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Ebrei e musulmani  si scontrano con la legge tedesca

Per gli ebrei, e per i musulmani, è precetto religioso antichissimo. Ma secondo interpretazioni più rigide dell’articolo 223 del codice penale tedesco, viola la legge: mutilazione corporale. Nella Germania moderna nessuno l’aveva messa mai in discussione. L’autorevole, aperta Frankfurter allgemeine ha lanciato il dibattito: chiedendosi se la circoncisione rituale, praticata per motivi religiosi, sia compatibile con i valori costitutivi di uno Stato di diritto, che vieta gli attacchi all’integrità del corpo umano. Così, per la prima volta dal 1945, Berlino critica una tradizione ebraica, anche se non solo ebraica, appellandosi al no alle violenze specie contro l’infanzia: dal 2000 in Germania ogni punizione corporale verso i figli è vietata dalla legge. Stephan Kramer, segretario generale del consiglio centrale degli ebrei tedeschi, ha espresso “profonda inquietudine per i tentativi di criminalizzare la circoncisione religiosa”. Per lui abolire uno dei precetti religiosi costitutivi dell’ebraismo “è impensabile”. Ancora più deciso l’intervento del rabbino Julian Chaim Soussan di Duesseldorf: “Anche l’ultimo bastione dell’autodeterminzione ebraica, il brit milà (così si chiama la circoncisione religiosa, ndr) è sotto tiro. Non bisogna cedere, insiste: Da millenni decidiamo noi da soli quali siano gli elementi costitutivi dell’ebraismo, dell’identità ebraica, ci opponiamo a questi difensori della legge chevogliono oscurare la nostra identità a vantaggio di un’idea di società in cui decide solo la maggioranza”. Un altro rabbino, Andrew Steimann, pur invitando a “non chiamare subito in causa il passato nazista – avverte che – insegnamento di dottrina e tradizione, shabbat e circoncisione rituale, sono elementi fondamentali della memoria collettiva che ha tenuto in vita l’identità ebraica”. Per cui “rinunciare alla circoncisione rituale significherebbe tradire tutti coloro i quali hanno lottato per la nostra fede pagando spesso con la vita”. Un dibattito aperto è spesso un tabù violato, anche in una delle democrazie più solide del mondo come la Germania. Tanto più che l’articolo 223 del codice penale condanna ferite, lesioni e mutilazioni senza elencarle. Lo scontro vede uniti, per una volta, ebrei e musulmani. Nella Bundesrepublik la comunità ebraica dopo la riunificazione è rifiorita e tornata centrale nella società e nella cultura; i musulmani, a causa della forte minoranza immigrata turca, sono un fattore importante nel quotidiano. Infatti al Milli Goerus, la forte organizzazione islamica, mettono le mani avanti: e denunciano il “tentativo di limitare la nostra libertà religiosa”. I giudici “falchi” non sono d’accordo. Magistrati autorevoli come Rolf Dietrich Herzberg insistono nell’interpretazione dura delle leggi: la circoncisione viola l’integrità del corpo, tanto più se praticata per rito su minorenni incapaci di difendersi e di decidere. I maschi ebrei vengono circoncisi 8 giorni dopo la nascita, i musulmani attorno al sesto anno d’età, per cui secondo i magistrati il loro trauma è ben più grave. La difesa dell’integrità fisica, secondo i giuristi anti-circoncisione religiosa, deve far premio sul rispetto delle religioni. E’ una svolta nella coscienza collettiva della Germania postbellica.
Nella foto il giurista tedesco Carl Schmitt

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