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Il tempo è galantuomo

Ma pochi se ne accorgono

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E ora ridiamo.
Quelli che “No Nato” adesso affermano candidamente che avevano scherzato e che, pertanto, il loro tifo per la Russia non aveva mai avuto nulla a che fare con la nostra indipendenza.
Ma tu guarda un po’….

Non c’era da aspettare poi tanto
Sotto i ponti ne è passata di acqua, e purtroppo di sangue, a oltre ventuno mesi dall’invasione russa dell’Ucraìna. Tutto quello che prevedemmo subito si è verificato punto per punto, senza varianti: il popolo ucraìno ha respinto l’offensiva nemica che doveva chiudere la guerra in pochi giorni; il fronte si è stabilizzato; la Russia si è indebolita sia come popolazione che nei rapporti con la Cina, perdendo gran parte del suo prestigio internazionale; gli Stati Uniti hanno lesinato gli aiuti a Kiev e continuano a “consigliare” un armistizio che assicurerebbe le risorse del Donbass a Mosca, impedendo che ne usufruisca l’Europa. Nel frattempo, e anche questo lo avevamo previsto, gli americani hanno concesso ai russi di destabilizzare il Sahel e di aprire così le dighe per fare affluire in Europa migranti subsahariani ed è intanto iniziata una guerra sociorazziale in Francia, mossa dalle banlieues, che hanno ricevuto sotto banco qualche arma destinata in Ucraìna e si sono gettate a capofitto nello schema di tensione lanciato immediatamente prima da Zemmour, con un sostegno finanziario impressionante e sospetto, in particolare per la tempistica.
Intanto Hamasrael in una tragicommedia poderosa ha confermato sfacciatamente le complicità interne tra la dirigenza israeliana e i terroristi jihadisti e quelle esterne tra Russia, Israele, petromonarchie, Stati Uniti. In particolare le spartizioni energetiche e le collusioni in materia si sono esplicitate senza freni, permettendo, a chi mette assieme i dati, d’inquadrare l’offensiva russoamericana in Ucraìna in un contesto maggiormente comprensibile.
Ci si avvia così all’epilogo che avevamo previsto dei conflitti che sono serviti a comprimere la ripresa europea, avviata fin dal 2016 e che dal 2022 viene soffocata in logiche da Jalta 2.0.

Stavano solo scherzando
Per mesi le “opposizioni” hanno sbraitato contro la Nato, sostenendo che la Russia ne fosse la nemica(!) e i Brics (perché poi i Brics?) l’alternativa, e hanno passato una porzione delle loro vite, evidentemente non particolarmente intense, ad accusare di “atlantismo” chi condannava l’invasione di una nazione europea. Accomunati in queste litanie troviamo: diversi relitti di passati remoti di cui hanno mantenuto una memoria frammentaria e selettiva; ambienti legati finanziariamente o per subordinazione alla Russia e/o alla Gladio (insieme appassionatissimamente); reti d’interesse economico (dalle associazioniste in Russia o Donbass, alle mafiose); formazioni d’internazionalismo comunista; fondamentalisti “religiosi” reazionari che hanno confuso Lenin con San Bernardo e Kadyrov con Codreanu.
Ma adesso che la polemica non infervora più e che la guerra ad est è in secondo piano, ora che tutti sono infine sicuri che gli americani stiano facendo pressioni per fermare gli ucraìni – cosa che ventuno mesi fa li faceva ridere – viene fuori che in realtà non intendono affatto uscire dalla Nato, ma solo aiutarla a indebolire l’Europa.
Parliamo ovviamente di chi ha qualche velleità politica e non dei singoli rivoluzionari e-cloud che possono tranquillamente continuare a lanciare slogan a vuoto, e non si capisce perché non abbiano ancora proposto d’invadere Washington e Londra. Ma, quando ci si sposta di un solo millimetro dal delirio al rapporto con la realtà, è evidente che tutti coloro che non hanno come obiettivo una forza unita e sovrana europea, non hanno con ciò alcuna prospettiva concreta di uscita dall’Alleanza Atlantica.
Così recita ad esempio la presa di posizione dell’ultimo conato pseudopolitico sul Sunset Boulevard, la Cosa GrigioRosa fondata sabato scorso da Gianni Alemanno in viscerale pulsione antieuropea: “Si propone di rivedere l’atteggiamento di sudditanza dell’Italia nell’Ue e nella Nato senza uscirne”.
Soprassediamo sulla presunta sudditanza dell’Italia nella Ue, che è un luogo comune, ma che altro non è se non l’incuria italiana; notiamo innanzitutto che l’opposizione “indipendentista” alla Meloni si pone come traguardo di fare esattamente la politica del Governo Meloni!
Sottolineiamo che non vogliono uscire dalla Nato. Il che è perfettamente coerente con il loro percorso di vita. E, comunque, a prescindere da questo, è l’unica conclusione possibile di chi parte da pregiudiziali euroscettiche che sono sinonimo concreto di servitù di Jalta. L’albero è nel germoglio e se il germoglio è guasto…

Il tempo è sovente galantuomo
anche se pochi se ne avvedono perché difettano di memoria e di concentrazione. Ventuno mesi fa affermai che bisognava mettere immediatamente fine alla guerra portando l’Europa a svolgere un ruolo di mediazione nella fermezza, il che necessitava l’invio di truppe a comando integrato, e fuori dalla Nato, a difesa di Kiev. Questo avrebbe indotto Mosca a riflettere e a trovare un terreno d’intesa. Abbandonare l’Ucraìna non era ammissibile, né da un punto di vista morale né da quello politico, perché avrebbe significato concedere tutto l’est europeo a un comando angloamericano e mettere fine alla visione unitaria. L’alternativa “opportunistica” di rifiutare il sostegno all’Ucraìna in cambio di gas e petrolio, oltre ad essere spiritualmente una pezzentata, non era neppure praticabile.
Era una nuova fase di guerra all’Europa e bisognava tenere botta.
Chi sosteneva Mosca – dicevo – negando o sabotando così ogni ruolo protagonista europeo e accettando il bipolarismo per le plebi, stava rafforzando proprio quella Nato contro cui sbraitava, tra l’altro raramente per un ragionamento compiuto e sovente per una mitizzazione astratta.
Per mesi sono stato infastidito da tafani de’ noantri che mi davano dell’atlantista perché difendevo l’Europa e l’Ucraìna, e liquidavano tutti i dati del mio ragionamento con sorrisini ebeti o definendoli argomenti campati in aria per celare la mia scelta di campo. Come se io avessi mai celato una scelta di campo o mi fossi vergognato di uno strappo o di un’accelerazione.
Vada per gli eroi che hanno passato una volta un semaforo con il rosso e che boicottano lo Zio Sam non bevendo giammai la Coca Cola. Ma oltre a questi cazzutissimi guerrieri ci sono stati anche personaggi d’area che si sono permessi di venire a postare sul mio profilo accuse di atlantismo. Personaggi che avevo difeso in passato proprio dalle accuse che ritenevo infondate di intelligenza con ambienti Nato e perfino un ex sindaco che fece sfilare per Roma le jeeps americane che avevano “liberato” la città e addebitò alla guerra fascista le colpe del bombardamento di San Lorenzo. Un antiamericano doc!
L’estremamente divertente è che nessuno di quelli che hanno lanciato tali anatemi è stato oggetto di macchinazioni e false accuse da parte di un plenipotenziario della Cia e di tre servizi atlantisti, come invece è accaduto a me. Ma ovviamente non lo sanno, come solitamente non sanno quasi nulla di cui straparlano con toni perentori e apocalittici.
Il tempo comunque ha dimostrato chi stava con la Nato e chi, come me, no. E ne sorrido.
I miei ragionamenti erano e restano improntati sulla potenza e indipendenza europea e sulla rottura degli schemi. I loro, volenti o nolenti, sono schemi incapacitanti, di chiusura in una gabbia, che negano ogni via d’uscita. E infatti terminano con un eloquente “senza uscirne”.

Il tempo ha dimostrato
chi sono gli atlantisti, che non sono esclusivamente quelli che si definiscono filo-americani. E ha confermato che la sola alternativa è europea, in una vera e propria terza posizione.
Si faccia avanti ora qualcuno che, su posizioni diverse, non sia stato e non sia tuttora, volente o nolente, sempre e comunque un servo della Gladio. Sarà bene accetto nel nostro, ristrettissimo, club di uomini liberi che si dimostrano tali ancora e sempre.

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