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Il santuario jihadista

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Se in Italia ci sono i comandanti, a Nizza c’è la truppa

Un ragazzo pakistano sta ordinando un pezzo di pizza al taglio in Rue Meyerbeer. È in coda davanti a altre due persone. Passa un militare bardato da guerra e gli punta il dito verso la bocca: è un gesto strano. Il ragazzo si alza la mascherina, il militare prosegue la marcia affiancato a un collega. Nizza è fatta di due città separate. La prima la conoscono tutti.
Anche se adesso si stenta a riconoscerla. Sta nei viali del centro storico, è questo Casinò con le porte sbarrate, gli alberghi che hanno già mandato via i camerieri. Caffè chiusi, tavolini delle brasserie legati alla catena.
Lungo la Promenade des Anglais resiste solo un negozio di souvenir che ha la fortuna di vendere tabacchi, quindi può stare aperto perché è considerato un servizio essenziale. Oggi sul lungomare si incontrano i nuovi militari dell’ operazione «sentinelle» voluta dal presidente Macron: da 3000 a 7000 soldati impegnati in Francia per il controllo del territorio.
Molti sono arrivati in Costa Azzurra per scongiurare nuovi attentati, due di questi sono piazzati davanti alla basilica di Notre Dame e tengono i mitra impugnati. Guardiani della Francia. I cittadini di questa parte di Nizza si ritrovano qui davanti ogni sera per cantare la Marsigliese. È venuto l’ imam Abdelkader Sadouni per dire che anche lui, in questi giorni, è cristiano.
Continuano a arrivare gli amici del sagrestano Vincent Loquest e delle signore Nadine Devillers e Simone Barreto-Silva, le tre vittime del terrorista armato di coltello.
C’è un custode incaricato di aprire la cancellata, ogni volta che qualcuno vuole depositare un mazzo di fiori sul sagrato. La basilica è chiusa per ragioni di sicurezza. Ma domani verrà aperta, seppur blindata. «Sono stata convocata per il coro alle 18», dice la signora Linda S. «Non potrà entrare il pubblico, ma verrà celebrata comunque la messa. Ci sarà anche la televisione nazionale. Io credo che sia giusto, non dobbiamo arretrare. È un giorno importante per i cristiani, anche se non sarà facile entrare dopo quello che è successo, perché adesso abbiamo paura».
Questa è la Nizza che conoscono tutti. Ma a sette minuti d’ auto c’ è il confine oltre il quale incomincia l’ altra città. La strada per arrivarci è tutta dritta e in salita, costeggia l’ argine del fiume Paglione e punta verso l’ autostrada di cui, da lontano, si vedono i viadotti alti sulla montagna. È Boulevard Pasteur la frontiera. A quel punto, in sequenza: carcasse di auto bruciate, rifiuti, camper, bambini che si lavano alla fontana, desolazione. Fino a arrivare ai grandi casermoni squadrati del quartiere L’ Ariane.
Sta in alto. Domina la valle. Incombe sull’ altra città. È da questa banlieue che è partito il 10% dei jihadisti andati a combattere in Siria. «Cosa vuoi qui?», dice un ragazzino appena ci vede arrivare davanti al «Teatro Lino Ventura». Sono almeno in quindici lì fuori, nessuno indossa la mascherina. I due bar di fronte sono aperti nonostante il lockdown. In questa città vige un’ altra legge.
Malgrado il commissariato di polizia e il passaggio di camion che vanno a imboccare l’ autostrada, a L’ Arianne nessuno è benvenuto. «Non la mettiamo la mascherina, sono tutte cazzate!», se la ride un altro ragazzino con la tuta nera. Sono di origine magrebina, immigrati di seconda e di terza generazione. Due donne stanno frugando in un bidone dell’ immondizia, un uomo fa pesi in mezzo alla strada.
C’è una piccola coda nel negozio di frutta e verdura. Ogni auto viene subito segnalata, tanto che al secondo giro ti vengono incontro e ti fanno segno di andare. Anche questa frattura, anche questo isolamento, anche questa miseria è la Francia.
È in questa città doppia e separata che il terrorista di Notre Dame, Brahim Aouissaou, arrivato dall’ Italia ha trovato nel giro di due giorni quattro contatti, tante sono le persone che la gendarmerie ha fermato con il sospetto di complicità. Il sindaco Christian Estrosi da giorni usa parole molto forti. «Dobbiamo fermare questi islamo-fascisti».
«Nessun diritto per i nemici della legge». «Servono armi e leggi speciali per abbattere il nemico». Se chiudere le chiese è stata una decisione del governo centrale, è stato il sindaco di Nizza a firmare l’ ordinanza che da ieri ha chiuso i parchi e i giardini pubblici. Anche i cimiteri sono presidiati, aperti con orario limitato. Per la prima volta a Nizza, la città divisa a metà, per portare un fiore sulla tomba dei propri cari bisognerà passare accanto a militari armati.

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