Pieno trionfo della “primavera araba” benedetta dalla Casa Bianca e dai media occidentali
Il primo ministro egiziano, Essam Sharaf, ha convocato una riunione di emergenza del governo all’indomani degli scontri fra cristiani copti e le forze dell’ordine che hanno provocato 36 morti al Cairo. Ma mentre si teneva il vertice, indetto dopo l’arresto di almeno 40 persone nella notte, sono ripresi gli scontri di piazza tra attivisti cristiani e forze di sicurezza. Stando a fonti di polizia, sarebbero circa tremila i dimostranti tornati a battersi contro gli agenti in assetto anti-sommossa nei pressi dell’ospedale copto cittadino, dove sono stati dati alle fiamme numerosi veicoli della polizia. I manifestanti stavano dirigendosi verso la cattedrale di Abbasiya, dove nel pomeriggio sono in programma i funerali dei correligionari rimasti uccisi.
L’esercito egiziano, alla guida del Paese dopo le dimissioni del presidente Mubarak, ha incaricato oggi il governo di aprire rapidamente un’inchiesta sugli episodi di violenza. “Il gabinetto è stato incaricato di formare rapidamente una commissione d’inchiesta per determinare ciò che è avvenuto ed adottare le misure legali contro ogni persona il cui coinvolgimento negli eventi sarà provato ogni ragionevole dubbio, che sia la partecipazione o l’incitamento” alle violenze, ha indicato l’esercito in un comunicato.
Nella notte le autorità hanno imposto un coprifuoco in città, cessato la mattina alle 7, per cercare di riportare l’ordine attorno al parlamento, la sede del governo e il museo archeologico del Cairo. I feriti sono oltre 200.
Migliaia di cristiani copti erano scesi in piazza per protestare contro la distruzione di una chiesa nella provincia di Assuan e le violenze sarebbero scoppiate dopo che un gruppo di manifestanti ha gettato delle pietre contro la polizia militare, in assetto antisommossa, schierata davanti all’edificio della televisione di stato.
I copti, che rappresentano dal 6 al 10 per cento della popolazione egiziana, ritengono di essere discriminati in una società a grande maggioranza musulmana.
“C’è un’escalation che ci preoccupa molto, la sfida per il governo transitorio è di dimostrare che la prevenzione e la reazione” alle violenze contro i cristiani copti saranno “più energiche” di quelle sotto l’ex presidente Hosni Mubarak, ha commentato il ministro degli Esteri Franco Frattini, preoccupato per l’esodo dei copti dal Paese: “Abbiamo sentito di esodi di cristiani. Si parla di 100mila cristiani che avrebbero lasciato l’Egitto, ma non sappiamo se queste cifre sono vere”, ha precisato il ministro. “Queste violenze non si devono più ripetere”, ha ammonito Frattini al suo arrivo al Consiglio Ue a Lussemburgo.
Dalla stessa sede è arrivato un appello a favore della libertà di culto da Catherine Ashton (senti chi parla!): “E’ un diritto fondamentale che va rispettato”, ha detto l’Alto rappresentante della Politica estera della Ue, al suo arrivo al Consiglio a Lussemburgo. La Ashton ha espresso preoccupazione per le violenze al Cairo e sottolineato che “è tempo che l’Egitto proceda verso libere elezioni” che possano portare il Paese verso la democrazia.
Che è esattamente quel che è stato fatto. E finisce sempre come in Iraq.