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Il giorno della Memoria

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Roma ricorda i “liberatori”. Una manifestazione popolare si è svolta nel quartiere San Lorenzo per commemorare le vittime civili del terrorismo angloamericano.

Prima le immagini di Felipe Goycoolea, cento anni di vita di un quartiere che non ha mai voluto cancellare completamente le cicatrici di quel bombardamento, 19 luglio ’43, che uccise centinaia di persone disarmate. Poi le parole di Ascanio Celestini e il suo lungo monologo in “Roma Clandestina”, per recuperare alla memoria le emozioni di una città occupata dai nazisti attraverso il racconto del massacro delle Fosse Ardeatine. San Lorenzo quest’anno, il sessantunesimo da quella data lontana, ha voluto commemorare così le vittime, tantissime, di quella strage. E ieri sera ancora una volta in piazza, in quel piazzale Tiburtino gremito di gente, tanti giovani seduti a terra, e ancora una volta in mezzo alla gente, per ricordare quello che ogni romano non dovrebbe dimenticare mai. «La memoria di un quartiere come questo, di una così forte e manifesta vocazione all’antifascismo, non può essere persa ma va tramandata- spiega Orlando Corsetti, presidente del III Municipio che ha organizzato l’iniziativa – e anche per questo lo scorso anno abbiamo realizzato un libro su questa vicenda e ieri sera ne abbiamo distribuito gratuitamente 300 copie». Si è cominciato con i colori del tramonto, intorno alle 20, a fare da sfondo alle immagini di un filmato realizzato da un giovane abitante del quartiere, Felipe Goycoolea. Una decina di minuti per volare dalla San Lorenzo di cento anni fa a quella attuale, passando per il bombardamento, il ’68 vissuto intensamente dagli studenti dell’università La Sapienza, fino a Ciampi e Veltroni che, l’anno scorso, presenziarono la commemorazione del 60° anniversario. Poi, dopo le parole di alcuni, come Gaetano Bordoni superstite di un’intera famiglia massacrata, tra quelli che quel giorno c’erano e ancora oggi riescono a trovare le parole per raccontarlo, una pausa di musica jazz, per riportare un po’ di armonia alla piazza. Infine le parole del testo teatrale di Ascanio Celestini. Un racconto dalla comicità amara e struggente che non riesce a trattenere l’orrore per quei 335 morti delle Fosse Ardeatine, simbolo di ogni violenza subita da questa città durante la seconda guerra mondiale.

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