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Io e te aborigeno, che se dovemo dì?

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Covid, vaccini, democrazia, Costituzione: l’ultima vague della destra radicale non parla più la mia lingua

Io e te, aborigeno, che se dovemo dì? Corrado Guzzanti aveva ragione.
Qui non si tratta di selvaggi del quarto mondo ma della nouvelle vague della destra radicale.
Io e voi che se dovemo dì? Mi viene da chiedermi.

Agli antipodi
Non riguarda soltanto i posizionamenti politici e le scelte strategiche su Euro e Ue che ci trovano chiaramente agli antipodi, né la sensibilità epidermica rispetto a mille cose, tanto che quando ci troviamo d’accordo – magari sulla Palestina – ciò accade per motivi molto diversi. Anche quando dovremmo concordare, come sullo Ius Soli, l’immigrazione e il ddl Zan, se soltanto grattiamo di un millimetro viene regolarmente fuori che non abbiamo affatto le stesse idee, le stesse motivazioni, gli stessi convincimenti, le stesse risposte.
Per non parlare delle fascinazioni per l’Alt Right, degli innamoramenti per Trump, della ricerca di un padre straniero, generalmente Putin, o addirittura dell’ammirazione supina per l’Inghilterra.
Non è affatto poco, eppure da un anno a questa parte tutto ciò è stato superato ampiamente dai posizionamenti dell’area – clinici e democratici al contempo – riguardo la Covid.

I nuovi duri e puri
La rivoluzione è diventata non mettersi la mascherina e urlare contro il coprifuoco.
Mi dicevo che quando sarebbero morti tutti i Reduci del Fronte dell’Est – e ci siamo – sarebbero rimasti solo i reduci di Valle Giulia; che, rispetto ad oggi, vale davvero il Bunker di Berlino.
Il popolo poi? La sacrosanta difesa degli interessi commerciali di qualche categoria, che però fino ad ora ha preferito galleggiare, viene spacciata per lotta di popolo.
Un tempo si diceva botte gaie ai bottegai. Ma eravamo giovani.
Si chiede con veemenza un serrate in nome della Costituzione e della democrazia a difesa dei diritti individuali. Insomma liberal ma non progressisti: liberal, democratici e reazionari.

“Ditattura”
Va da sé che il potere oggi risponde a culture, ideologie, simboli e richiami sacrali che non vanno affatto bene. Ma il guaio è che esprime perfettamente l’antropologia odierna di cui siamo colpevoli tutti. A quello e in nome di tutt’altra antropologia ci si deve opporre, non ai metodi che adopera.
Opporsi alla “dittatura” come se fosse una brutta parola, in nome della democrazia, come se fosse una bella parola, non ha senso.
Il potere fin quando può farlo si mantiene e non sono mai i patetici cerimoniali psicologici di autogratificazione di massa, ovvero la finzione della democrazia, a contenerlo: è del tutto falso.
Sicché indignarsi perché il governo Conte aveva imposto lo stato d’emergenza e scavalcato il Parlamento non solo fu una cosa senza alcun senso compiuto ma si trattò di prendere la posizione sbagliata sull’unica cosa giusta che era stata fatta.
In Italia infatti c’è troppa democrazia, come in Europa del resto, solo che da noi c’è troppa maleducazione perché la si possa calmierare.

Abbiamo un problema clinico
Mentre ci si sgola in difesa della democrazia, ci s’incarta anche nelle teorie patologiche del complotto. E sottolineo patologiche perché la dietrologia è cosa molto seria, ma quando ci s’immaginano le centrali di potere non apparenti e i loro richiami satanisti con un immaginario a fumetti si deturpa tutto, lo si deforma, lo si rende ridicolo e si finisce con il puntellarlo come nessuno mai.
Così abbiamo la Covid scatenata per distruggere la libera economia, quando per farlo basterebbe modificare le aliquote fiscali. O per distruggere la produzione italiana (perché fuori invece fischiano). O per far risparmiare miliardi all’Inps. Quest’ultima è anche comprovabile ma il costo a monte di quel risparmio è stato disastroso e le casse pubbliche ci hanno rimesso uno sproposito.
Con questi ragionamenti non ci si concentra più sui fatti, sulle dinamiche, sulle conseguenze e sulle tenzoni che ne derivano. Invece di opporvi un posizionamento politico si esprime un disagio neuronale.

Due passi nel delirio
Il disagio neuronale raggiunge i massimi livelli sul vaccino e sul green pass.
I vaccini sono forse poco efficaci e rappresentano soprattutto un business spudorato in nome del quale si può fare di tutto: se si fa viaggiare la funivia senza freni d’emergenza per risparmiare, non c’è di meglio da attendersi quando sono in gioco affari ultramiliardari.
Ma da qui a dedurne che i vaccini sono stati realizzati per ucciderci tutti, quando basterebbero davvero attacchi batteriologici più efficaci e rapidi e quando esistono comunque altri vaccini sui quali si poteva intervenire senza fare tutto questo can can, lascia basiti.
Il green pass per viaggiare in Europa? Ma cos’è il green pass di diverso dalla certificazione già richiesta per gli imbarchi, con la differenza che questa durerebbe un anno anziché pochi giorni?
È perché ci vogliono controllare, dicono gli aborigeni. Ma perché, c’è un solo strumento tecnico, un solo conto bancario, un solo numero di cellulare, un solo computer che non svolge abbondantemente questa funzione e non per scoprire le idee estremistico-malate di qualcuno ma al fine delle strategie di mercato e delle sottili azioni psicologiche?

Mai una soddisfazione!
Un’altra occasione è persa: quella di studiare l’antropologia collettiva e le dinamiche epocali al fine di esprimere un nuovo paradigma e di operare per quello.
Ma no: ci si deve battere per difendere le libertà democratiche e per denunciare il complotto dei vampiri senza sapere cosa sono davvero i vampiri né che siamo vampirizzati senza soluzione di continuità in tutti i momenti della nostra vita, a prescindere dalle tanto esaltate “dittature” sanitarie.
Buon divertimento!
Ma mi chiedo: io e te, aborigeno, che se dovemo dì?

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