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Io sto con Hezbollah contro il terrorismo

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Stavolta Salvini ha toppato

La topica di Salvini su Hezbollah offre lo spunto per ragionare non tanto sul leader leghista quanto su un certo état d’esprit che si sta impadronendo anche di quella che un dì si definiva area radicale.
Da un po’ di tempo in qua c’è frenesia di fronte a una crisi che nasce da correnti profonde e ha flussi lunghissimi. Una crisi dalla quale non si esce con un battito d’ali ma con una trasformazione radicale, esistenziale e mentale e, quindi, con un altro modo di vivere. Chi cerca scorciatoie e si attende la carica liberatoria di un settimo cavalleria sbaglia visione e s’illude inutilmente.
Sommariamente – e con un’ignoranza profondissima – oggi si ritiene di poter fare di tutt’erba un fascio: immigrati = arabi = islamici = terroristi.
È una delle tante semplificazioni che impediscono di incidere realmente perché ci ficcano  in un cul de sac. Ne abbiamo un’infinità di altre (Ue, Euro, antifascismo), e tutte sono uguali a quella carta del Monopoli che ti manda in prigione senza passare dal via.

Un vero esercito di popolo
Hezbollah non soltanto non è un’organizzazione terrorista, ma fa parte dell’esercito libanese, coopera attivamente, come segnalava ieri Robero Fiore, con gli italiani in Libano. Soprattutto, come rilevava Gianni Fraschetti, ha salvato intere comunità cristiane dai tagliagola in Siria.
Dobbiamo al lealismo di gran parte dei siriani e del loro esercito, all’intervento russo e iraniano ma, forse in misura superiore, a Hezbollah, se la Siria non è stata inghiottita dalle fauci dell’Isis e di Al Nusra. Comprendo che per chi se ne vive al calduccio nelle città del declino europeo le differenze tra sciiti e sunniti, e, ancora, quelle tra sunniti e salafiti, siano letteratura. Però sono sostanziali e incidono anche sulle sue condizioni di vita. Non so se sia un merito, ma Hezbollah ha contribuito in Siria e in Libano alla nostra sicurezza di borghesi occidentali.
Lo ha fatto inchiodando militarmente ogni invasore. Tra questi si annoverano gli israeliani che vennero da loro sconfitti – esercito contro esercito in battaglie frontali – nel 2006 in Libano. Per la propaganda israeliana il nemico è sempre “terrorista” e non lo dico a caso, avendo avuto modo di leggere quarant’anni fa una circolare israeliana in una sede del Msi in cui si spiegava che si doveva sempre affiancare quell’aggettivo alla parola palestinese, regolarmente e senza spiegazione.
Ecco spiegato perché Hezbollah viene definito così.

I tagliagola
Di autentici terroristi pullulano il Vicino e il Medio Oriente. Chi abbia avuto occasione di parlare con chi è in missione sul posto, prelati compresi, sa benissimo che queste bande sono aizzate e foraggiate sia da alcune potenze islamiche che sono tutte atlantiste (Arabia Saudita, Qatar, Turchia) sia da servizi occidentali (francesi, inglesi, americani) e soprattutto dagli israeliani che giocano ad armare gli estremisti  e scatenare guerre religiose e civili per sventare ogni possibile causa unitaria. Il gioco è vecchio come il mondo. In Palestina gli israeliani lo giocano perlomeno da quarantasei anni; nell’area in cui agiscono e, soprattutto, nelle terre che dovrebbero essere annesse dal Grande Israele e che, in parte, sono libanesi, da non meno di trenta.
Insomma se l’aggettivo terrorista può affiancarsi a qualcuno non è di certo a Hezbollah, bensì a chi lo odia, che calza meglio.

Strasburgo
Ieri l’attentato al mercatino di Natale di Strasburgo, complici palesemente degli apparati francesi, ha fornito un’ulteriore controprova di come il terrorismo islamico debba essere fermato. Non a chiacchiere e a petizioni ma con la cooperazione politico-militare tra forze sane non animate dal Caos. Hezbollah ha dimostrato e continua a dimostrare di essere componente essenziale di quell’indispensabile fronte del cordone sanitario.
Con loro in campo attentati del genere difficilmente potrebbero verificarsi.
Sì, la conosco la canzone, l’ho già sentita. Da un po’ di tempo in qua si ripete che per sconfiggere il terrorismo islamico dovremmo fare come gli israeliani, anzi lasciar fare agli israeliani.
Tempo di reload! Un’infinità di luoghi a rischi terrorismo in Europa sono stati appaltati per la sicurezza a ditte israeliane specializzate. Visti i risultati proprio in quei luoghi, se non vogliamo essere maliziosi, dobbiamo concludere che sono poco competenti.

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