sabato 21 Dicembre 2024

Il Bene contro il Male L’ERA POST-ATLANTICA

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In questi ultimi anni è stato intrapreso un indirizzo radicale in materia di relazioni internazionali, corso seguito peraltro anche in altri ambiti.

Dal 1993-194 sono state abbandonate le vecchie regole del gioco internazionale, e siamo entrati in un’era che potremmo definire “post-atlantica”. Stiamo assistendo in effetti ad un dissolvimento di tutto un sistema di cui l’Alleanza atlantica era il cuore; di questa dissoluzione gli Stati uniti si sono presi la responsabilità in prima persona esigendo dai loro alleati un comportamento da vassalli. Tale crisi del legame transatlantico è strettamente connesso all’avvento di un mondo nuovo. In questo mondo nuovo le linee di battaglia sono meno internazionali che transnazionali. La geografia non è più fondamentalmente definita da frontiere nazionali, cosicché la divisione tra politica di sicurezza interna ed estera tende a sparire. I colpi decisivi non si producono tra le civilizzazioni (che non sono realtà di potenza, ma piuttosto crogioli di idee-forze), ma contemporaneamente al loro interno e su scala globale. Dappertutto si assiste all’affermazione di forme di potere transtatali o non statali, all’interno di uno spazio che non è più arborescente, ossia composto da organizzazioni tradizionali, ma ‘rizomico’, ossia composto da reti decentrate. Alla guerra fredda è subentrata la pace calda; al mondo bipolare, una globalizzazione in cui gli Stati uniti rappresentano la forza principale, ma la cui logica profonda è l’essenza tecnoeconomica e finanziaria, poiché è caratterizzata soprattutto dal dominio planetario della Forma-Capitale. Gli americani hanno sempre pensato che i loro valori ed il loro stile di vita siano superiori agli altri e che essi siano universalmente validi. Sin dalle loro origini, hanno sempre pensato di avere la missione di diffondere questi valori e di imporre questo stile di vita sulla superficie della terra. Da sempre credono alla divisione morale binaria del mondo: Da sempre ritengono di incarnare il Bene e immaginano, per riprendere i termini del presidente Wilson, che “l’infinito privilegio” che è stato loro riservato è di “salvare il mondo”.


Il movimento verso l’unilateralismo e l’egemonia viene dunque da lontano. Come ha detto l’ex ministro degli affari esteri Hubert Vedrine, “non è George Bush che ha inventato la lotta del bene contro il male. È vecchia quanto l’America. “Ma di recente questo movimento ha subito un’accelerata, col risultato che “i miti fondatori della nazione americana si sono trasformati in politica americana operativa”. L’equipe che è arrivata al potere con George Bush associa in effetti due diverse correnti. Il primo è quello dei fondamentalisti protestanti, iperreazionari e populisti, appartenenti ad un movimento “jacksoniano” il cui capofila era Billy Graham e che oggi è rappresentato da uomini come Pat Robertson, Franklin Graham, Paul Weyrich, Ralph Reed e Franklin Graham. Sono loro che hanno permesso a George W. Bush di essere eletto. La seconda corrente è quella dei “neoconservatori”, spesso ex uomini di sinistra, molto legati all’estrema destr

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