Censura di maglia a scuola
Qualche mese fa, l’ Enrico Mattei di Cerveteri, è stato uno degli istituti superiori locali che ha dato piena solidarietà ai fatti avvenuti in Francia nei primi giorni di gennaio. Proprio attraverso le sue forme più autoritarie, a partire dalla preside e dai vari professori che hanno addirittura speso ore di lezione per spiegare a noi ragazzi che la libertà di espressione è il nucleo principale di un paese democratico. A conti fatti, oggi, così non ci sembra.
Proprio lunedì mattina un nostro militante è stato portato in presidenza da una professoressa di educazione fisica poiché indossava una maglietta di Lotta Studentesca, con un gladio pericoloso che fa ricordare il passato, in quanto la docente credeva che la maglia indossata non fosse una semplice maglietta di “rappresentanza” ma una maglia che introduceva una politica forzata all’interno della scuola.
Citiamo la costituzione, le parole dell’ articolo 19: “Ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.”
Continuiamo a parlare con la costituzione in mano e prendiamo in causa l’articolo 21: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.”
In questi casi rimaniamo stupefatti dai soliti tre professori, autorità scolastiche comprese, di utilizzare due pesi completamente diversi.
All’ interno della scuola viene permessa l’entrata di zaini, tracolle con la stampa dei volti di Fidel Castro e Che Guevara, per non parlare delle felpe o delle magliette che inneggiano alla legalizzazione della marijuana.
Attediamo risposte da chi di dovere, ma ovviamente noi da questo episodio abbiamo ampiamente tratto le nostre conclusioni.