venerdì 19 Luglio 2024

Infine il pretesto

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Siriani infuriati con le potenze destabilizzatrici che ora alzeranno il tiro per centrare i loro obiettivi illeciti

Al grido «Dio, Siria e Bashar», una folla di sostenitori del presidente siriano Bashar al Assad ha oggi dato l’assalto alle ambasciate di Stati Uniti e Francia a Damasco, e anche alla vicina residenza dell’ambasciatore Usa. I marines e gli agenti della sicurezza francesi, aiutati da un tardivo intervento delle forze di sicurezza siriane, sono riusciti a respingere i dimostranti, mentre Washington ha già energicamente accusato il governo siriano di non aver protetto le rappresentanze diplomatiche.
Alcuni dimostranti sono anche riusciti ad entrare nel compound americano, e tre o quattro di loro, secondo quanto hanno riferito testimoni, a raggiungere il tetto dell’edificio, mentre altri innalzavano bandiere siriane o scrivevano sugli alti muri di cinta graffiti contro l’ambasciatore, definendolo «cane», e lanciavano sassi contro le finestre e le auto dei diplomatici.
All’ambasciata francese l’assalto ha raggiunto momenti anche più drammatici, quando alcuni colpi d’arma da fuoco sono stati sparati dagli agenti della sicurezza francesi, tre dei quali sono peraltro rimasti feriti. Gli attacchi sono andati avanti per ore e in serata erano ancora in corso.
Venerdì scorso, l’ambasciatore americano Robert Ford – che oggi era nell’ambasciata al momento dell’assalto – e quello francese Eric Chevallier si sono recanti in visita ad Hama, città nel centro della Siria e simbolo dal 1982 della repressione degli al-Assad contro la Fratellanza musulmana. Nelle ultime settimane Hama è di nuovo divenuta epicentro e teatro di grandi manifestazioni contro il regime che, così come in altre città del Paese, da oltre quattro mesi 
I dimostranti di fronte all’ambasciata Usa
stanno sconvolgendo la Siria e che, secondo varie fonti, hanno provocato finora la morte di almeno 1.500 civili e di 350 membri delle forze di sicurezza. Damasco non ha affatto gradito le visite, e il ministro degli Esteri ha reso noto di aver convocato gli ambasciatori di Usa e Francia, ai quali «ha manifestato la sua viva condanna per la visita, che costituisce un’ingerenza flagrante negli affari interni della Siria». Con Washington i toni sono stati ancora più duri: «La presenza dell’ambasciatore americano a Hama senza autorizzazione – ha affermato il ministro – è una chiara prova del coinvolgimento degli Stati Uniti negli avvenimenti in corso, e del loro tentativo di incitare» la tensione.
Oggi gli Usa a loro volta hanno reagito duramente: «Condanniamo con forza il rifiuto del governo siriano di proteggere la nostra ambasciata, e chiediamo un risarcimento dei danni. Nello stesso tempo, invitiamo il governo siriano a mantenere i suoi obblighi nei confronti dei suoi cittadini», ha affermato in un comunicato il Dipartimento di Stato, denunciando che «una tv pesantemente influenzata dalle autorità siriane ha incoraggiato questa manifestazione violenta». Concetti evidentemente ribaditi anche all’incaricato d’affari siriano a Washington, convocato al Dipartimento di Stato nel pomeriggio per protestate contro «l’inadeguata» risposta delle forze dell’ordine siriane a protezione dell’ambasciata.
Ecco, ora le potenze che stanno destabilizzando la Siria hanno il pretesto. La loro libidine di sangue e la loro cupidigia di beni hanno pronta la scusa per bombardare e depredare una delle ultime nazioni libere.

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