi che dal settembre del 1918 in Russia era attivo il “Terrore Rosso” che aveva preso quel nome ispirandosi appunto alle orge di sangue e di sub-umanizzazione che la decapitazione di Luigi XVI esprime in modo compiuto e assoluto.