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Il Fascismo e la casa

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In un articolo del 1938 del celebre architetto Giuseppe Pagano, riguardante il sacrosanto diritto di ogni cittadino ad avere una dimora dignitosa.

«Ad ogni famiglia una dimora abitabile». Così si esprimeva Carlo Teodori nel 1938, con la pubblicazione dell’opuscolo “Il Fascismo e la casa”, così gli fa eco Giuseppe Pagano, celebre, stimato, rivoluzionario architetto razionalista (autore, tra gli altri importanti progetti da lui realizzati, della quasi totalità dei padiglioni dell’Esposizione Internazionale di Torino, del 1928, dell’Istituto di Fisica nella Città Universitaria di Roma, del 1932-35, dell’Università Commerciale Bocconi a Milano, del 1937-41), in un articolo comparso durante lo stesso anno sulla rivista “Casabella-Costruzioni”, da lui diretta. Lo scottante problema del diritto alla proprietà di una casa decorosa, condizione imprescindibile affinché l’uomo possa esplicare appieno le proprie potenzialità, nel costante miglioramento di se stesso e della società in cui vive, viene qui brillantemente affrontato e risolto, con inaspettata modernità. Le posizioni assunte dal Pagano ci rivelano quanto moderna fosse la dialettica politica e sociale ai tempi del regime. Tanto moderna e radicale da apparire, a distanza di 65 anni dalla pubblicazione del documento, assolutamente fresca ed innovativa. Tanto moderna e radicale da rivelare in tutta la sua accomodante e servile inerzia la politica economica e sociale di quest’Italia post-bellica, certo non disposta, nella sua pavidità, ad urtare gli ingenti interessi che gravitano attorno alle speculazioni edilizie. A costo di lasciare il proprio popolo su una strada.



Il Fascismo e la casa



Al problema dell’abitazione umana l’architettura pone la sua più appassionante attenzione. Dello stesso problema dell’abitazione umana l’urbanistica si occupa con dedizione totale. Analogo interessamento sulla stessa questione viene rivolto da diversi studiosi di problemi sociali. L’economista, il legislatore, l’igienista, il sociologo considerano giustamente il problema dell’abitazione umana come un argomento capitale della società moderna. Ma non tutti questi studiosi sentono con la stessa intensità la gravità e l’importanza di questo argomento. Vi sono architetti, urbanisti, igienisti e sociologi che sfiorano il problema soltanto alle sue prime difficoltà e si accontentano di soluzioni particolari. Per essi il problema ideale è rappresentato dalla demolizione delle case esteticamente ed igienicamente insufficienti per sostituirle con altrettante più adatte alle esigenze contemporanee. Questo modo di vedere è molto ottimistico ed incompleto, anche se può rappresentare un pratico compromesso con la immediata realtà. In ogni caso la soluzione non è né assoluta né integrale; in molti casi anzi si risolve in una ingiustizia, demolendo nei centri urbani delle vecchie case minorate ed abitate da classi meno abbienti, per sostituirle con presuntuosi falansteri da affittare a classi borghesi più ricche. In ogni caso il sociologo più illuminato vede in questa trasformazione immobiliare una questione di lucro piuttosto che un’azione morale guidata verso il benessere dell’uomo civile. Combattuto tra un de

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