venerdì 19 Luglio 2024

Il Crocefisso in aula

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Ora che gli animi si sono un po’ placati, è il caso di porsi qualche domanda sulla questione del Crocefisso di Ofena.

Ora che gli animi si sono un po’ placati, è il caso di porsi qualche domanda sulla questione del Crocefisso di Ofena.


La prima è: chi ha mosso Adel Smith ? Perché se il suo scopo era quello di minare la cristianizzazione, quantomeno formale, delle nostre scuole, il men che si possa dire è che si è preso molto male e che il suo disegno è miseramente fallito.


Difatti, chi volesse sperare di abolire il Crocefisso dai luoghi pubblici (come praticamente deliberato da una delle tante leggi astruse della UE), dovrebbe chiamare in campo la laicità della Repubblica e non di certo la sensibilità offesa dei figli degli immigrati. Ché la risposta comune, al di là dalle sensibilità religiose, è ovviamente: “se ne stessero a casa propria”. Tant’è che un sondaggio di questo fine settimana ha attestato che l’80 % degli Italiani vuole che rimangano al loro posto i Crocefissi: una percentuale di sicuro più larga di quella che si sarebbe registrata se la discriminante fosse stata posta tra laicità e clericalismo.


La seconda domanda è: quale effetto comporta questa sceneggiata ? L’Italiano medio, sentendosi minacciato da un’immigrazione invadente e, in questo caso, arrogante e sfrontata, tende a fare quadrato su quel poco che gli resta, dunque anche su una religione sentita in modo assai lieve.


Dunque reagisce. E non sempre in modo ottuso, adducendo anzi, talvolta, argomenti di un certo spessore, come ha fatto la scorsa settimana Ida Magli in un editoriale de Il Giornale. Editoriale nel quale la Magli, dopo aver puntato l’indice su di un’Europa che non è e che però legifera, e male, spiega le nostre debolezze con il timore ossessivo di avere un’idea forte, un pensiero creativo, la capacità di riconoscerci in un’identità. Il che, a suo avviso – che condivido – affonda le radici prossime nella devastazione che ha fatto seguito alla Seconda Guerra Mondiale e alle scosse prodotte dalle idee esaltanti che quella guerra hanno causato.


Condivisibile è pure l’appello a far leva sulle tradizioni e sul coraggio di manifestarle.


Meno convincente, ma purtroppo assai diffuso, è l’altro pensiero della Magli, quello per cui i musulmani avrebbero l’intenzione di conquistarci. Questo è valido in teoria (come è valido in teoria lo stesso per ogni forma delle religione cristiana) ed è sicuramente vero per piccole minoranze, ma non rappresenta la totalità islamica.


Viceversa – e qui entriamo nella terza domanda: a chi giova ? – alcuni ideologi prezzolati fanno da tempo a gara per convincere l’opinione pubblica occidentale dell’esistenza di una “guerra di civiltà” che vedrebbe da una parte il trittico cattolico/protestante/israelita e dall’altro le culture corrispondenti alle altre religioni, tra le quali lo stesso Cristianesimo ortodosso. Secondo questa lettura partigiana e, proprio perché partigiana, mistificatoria della realtà, tutte le resistenze ai massacri israeliani e americani si dovrebbero ad un fanatismo religioso in odore di terrorismo. O meglio: i massacri compiuti dagli israeliani e dagli americani sarebbero giustificati dalla prevenzione e repressione del terrorismo fanatico islamico. Invece, nelle terre a maggioranza islamica dove la popolazione combatte (Palestina, Iraq) è attestato che la ragione profonda che la muove è l’orgoglio nazionale unito allo sdegno per le ingiustizie e le angherie subite.


Non lasciamoci quindi fuorviare dalle provocazioni di Smith e dalle letture speciose che ci detta una certa intellighenzia assoldata. Chi sia in attacco e chi in difesa ce lo dicono chiaramente le affermazioni ufficiali delle comunità religiose italiane. La comunità islamica ha infatti commentato nel modo che segue: “La figura di Cristo è venerata e riconosciuta pienamente dall’Islam, che invita tutti i fedeli a rispettarsi e riconoscere le diverse religioni come rivelazioni dello stesso Dio”.


Amos Luzzatto, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche, commentava invece così: “Il

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