Radici giudaico(?)cristiane? Illuminismo? Umanesimo? L’Europa sembra cercare le proprie radici in modo sempre più sconclusionato, dimenticando la vera eredità comune che ci fa essere un solo popolo da Brest a Vladivostok.
È necessario aprire lo sguardo a orizzonti più vasti e lontani, verso un passato più risalente ma non per questo a noi meno vicino. Celti, Germani, Romani, Veneti, Greci, Albanesi, Slavi e Baltici sono popoli che si formarono in seguito a più diaspore di un’ampia comunità: un popolo unitario, che aveva una medesima lingua, (poi differenziatasi in dialetti, divenuti lingue), una medesima organizzazione sociale e politica, un medesimo sentimento del mondo e del sacro. Gli Indoeuropei, come li chiamiamo oggi, sono i nostri antichi progenitori comuni.
Di origine indoeuropea sono la stragrande maggioranza delle lingue oggi parlate in Europa (le eccezioni sono il basco e le lingue ugrofinniche, di cui in Europa sopravvivono l’ungherese e il finlandese, che pure hanno assorbito molti termini indoeuropei), così come nel resto del mondo: si calcola che su circa il 90% delle terre emerse si parlino lingue indoeuropee. Il motivo di questa diffusione è probabilmente duplice: vi è una ragione esterna, cioè la vocazione storica alla conquista dei popoli indoeuropei, che imposero via via i loro linguaggi; e una interna, da ricercarsi nella pregevole adattabilità ed “esportabilità” dei modelli linguistici indoeuropei: come è stato, in passato, per il latino o lo spagnolo, così avviene oggi con l’inglese.
Le grandi migrazioni iniziano tra il quarto e il terzo millennio a.C., dopo la definitiva scomparsa dell’ultimo periodo glaciale. Ampie comunità di cacciatori, nuovamente coagulate, iniziano a sciamare da una vasta area nordica che, secondo l’interpretazione più verosimile, si estendeva nello spazio compreso tra la Scania, le rive meridionali e orientali del Baltico e le propaggini occidentali delle steppe caucasiche. Presto nasceranno la civiltà indiana e quella persiana: allo stesso modo le asce e il carro da guerra segneranno l’arrivo degli Indoeuropei in Anatolia, così come nel bacino del Tarim e nella regione dello Xinjiang, in Cina, si stabilirà la popolazione dei Tocari.
Ovunque l’arrivo degli Indoeuropei sovverte l’organizzazione sociale precedente, imponendo un nuovo modello. Sorgono arroccamenti, castellari, città-stato; si impone il rito della cremazione; le strutture urbane, così come gli oggetti d’uso comune, si ispirano a forme rigidamente geometriche e strutturate. D’improvviso, la venuta dei nuovi signori crea società patriarcali, guerriere e gerarchiche. Attraverso più ondate, l’Europa viene completamente indoeuropeizzata. I Celti occupano la maggior parte dell’area occidentale, migrazioni illiriche, venete e latine penetrano verso sud in Italia e nei Balcani, mentre i Germani occupano una vasta e fluida area verso il nord; le lingue si differenziano gradatamente. Ancora in epoca storica, alcuni autori classici riconosceranno negli altri popoli indoeuropei dei parenti.
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