I numeri della macroretata internazionale anti-pedofili sono impressionanti. I dettagli aberranti.
VENEZIA – Operazione «Canalgrande». È il nome in codice di una estesa inchiesta contro la pedofilia online condotta dalla Polizia postale di Venezia e che ha coinvolto 65 nazioni in tutto il mondo (35 in Europa, 15 in Africa, sedici in Asia, undici in America, una in Oceania). Decine di arresti e migliaia di persone coinvolte nel blitz coordinato dal pubblico ministero Maria Rosaria Micucci della procura di Venezia, e al quale hanno contribuito anche l’Interpol, l’Europol e la polizia delle nazioni interessate. L’operazione è scattata alle prime ore di giovedì e ha visto impegnati migliaia di persone delle forze dell’ordine, di cui 400 solo in Italia per eseguire quattro arresti e oltre cento perquisizioni in quasi tutte le regioni.
DA UN’INTERCETTAZIONE – L’indagine è partita da un’intercettazione su internet della Polizia postale veneziana effettuata nel dicembre 2003 grazie a un agente che si è inserito in un noto servizio di file-sharing. In poco tempo sono stati acquisiti 3.110 file pedopornografici. Le immagini e i film sequestrati hanno tutti come protagonisti minorenni: da neonati di pochi mesi fino a bambini di 10 anni di età di diverse etnie, che vengono costretti a rapporti tra di loro, con gli adulti e altri soggetti. Non ci sono però casi in cui i piccoli vengono percossi. L’attività investigativa ha permesso di accertare che il materiale pedofilo è più richiesto di quello pornografico ed è in aumento. La maggior parte degli indagati in Italia ha tra 49 e 57 anni, seguiti da una fascia d’età tra 18 e 28 anni. Ci sono anche una decina di minori, che per la loro età non sono perseguibili. L’attività investigativa ha permesso di aprire un altro filone di indagini che proseguirà a lungo, hanno detto gli investigatori.
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