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Il gioco degli stragisti

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Dietro Madrid… riflessioni.
























L’11 di marzo ha contrassegnato, forse, l’inizio di una campagna di terrore su vasta scala.
È auspicabile che l’atrocità si esaurisca nello strazio dei duecento morti e degli oltre millecinquecento feriti di Madrid, è sperabile ma non è assolutamente certo.
Alcune “fonti bene informate” sostengono purtroppo il contrario
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Da voci provenienti dalla finanza americana una campagna del terrore il cui obiettivo principale sarebbe quello di colpire le borse è prevedibile in Italia, Francia e Inghilterra oltre che, nuovamente, negli Stati Uniti.
Fonti “vicine” al Mossad – ovverosia il servizio segreto israeliano così presente negli intrighi internazionali più sanguinosi – parlano di Roma e Vienna.
E dobbiamo tristemente convenire che l’unico comun denominatore delle due piste è proprio il nostro Paese.
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Si può sempre sperare che l’allarmismo sia infondato e che tutto rientri nella normalità, ma dobbiamo ipotizzare il contrario e, quindi, trovarci mentalmente preparati a quanto potrà accadere, ché, se davvero di terrore globale su vasta scala si tratta, tutto il quadro politico verrà sconvolto e sarà allora necessario mostrarsi all’altezza degli eventi.
Perché il gioco è abbastanza chiaro, ma non si può ragionare freddamente su di esso allorquando l’opinione pubblica è eccitata al calor bianco, pena il sospetto di acquiescenza verso i criminali.
L’immagine del terrore che ci giunge dal Pentagono-Cnn e che ci viene letteralmente imposta è quella di Al Qayda, una sorta di società segreta criminale onnipotente, proprio come la Spectre di 007.
Non si può discutere questa “verità”: il Partido Popular spagnolo che l’ha messa in dubbio già l’undici di marzo, avrebbe addirittura perso il governo per questo, stando a quanto ci dicono.
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Eppure una persona intelligente e riflessiva, specie se ha esperienza politica, non può assolutamente dar credito alle grossolane panzane che furono imposte al mondo intero dopo l’11 settembre e si renderà perfettamente conto che colà non agirono commandos suicidi arabi ma che la realtà fu ben diversa.
Personalmente non ho avuto bisogno di attendere l’uscita dei due documenti-inchiesta di Maurizio Blondet (“11 settembre colpo di stato in America” e “Chi comanda davvero in America”) per rendermi conto che quel giorno si verificò un colpo di mano tragico, epocale e spaventoso.
Non ho avuto bisogno di consultare i grafici precedenti l’attacco per sapere che l’economia e la finanza americana erano sull’orlo della bancarotta e che soltanto una campagna bellica mirante a tre obiettivi (rilancio delle produzione industriale, rilancio dell’interrotta produzione di oppiacei in Afghanistan e occupazione delle fonti energetiche che alimentano l’Europa) avrebbe permesso agli Usa di prolungare l’agonia