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Intorno a Taiwan

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Le partite che si giocano e le prospettive europee

Una nave cinese e un’americana hanno sfiorato la collisione a largo di Taiwan.
Questo enfatizza le tensioni anche nelle dichiarazioni di prammatica delle superpotenze.
Intorno a Taiwan si giocano più partite. I cinesi hanno interesse a far maturare i tempi per offrire ai loro consaguinei di lì un’annessione a condizioni speciali, sulla falsa riga di Hong Kong. Gli americani devono tenere alta la tensione per convincere i propri partners nell’IndoPacifico ad armarsi nel blocco Quad e, soprattutto, per indurre le imprese taiwanesi, particolarmente eccellenti, a trasferirsi in California.
È praticamente in atto una danza tra le due uniche e sole superpotenze per definire forme e tendenze degli scenari globali in mutazione. Duali per Washington, quantomeno triangolari per Pechino che chiama a gran voce la Ue alle gestioni internazionali, Ue di cui è peraltro alleata nel Wto contro gli Usa.

Armati ma non inquadrati
Taiwan, la Corea del Nord, l’invasione russa dell’Ucraìna: tutto ciò spinge molte nazioni ad armarsi. Il punto è che i rapporti economici, tecnologici, politici, sono così intecciati che quasi nessuno intende armarsi contro qualcuno in particolare. In Europa sia la dottrina Macron che le diverse impostazioni atlantiste tedesche insistono sulla necessità di autonomia e sul rifiuto di limitarsi a ragionare in chiave di difesa dai russi.
Nell’IndoPacifico, alla linea americana che si vuole di decoupling, ovvero di distacco dalle dipendenze da Pechino vista come una minaccia, risponde la linea del derisking, ovvero della riduzione dei rischi di dipendenza. È la linea di Tokyo che intende sviluppare rapporti preferenziali con l’Unione Europea – e in particolare con l’Italia – senza voltare completamente le spalle alla Cina. Un ragionamento che coinvolge in modo diverso anche Indonesia, India, e perfino l’Australia.
Un ragionamento che si ripercuote sulla Via della Seta. E che si articola in una fase storica in cui sempre più nette sono le posizioni del multiallineamento, ovvero dei doppi e tripli giochi formalizzati, come dimostrano India e Turchia ma anche, in modo diverso, Iran, Israele e Arabia Saudita.

Per gli americani giocano i russi
L’idea dei blocchi, eredità del modello di dominio definito a Jalta, è sempre meno convincente: chi vi aderisce lo fa formalmente e non vi si lascia coinvolgere più di tanto.
Senza l’aiuto del sanguinoso pupazzo russo, gli americani non sarebbero nemmeno riusciti a riproporne l’immaginario. Contano parecchio sull’incapacità cronica di ogni Russia a gestire  qualsiasi cosa diversamente da come farebbe un elefante in una cristalleria. Sperano che essi, minacciandoci non tanto da est quanto da sud, dove stanno facendo saltare tutte le dighe alle invasioni sub-sahariane, ci costringano ad accettare la dualità per proteggerci. Ma non è chiaro quanto possa funzionare benché, quando uno ha tra le mani una pedina così docile e sciocca come la russa, non possa che muoverla a suo piacimento. Chapeu agli americani per questo e disistima totale per la cricca stolta del Cremlino: schiavi con l’animo di schiavi che si atteggiano a padroni mentre servono i padroni come nessuno mai.

Decoupling o derisking
a questo si riduce la sfida sull’IndoPacifico e sulla Via della Seta.
Tra questi estremi esistono i margini per le possibilità di emancipazione strategica e d’interlocuzione nel multiallineamento. Così dobbiamo approcciare gli eventi internazionali, specie nel mondo asiatico. Così e non delirando di uno scontro apocalittico tra un Occidente decadente e un Anti-Occidente sostanzialmente spregevole e perfino peggiore delle pattumiere americane.
Queste psicopatie stanno solo nella propaganda di massa e nelle teste dei disturbati. E già li vedo questi ultimi esaltare un’invasione russo-cinese e pregustare una macelleria a Taiwan che vivrebbero da guardoni tra tastiere e pop corn come un mondiale di calcio. Deficienti!
Spezzare la spirale significa rifiutare ogni dualità, rigenerare il ruolo europeo (che su molti piani è in netta crescita come notano tutti i players mondiali) e riaprire le triangolazioni.

È possibile
Chi sostenesse che non è possibile perché gli americani vogliono altro, farebbe bene ad approfondire. Il decoupling è inteso dagli americani come allontanamento dalla Cina degli altri, non di se stessi. D’altronde essi tengono i cinesi per le palle (e non viceversa) perché i cinesi sono i creditori del debito americano. Inoltre i rapporti commerciali tra Usa e Cina nel 2022 sono raddoppiati quando tra Pechino e Mosca sono aumentati  in proporzione solo di un quarto e gli investimenti cinesi in Russia sono calati di parecchio.
Non ci si avvia necessariamente a uno scenario apocalittico.
Impariamo quindi non a tifare ma a ragionare in modo eurocentrico.
Ragionare ma mettendo al centro l’Europa, senza se, senza ma, senza distinguo.
Chi ragiona in qualsiasi altro modo personalmente non m’interessa.

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